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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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Illuminata - Where Stories Unfold
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( 1487 letture )
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La musica è parificabile ai beni di più largo consumo quali vestiti, cibo, automobili e altro ancora; è un bene che, volenti o nolenti, basa le proprie leggi di mercato sulla pubblicità e la conoscenza di questo o quell’altro nome, a dispetto del meno conosciuto. Anche nel metal, a dispetto del genere proposto, vige una regola non scritta secondo la quale vende più facilmente chi è sostenuto da una casa discografica di potere ed investe su se stesso cancellando, spesso e volentieri, ogni rimasuglio di sincerità nella proposta iniziale. Dunque quanto influenza il nome, che diventa successivamente un brand, sulla scelta di questo o quel prodotto di consumo? Sarà capitato a tutti, prima o poi, di ritrovarsi tra le mani un album di una band sconosciuta, la quale senza dirvi nulla ha investito tempo, sforzi e denaro nel processo creativo, per poi venire miseramente snobbata dai più solamente perché quel giorno avevate deciso di prendere l’ultimo album della vostra band preferita. Nel bene e nel male, riporre quell’album misconosciuto senza dargli un’opportunità può diventare sul lungo periodo un’occasione persa. Vi lancio una sfida: smettete di ascoltare l’ultimo Epica, sigillate Within Temptation, Sirenia e Leave’s Eye, in più snobbate a priori il prossimo Nightiwsh e dedicatevi a Where Stories Unfold degli Illuminata”. Sia chiaro, non ho nulla contro le band sopracitate e non intendo seminare zizzania di alcun tipo, ma questa provocazione vorrebbe farvi apprezzare lo sforzo di questa band austriaca che, indipendentemente, è riuscita a costruire un colosso fatto musica. Autofinanziandosi attraverso il crowdfunding, essi sono riusciti a permettersi un album con al suo interno la Czech Film Orchestra, che per molti non vuol dire nulla: lasciate che accosti a questo nome le parole "Game of Thrones" e "colonna sonora", iniziate a cambiare punto di vista? Amanti del fantasy, delle avventure epiche ed eteree create in mondi ultraterreni lontano da ogni forma di vittimismo umano, dove potete dimenticare la realtà nascondendovi nel vostro angolo di serenità, fatevi sotto: questo probabilmente è il disco per voi. Basta che vi piaccia il metal combinato con una dose massiccia di opera sinfonica e un cantato prettamente femminile; questo è un album ambizioso, kitsch ed eccentrico nel suo mondo autoctono. Where Stories Unfold per qualcuno potrebbe essere visto come il proverbiale passo più lungo della gamba da parte di una misconosciuta band, per qualcun altro magari sarà l’album del quale aveva bisogno in questo preciso momento per ricordarsi che non servono mezzi stratosferici e ritornelli poppeggianti per aggraziarsi qualche giovane ed imberbe fan in più. Ogni brano, seppur ben saldo all’interno del classico standard sinfonico che già tutti conoscete, ha una verve creativa e raffinata molto caratterizzata: è molto facile sconfinare in sfuriate cinematografiche (Violets Compass) piuttosto che sfiorare il jazz (Danse Macabre) o trovare vere e proprie cavalcate da dieci minuti (The Brass Ring) dove il musical mette lo zampino. La forza del disco risiede nei compromessi, che solitamente vengono visti come fattori negativi: qui offrono il palmo della mano per identificarsi come interazioni tra gli elementi. Non c’è la componente metal che prevarica sull’orchestra o viceversa, piuttosto un gran bazaar di intenti dove l’ugola di Katarzyna (ognuno ha i suoi nei, che volete farci) diventa melodia surreale. Certamente, il volersi cimentare in un cantato operistico pone alcuni limiti compositivi, ed è inutile infatti sottolineare come certi stacchi più briosi lungo le tracce potrebbero aver goduto di un maggiore impatto se ci fosse stato un dinamismo maggiore, ma “la moglie piena e la botte ubriaca” non si riescono sempre ad avere. Altro tallone d’Achille del disco è il fattore copia incolla che emerge in alcuni instanti: se prendiamo ad esempio alcune delle band famose sopracitate e sezioniamo momenti delle canzoni più conosciute di queste, non diventerà difficile trovare somiglianze con questa o quell’altra. Non c’è il plagio, ma alcune soluzioni potevano andare più nello specifico e diventare molto più strutturate: il bilanciamento cui ho accennato prima tra orchestrazioni e metal classico, infatti, è sì colto alla perfezione lungo tutta la durata del disco, ma non evita tratti di “sonnolenza” dove bisogna destreggiarsi tra una perdita d’attenzione e l’altra. Questi ultimi due punti non vanno troppo ad inficiare la qualità della proposta ed il valore dell’intero progetto, che rimane uno dei più ambiziosi e ricercati dell’intero settore musicale degli ultimi tempi, potremmo quasi creare un neologismo ed etichettarlo come progressive-hollywood-symphonic-metal, tanto è sfacciato e bizzarro.
Scherzi a parte, gli Illuminata con Where Stories Unfold hanno appena sfornato il loro apice compositivo, utopicamente rimarrà negli annali di qualche desperado che ha deciso di comprarsi questo piuttosto che il disco iperbombastic di culto ora in commercio, accettando la sfida da me proposta, ma la verità è che sarà sempre per una nicchia più estrema, rimanendo nell’ombra. Merita una possibilità, anche più di una visto lo sforzo profuso nel raggiungimento di questo risultato, che sfido a surclassare qualsiasi autoproduzione moderna. Le capacità ci sono e, anche se il margine di miglioramento è importante, questa terza opera, come vuole la tradizione, è sintomo di maturazione definitiva.
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Album davvero bello, cio' dimostra appunto che non servono mezzi faraonici (sono ricorsi umilmente infatti al crowdfunding), io lo trovo benstrutturato ed equlibrato, ci sono anche dei tratti in cui sembra di addentrarsi in una colonna sonora di un film, altri dove sembra di essere in un recital, altre con elementi jazz.vere e proorie montagne russe di emozioni, in cui io almeno non mi sono annoiato, e non mi e' venuta sonnolenza, certo si sentono le influenze di altri, ma questo e' normale, ma queste influenze le hanno incastonate personalmente all'interno di cio' che volevano significare ed esprimere in intensita' espressivo-emotiva i singoli brani innesratate su un proprio caratteristico songwriting, l'orchestra e' ben bianciata in relazione alla batteria, basso e chitarra, inoltre il tutto si ancora bene alla emozionate voce che son stati loro a volere cosi' per questo bel momento della band, un momento sperimentale che non e' msi banale e che incide sul lato emozionale, un momento della band che va premiato, per losforzo fatto, promossi.Per me 88. |
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1
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Condivido appieno! gran bel disco! inoltre le band "superpompate" offrono sempre più un prodotto scialbo e di bassa qualità! Ma ci ricordiamo gli Epica e i Night agli inizii?? album più freschi, più genuini.;ora sono sforzati e di solo impatto commerciale. l'arte l'hanno completamente persa.!! Bisonga sostenere l'underground, perché spesso rivela belle sorprese. e troviamo ottimi artisti anche in quello italiano.;cito Aevum, Inner Shrine, Bejelit, Sinphobia, Wood Wall tra i primi che mi vengono in mente! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Story Unfolds 2. Eternity of Today 3. Violet's Compass 4. Arbitrary Asylum 5. White Heart 6. Phoenix 7. The Brass Ring 8. Entwined 9. Danse macabre 10. The Phantom Rickshaw 11. The World Constructor
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Line Up
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Katarzyna Nieniwska (Voce, Flauto) Luky Knoebl (Chitarra) Christoph (Basso) Sabrina (Tastiere, Voce) Tom Kern (Batteria)
Musicisti Ospiti Mario Plank (Voce Addizionale)
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