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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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Ritornano gli Ensiferum con il loro sesto album in studio, One Man Army, disco molto atteso sia da chi era rimasto deluso dalla parentesi più moderata di Unsung Heroes e sia da chi era comunque rimasto soddisfatto dal precedente lavoro della band. One Man Army è stato presentato come un album più aggressivo ed intenso, ma non ci sono stati cambiamenti solo nel sound: prima di tutto il gruppo finlandese ha avvertito la necessità di cambiare l'etichetta discografica, dalla Spinefarm Records che li ha seguiti fin dagli esordi sono infatti passati sotto l'ala dell'americana Metal Blade; oltre a ciò, per l'artwork è stato reclutato Gyula Havancsàk (illustratore degli ultimi dischi di Arkona e Tyr tra gli altri), il quale ha reso la copertina molto meno evocativa, ma più diretta e feroce delle precedenti, quasi ad anticipare visivamente il sound dell'album. Piccoli cambiamenti che fanno presupporre anche una ventata di aria fresca, ma ora è tempo di andare a scoprire nel dettaglio cosa hanno combinato i Nostri.
Behold, the axe of judgement falls
Con l'epica introduzione March Of War gli Ensiferum ci preparano per scendere sul terreno di guerra. Non c'è infatti bisogno di attendere troppo che subito il gruppo si presenta in grande spolvero con la feroce Axe Of Judgement, brano dominato da tremolo picking e da sfuriate in doppia cassa che calano nelle nostre orecchie come una vera e propria ascia. Senza farci prendere un attimo di respiro segue Heathen Horde in cui i fraseggi intensi della chitarra di Markus Toivonen si vanno ad intrecciare con un ritornello corale e glorioso per poi spiazzarci con un interludio acustico più folkeggiante che dà respiro al pezzo, come nella migliore tradizione degli Ensiferum; la tensione continua a mantenersi alta con la titletrack e primo singolo uscito, che ha fatto ben sperare i fan su un ritorno a sonorità più aggressive. Arriva però l'attimo di tregua prima di scendere nuovamente in battaglia con Burden Of The Fallen, splendido intermezzo acustico in cui l'intenso cantato in pulito si unisce perfettamente con il breve quanto accorato testo:
Nightmares return again There's no way to make amends His heart and the battlefield Are alike silent and empty
Si riparte quindi con maestosità con l'incalzante Warrior Without a War, dal testo più introspettivo e mesto e dall'immancabile refrain coinvolgente, mentre la successiva Cry For The Earth Bound mescola momenti più impetuosi a quelli più atmosferici accompagnati dal cantato corposo di Netta Skog (per un periodo fisarmonicista nei Turisas), a intensi fraseggi di chitarra e un sottofondo di tastiera dal suono nostalgico. L'energica e più danzereccia Two Of Spades continua con l'avanzata: il ritmo è incalzante e coinvolgente fino ad un intermezzo che sembra quasi un mix tra Pink Floyd, musica dance ed Ennio Morricone, scuotendo così l'andamento del brano e sorprendendo l'ascoltatore. Si prosegue quindi con le successive My Ancestors' Blood e Descendans, Defiance, Domination, due brani che riprendono il concept di Heathen Throne. Il secondo brano di questo dittico è la suite dell'album, che da un inizio quasi cupo nel suo lento incedere si trasforma progressivamente in una sezione strumentale più ritmata per lasciare poi il passo al rabbioso screaming di Petri. Sicuramente una prova migliore, oltreché più assimilabile, rispetto all'interminabile suite di Unsung Heroes. Neito Pohjolan chiude il disco facendoci abbozzare un sorriso: con questa conclusione country sembra infatti di essere stati catapultati su un set di un film western, segno che gli Ensiferum si sono ancora una volta voluti divertire prendendosi gioco degli ascoltatori. E se nella versione digipack del precedente album ci avevano sorpresi con una re-interpretazione divertente (quanto aggressiva) di Bamboleo, in One Man Army non poteva mancare un esperimento simile con Rawhide che continua a farci restare nel vecchio West, e in più non manca la classica bonus song... Bonus Song, appunto, che quasi come se fossimo alla fine di un concerto live ci presenta i cinque musicisti.
In One Man Army resistono quindi i marchi di fabbrica che hanno contraddistinto il gruppo durante la carriera: il lavoro delle due chitarre si spinge dai riff più furiosi e dalle cavalcate in palm muting a partiture di più ampio respiro che lasciano il timone a magniloquenti orchestrazioni e cori -che donano quell'andamento epico ai brani- o a stacchi in cui sono gli strumenti tradizionali a creare ambientazioni sognanti. Tutto ciò viene sorretto dall'ottimo lavoro dietro le pelli di Janne Parviainen, che cala inclemente le sue bacchette come asce da guerra creando ritmiche serrate e compatte. Sami Hinkka è sempre ben presente: senza rimanere quasi mai coperto, il bassista riesce ad intessere delle vere e proprie melodie, fluide e avvolgenti, che vanno ad arricchire il sound, mentre Markus intreccia fraseggi intensi che rendono orecchiabili anche le parti più aggressive ed incalzanti; Petri, al microfono, conduce un'ottima prova: con il suo screaming acido contribuisce infatti a rendere il sound ancora più accattivante e battagliero. In più, la registrazione analogica, curata da Anssi Kippo, ha reso il sound molto meno artificiale e “pompato” rispetto alle produzioni moderne, facendo risultare il lavoro più diretto e realistico. Insomma, One Man Army è un disco maturo variegato, con una tracklist che, questa volta, permette di apprezzare al momento giusto sia i pezzi più tirati che quelli più maestosi senza cali di interesse. Inoltre, è anche un ritorno alle vecchie sonorità degli Ensiferum, all'aggressività che contraddistingueva i primi dischi dei finlandesi, nonostante ciò l'impatto epico ed eroico non sia comunque venuto meno. Se infatti Unsung Heroes aveva fatto storcere un po' il naso perché meno irruente, One Man Army riuscirà invece a mettere d'accordo sia i fan di più lunga data, sia coloro che avevano apprezzato le penultime propaggini della carriera della band. Siete quindi pronti a calare l'elmo e scendere sul campo di battaglia? Con One Man Army la vittoria è sicura.
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9
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La prima traccia dopo l'intro..Axe of Judgement e' davvero notevole con quell'attacco epico e solenne..davvero ottima. Anche il resto dell'album e' buono...un 7,5 penso sia appropriato. |
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8
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concordo con Fulvio, anche a me stanno ricordando i Manowar anche se per fortuna non proprio gli ultimissimi Manowar ma diciamo quelli di Louder Than Hell e Warriors Of The World. Gli Ensiferum sono una delle mie band preferite e fino a From Afar per me si parla solo di capolavori ma la vena sembra ormai esaurita e sono diventati una di quelle band che praticamente ripropone le stesse idee senza così tirare fuori pezzi che restano dopo una dozzina di ascolti. Dopo un po' infatti questo disco, così come il precedente (anzi quello anche di più), inizia a stufare e a cadere nell'oblio. Per me gli unici due pezzi veramente riusciti e che potrebbero anche non sfigurare nei live assieme alle song più famose sono Neito Pohjolan e Two Of Spades, il resto per me non si scosta da un sei in pagella molto risicato. |
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7
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Esiste il voto "sbadiglio"? La band mi piace da sempre...ma quest'album è una palla dall'inizio alla fine. L'effetto Manowar, stesse canzoni con titoli diversi, non mi sta più bene da molto tempo. Bocciato. |
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6
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Per quanto mi riguarda, questo gruppo non ha mai sbagliato un colpo. Voto 85 e non vedo l'ora di vedermeli tra una decina di giorni a Trezzo |
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5
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Lo sto ascoltando moltissimo da quando è uscito e sembra davvero non presentare cali. Il punto di forza del disco intero è senz'altro la varietà, oltre che una qualità presente in ogni pezzo, una tracklist perfettamente congegnata che alterna, come detto nella recensione, i pezzi più veloci e diretti a quelli più calmi e riflessivi (assenza di questa perfetta alternanza che aveva fortemente penalizzato il precedente lavoro, rendendolo molto meno facilmente assimilabile e spiazzante ai primi approcci). I pezzi sono tutti belli, non ci sono filler o tracce molto inferiori ad altre (forse solo la title-track è meno interessante del resto del disco, ma poca roba). Se dovessi citare le migliori del platter direi in primis la concusiva "Descendants, Defiance, Domination" (ottimamente "introdotta" dalla precedente "My Ancestors' Blood") e "Warrior Without A War", probabilmente superiori a tutte le altre. Però anche "Cry For The Earth Bounds", la micidiale (giustamente questa volta posta in apertura) "Axe Of Judgement" e la catchy "Heathen Hordes" non sono per nulla da meno. Simpatica (anche se non aggiunge nè toglie nulla all'economia del disco) la "coda" rappresentata da "Neito Pohjolan", anche se va ammesso che ad un primissimo ascolto spiazza ritrovarsi sonorità simili a seguito di un pezzo come "Descendants, Defiance, Domination". In conclusione, d'accordissimo con la recensione che pone giustamente in risalto tutte le qualità del disco e della band (copiata da moltissimi) che da sempre si è imposta nel genere con un sound originale e difficilmente imitabile, nella loro miscela, visti i risultati a dir poco ridicoli di coloro che ci hanno provato. Sono in linea anche con il voto, sull'80... Sempre più maturi e consapevoli delle loro capacità (ed "errori", se così li si vuole chiamare, del passato). |
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4
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Seguo gli Ensiferum da poco e questa è la loro prima uscita che ho atteso e devo dire che mi hanno stupito davvero tanto. La prima preview mi aveva lasciato con l'amaro in bocca ma con la consapevolezza che avrebbero fatto qualcosa di "nuovo" e mi ha convinto ancora di piu con l'uscita del secondo singolo, stavolta molto gradito. Venendo al sodo il disco è bello vario pur mantenendo il trademark della band. Ammetto che gli intro ormai mi hanno stufato, tutti uguali ma fortunatamente durano poco e la canzone seguente gasa sempre un sacco cone è il caso di Axe Of Judgment, una vera mazzata. Tutti ottimi pezzi, compresa la title track che non mi era piaciuta inizialmente ma contestualizzata sa il fatto suo. Menzione speciale va a Descendants, Defiance, Domination, che a differenza del precedente, è una suite che non stanca, veramente ben fatta e fuori dagli schemi degli Ensiferum. Altra menzione va al bassista che, come dice la recensione, è sempre presente e interessante anche dal punto di vista della produzione, grazie alla quale si riesce a sentire pure quando passa dalle dita al plettro, una piccola cosa ma che mi ha reso felice oltre al songwriting in sé, insomma, uno spettacolo per le orecchie per me. Sicuramente meglio di Unsung Heroes, che è comunque un buon album coraggioso, e forse anche di From Afar... vediamo come prosegue con gli ascolti. Grazie per la recensione! |
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3
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A me invece piace assai, un deciso passo in avanti rispetto al più folkeggiante Unsung heroes (che è un buon album sia chiaro), concordo con master che alcune canzoni, specialmente la title track, sono un po' troppo forzatamente aggressive ma alla fine va a gusti, in generale l'album è un riassunto dell'essenza degli ensiferum, band che ancora sa stupire e divertire, Two of spades è l'esempio perfetto. Per me è un 85 |
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2
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Probabilmente rispetto al recente passato ha una componente Death più marcata, ed è quello il motivo per cui non sono riuscito ad apprezzare l'album, non essendo un fan del genere. |
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1
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Quest'album non mi è piaciuto per niente, è stata una bella delusione per me. Troppo forzatamente aggressivo, senza un degno supporto melodico, per i miei gusti. E faccio sempre più fatica a digerire anche la voce di Petri. Peccato, ho preferito di gran lunga gli album da "Victory songs" a "Unsung heroes". |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. March of War 2. Axe of Judgement 3. Heathen Horde 4. One Man Army 5. Burden of the Fallen 6. Warrior Without a War 7. Cry For the Earth Bounds 8. Two of Spades 9. My Ancestors' Blood 10. Descendants, Defiance, Domination 11. Neito Pohjolan
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Line Up
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Petri Lindroos (Voce, Chitarra) Markus Toivonen (Chitarra, Voce) Emmi Silvennoinen (Tastiera) Sami Hinkka (Basso, Voce) Janne Parviainen (Batteria)
Musicisti ospiti Netta Skog (Voce nelle tracce 7, 11)
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