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Periphery - Juggernaut: Omega
( 5879 letture )
Se grazie a Juggernaut: Alpha abbiamo osservato la faccia più melodica della medaglia, andando ad analizzare il rovescio, ovviamente, troviamo qualcosa di diverso e al tempo stesso complementare. Juggernaut: Omega, decisamente più prog rispetto al gemello, è oscuro ed intricato: le atmosfere si fanno più pesanti e il minutaggio medio si allunga. Prima di procedere, consiglio ampiamente la lettura dell'analisi di Juggernaut: Alpha, primo e fondamentale passo per avere una visione d'insieme decisamente più chiara. Ciò che infatti troveremo, come dalla migliore tradizione prog, è un grande impiego di letimotiv, parole o addirittura ritornelli interi dell'altro disco del concept.

RITORNO A CASA

The screams will echo on a quiet night
Silver faces, an unholy cathedral
Death has come
A sacrifice in this duality
(Reprise)


Reprise, brano dal titolo ben poco originale, apre l'opera richiamando A Black Minute, privata di alcune atmosfere e con un tempo più lento. Appena un minuto e mezzo che ci permette di tornare nell'ambiente creato dal primo disco. Lo scenario si sposta di nuovo alla famosa cattedrale sconsacrata dove tutto è iniziato, ma questa volta con delle forti differenze: non si parla di voci che riecheggiano nella notte, ma di urla. L'evento non è una nascita, ma un sacrificio. Da questo punto in poi, il demone inizierà ad uccidere indistintamente, trovando il donare morte come suo scopo di vita. Il riffing pesante e scandito apre The Bad Thing, che scorre tra il cantato di Spencer Sotelo ai limiti del growl e delle chitarre graffianti. La canzone gode di un'ottima struttura, essendo costituita di strofe rabbiose, di un breakdown non banale e soprattutto di due sezioni più melodiche incredibili. Tutta la strofa che emerge dopo i cori a partire dal quarto minuto è cantata ed eseguita, nella sua relativa semplicità, con grande calore e pathos ed infine contrastata da un'ultima violentissima sezione. Tutto crolla su un synth che lascia l'atmosfera sospesa fino all'arrivo della chitarra acustica di Priestess, ballad con il quale respiriamo un attimo prima di tornare nella tempesta. Il brano sarà l'ultimo spunto di dolcezza, sonora e non, a parte alcune sezioni successive fino alla fine del concept. Nuovamente le linee melodiche, dai refrain azzeccati ai passionali assoli di chitarra, rimangono in mente con una facilità disarmante, senza perdere in carico emotivo e qualità. Le parole citano l'unica figura che è cresciuta con il protagonista nella cattedrale, una ragazza con il quale aveva un rapporto diverso. Tuttavia le incombenze e le catene della sua reale natura portarono l'impossessato (al tempo ragazzo) a scappare dal loco. Nuovamente con Graveless le atmosfere tornano ad appesantirsi: il brano parte con una spinta enorme grazie ad un'altra ottima prova di Matt Halpern alla batteria e prosegue con delle sezioni ritmiche a volte più rapide e a volte più lente, ma pur sempre rabbiose e cattive. In questo punto del disco vi è uno snodo fondamentale della trama, nel quale il demone offre il più grande dei sacrifici, ovvero se stesso. Attraverso la propria morte, inizia il suo viaggio interiore negli inferi.

UN VIAGGIO ALL'INFERNO
Il demone scende nel regno dove tutto è grigio e privo di colore, dove gli spiriti vivono, muoiono e bruciano, dove non si può vedere la luce: l'inferno. Con Hell Below continuiamo sul sentiero precedentemente intrapreso. Growl, sezioni estremamente scandite e numerose dissonanze sono gli ingredienti principali di un vero e proprio colpo di cannone. In maniera analoga a come accade in MK Ultra, però, la violenza crolla improvvisamente, lasciando spazio ad una sezione costituita di pianoforte e chitarra in clean, tipicamente jazz e dal tempo irregolare. Un ponte del tutto inaspettato che ci porta verso Omega, traccia attesissima, poiché unico brano insieme a Racecar, che chiudeva il loro esordio Periphery, ad avere una lunghezza dalla doppia cifra all'interno della loro discografia. Tutta la prima parte del brano mantiene altissimo il coefficiente di pesantezza, rafforzandolo con una serie di raffinatezze notevoli, come ad esempio un lick puramente elettronico prima che il gruppo riattacchi con le parole di Psychosphere poco dopo la metà del terzo minuto. Il brano evolve continuamente, senza mai fermarsi e cambiando costantemente, fino ad arrivare all'ultima meravigliosa sezione. Tornano le influenze jazz e fusion, sulle quali si muove un ottimo assolo e segue inaspettatamente il ritornello di Alpha, che dona alla canzone anche una sfaccettatura più melodica e morbida. Omega è dal punto di vista della trama uno dei brani più importanti, poiché è quello dove il demone osserva tutto il suo passato, prendendo atto di quanto sia stato fonte di terrore, distruzione e orrore.

I see a flash
Is this sleep?
Am I in a dream?
The past sees me and it won't let go
Greeted by those I've killed along the way,
because I am the destruction
(Omega)


La rabbia della propria condanna agli inferi evolve lentamente verso proprio quest'ultimo refrain che dona nuova speranza per la redenzione del peccatore. Seguono gli stacchi di un finale pregno di ansia e angoscia, che vanno a contrastare con la sensazione di vaga leggerezza che avevamo provato fino a poco prima. Il platter rientra, in termini d'atmosfere, nei binari e si avvicina alla chiusura con Stranger Things, muovendosi su un arrangiamento che sfrutta ottimamente le tre chitarre e le punte acute dell'incredibile range vocale di Sotelo. Brano forse un gradino sotto rispetto agli altri, ma che svolge il suo ruolo egregiamente, richiamando nel finale lo stesso suono misterioso e cupo del carillon che apre A Black Minute. Dopo il dolore, la penitenza, il vagare senza meta e la morte dell'anima, si apre la strada della redenzione: ciò che le parole esprimono sono una supplica cieca e disperata, logorata dall'assenza di speranza che il carnefice prova, conscio dei suoi peccati. Il cielo si apre nuovamente però e lentamente l'anima si allontana dal regno di Ade, accompagnata da voci eteree, verso una meta sconosciuta.

OLTRE IL CIELO
Come già detto per Juggernaut: Alpha, la produzione del disco è semplicemente perfetta e soprattutto nella cura spesa nei dettagli più minuziosi: dagli effetti elettronici all'equalizzazione, passando per il missaggio dei volumi. Da un punto di vista stilistico, risulta più vario e maturo, esplicitando quel cambiamento già precedentemente citato all'inizio dell'analisi. Manifesto di questa maturazione stilistica è proprio la titletrack che mostra una completezza musicale encomiabile. Con questo, i Periphery hanno sicuramente fatto numerosi passi avanti e nonostante i margini di miglioramento siano ancora presenti, il livello generale di questa doppia uscita è veramente molto alto.

Non vi è un disco migliore dell'altro, poiché credo fermamente che siano molto diversi e al tempo stesso complementari, come citato precedentemente, due facce delle stessa medaglia. L'attribuzione del voto per tanto sarà equa, con un punticino puramente personale in più a Juggernaut: Omega poiché è bene considerare la doppia uscita esattamente per come è stata progettata: un unico grande concept. Nonostante possano essere date numerose interpretazioni, non sono mai state (volutamente) rilasciate dichiarazioni ufficiali riguardo la storia, poiché gli stessi Periphery hanno voluto simpaticamente vedere quali sarebbero state le diverse letture che gli ascoltatori avrebbero dato. Tutto ciò che fino ad ora avete letto è una personale interpretazione, elaborata su i testi e sulle preziose artwork contenute nei booklet di ambo i dischi. La domanda che nasce spontaneamente è: cosa aspettarsi dal futuro? Non sappiamo se la formazione americana è veramente pronta a decollare oppure questo sia il momento di maggiore brillantezza di una stella cadente, questo lo decreterà solo il tempo. La storia ha sempre cambiato le prospettive di molte cose negli anni, offrendo diverse letture a pensieri e fatti. Citando Aulo Gellio, se è vero che la verità è figlia del tempo, basterà attendere il passare degli anni per vedere cosa ne sarà del gruppo. Intanto, in attesa di questo passaggio, di certo non ci annoieremo.



VOTO RECENSORE
89
VOTO LETTORI
83.72 su 36 voti [ VOTA]
patrik
Lunedì 2 Agosto 2021, 20.37.07
10
è la primissima volta che li ascolto , sono dalle parti della possibilita' , la produzione è molto curata .......certamente rispetto a certe band del 2000 e dei 90 ci sono molte differenze ........mi piacerebbe sentire della buona musica e basta ............ sentiamo su.
_Dwarf
Lunedì 5 Settembre 2016, 15.27.11
9
Stranger things - "Brano forse un gradino sotto rispetto agli altri" Ti prego non dire una cosa del genere che mi fai male al cuore. Io credo che sia uno dei miei pezzi preferiti della vita
Feffa la cagna
Venerdì 8 Luglio 2016, 13.44.41
8
Ho ascoltato il doppio album tutt'uno, ho voluto valutarlo nell'insieme. Molto meno diretto del precedente, ma è davvero bello e con soluzioni ottime e originali. Il II per me è un capolavoeo, ma questo è un doppio album riuscitissimo. 84
BlackSoul
Mercoledì 30 Settembre 2015, 16.39.50
7
Molto meglio di Alpha, che non mi ha per niente preso, sebbene sia oggettivamente un album ragionato e ben suonato. Questo Omega però l'ho fatto più mio, Priestess, Graveless e Omega per me sono dei gran pezzi, le altre purtroppo perdono qualcosa a confronto, ma non mi dispiacerebbe affatto se chiudessero con le sonorità di Alpha e si abbandonassero di più alla sperimentazione come in Omega (e in Clear dello scorso anno, anch'esso ottimo). Voto 77.
metallo
Venerdì 20 Marzo 2015, 20.38.31
6
Anzitutto complimenti a Michele per il lavoro recensuvo svolto, in special modo quando focalizza i testi delle due opere.Per quanto riguarda Omega , direi che sono molto belle la titletrack Omega, The Bad Thing, e Graveless, veramente incisive, ben elaborate e suonate altrettanto bene.Reprise e' un tema cupo, oscuro, lugubre, un pezzo ritmicamente lento, un tema dalla atmosfera e sezione rutmica che ricorda gli Opeth dei primi anni e dei primi loro dischi, e nella parte vocale ricorda invece a me pare gli Evergrey, The Bad Thing e Graveless sono brani molto belli e incisivi sul piano compositivo grazie alle loro ritmiche convincenti, e sono pezzi che prendono un po ispirazioni e influssi dai Dillinger Escape Plan e dai Born of Osiris, quest'ultimi soprattutto per l'influsso sul lavoro di chitarre, un lato strutturale veramente suggestivo e ben eseguito,sono due tracce dove si sentono di piu' i tratti oscuri , messi in evidenza dalle sezioni gutturali e piu' aggressive, con il basso e la batteria che interpretano ritmi davvero molto buoni e appropriati ai temi e ai testi, ho trovato poi bella davvero Omega, molto emozionante che ha un po di tutto al suo interno parti veloci, lente, ritmi appropriati e assoli magistrali.Priestless e Hell Below a me sembrano le piu' progressive dalle loro linee musicali , molto belle le melodie musicali che sprigionano, in quest' ultima si usa anche il piano per renderla piu' melodiosa nel suo insieme, due racce che terminano in maniera gradevole e piacevole.Per me vale 78 anche questo.Considerandole come un unica opera, e facendo un parallelismo con i Coheed And Cambria che suddivisero la loro opera in Ascension e Descension, posso dire pero' che i Cambria a differenza loro hanno centrato l'obiettivo in pieno, mentre i Periphery non ancora, o per lo meno non al 100%, ancora idde abbastanza buone ma non applicate alla perfezione, ancora caoticita' compositiva un po troppo disperSiva e fine a se stessa, e non al servizio peno della espressivita' di Spencer che a volte sembra spaesato e volersi lui inventare qualcosa per destreggiarsi in questo troppo marasma di note e tecnicismi fini a se stessi che confonde un po il tutto amio modesto parere,inoltre ancora manca quell'artgliata convincente di personaluta' che dia loro il tocco vincente, ancora troppi gli influssi di altre band.Stanno facendo avanzamenti a picvoli oassi, ancoea non siamo al centramento dell'obiettivo totale e convincente, peto delle buone idde si sono sentite, forse avrebbero fatto meglio a fare un unico album con le idee e composizioni migliori dei due lavori.Alla prossima Perihery, forse farete molto meglio.Facendo la media direi che nel suo insieme stiamo sul 76-78.
A.
Mercoledì 18 Marzo 2015, 22.36.24
5
"Conscio dei suoi peccati", mi piace. Il carnefice continua ad esserlo, è nella natura dell'uomo?
MrFreddy
Martedì 17 Marzo 2015, 16.15.34
4
Paragone fuori luogo, e l'attributo di oscurità non è appannaggio del metal estremo, dato che si può ritrovare, in gradazioni differenti dovute anche alla diversità di intenti, altrove (l'ambient può essere oscuro, il prog rock anche, insomma di cosa stiamo parlando?); peraltro qui non è un aggettivo usato a caso, dato che i toni cupi non mancano in proporzione al genere e soprattutto in comparazione con Alpha. Che poi non piacciano i Periphery è un altro paio di maniche.
evil never dies
Martedì 17 Marzo 2015, 15.12.05
3
lato oscuro? sono solo bravi ragazzi che giocano a fare i cattivi. l'oscuro lo trovi con il'ultimo dei triptykon.
Followthecheater
Lunedì 16 Marzo 2015, 18.52.02
2
Decisamente più prog della sua controparte, molto buono Voto :75
metalraw
Lunedì 16 Marzo 2015, 16.00.37
1
Bravo Michele. D'accordo su ambedue le recensioni, molto ben fatte!
INFORMAZIONI
2015
Sumerian Records
Prog Metal
Tracklist
1. Reprise
2. The Bad Thing
3. Priestess
4. Graveless
5. Hell Below
6. Omega
7. Stranger Things
Line Up
Spencer Sotelo (Voce)
Misha Mansoor (Chitarra)
Jake Bowen (Chitarra)
Mark Holcomb (Chitarra)
Adam Getgood (Basso)
Matt Halpern (Batteria)
 
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