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Eternal Solstice - Remnants of Immortality
( 1261 letture )
Dopo essersi formati nel 1989, anno in cui il neonato death metal iniziò ad affermarsi grazie alla pubblicazione di diversi lavori fondamentali, che sarebbero poi diventati dei classici della cosiddetta "old school" del genere, gli olandesi Eternal Solstice esordiscono su full-length nel 1994 con il più che discreto The Wish is Father to the Thought, figlio illegittimo di Considered Dead, debutto discografico dei leggendari Gorguts (ancora piuttosto immaturi in quel periodo). Dopo altri due capitoli (i trascurabili Horrible Within, del 1995, e Demonic Fertilizer, del 1997), la band scompare improvvisamente dalle scene, facendo quasi perdere le proprie tracce. Nel 2010, però, gli Eternal Solstice tornano in attività e firmano un contratto discografico con la label Dark Descent Records, sotto la quale daranno alla luce (oltre a due split album, uno con i Decrepitaph e un altro con i Pentacle) il quarto album in studio, dopo ben 18 anni dall'ultimo: a marzo del 2015 viene infatti rilasciato Remnants of Immortality, con in line-up Ramon Soeterbroek alla voce e alla prima chitarra, Ardy De Jong alla seconda chitarra, Tim Roeper al basso e Mischa Hak alla batteria.

Nonostante i 21 anni di distanza l'uno dall'altro, il disco soffre sostanzialmente dello stesso difetto di The Wish is Father to the Thought: sono presenti diverse idee interessanti, ma esse non sono mai approfondite o concretizzate in maniera consapevole. I momenti più intriganti sono infatti brevi e valorizzati molto poco, in favore di un decisamente più frequente approccio classico e poco intraprendente, che riprende, oltre alle già accennate sonorità dei primi Gorguts meno sperimentali, il modus operandi di molte altre formazioni death metal degli anni '90. L'opener strumentale (che è anche la title-track), introdotta da inquietanti rumori di fondo, è una lenta e alienante marcia industriale, che, per le sonorità apocalittiche e l'atmosfera oscura, in alcuni momenti ricorda addirittura i Godflesh del capolavoro Pure. A circa metà pezzo, subentrano un violento riff e un ipnotico solo di chitarra, che trasportano il brano in una dimensione più tipicamente "death" e si protraggono fino alla fine; il climax ascendente e i muri sonori chitarristici rendono Remnants of Immortality un episodio quantomeno affascinante, e, senza dubbio, il più riuscito dell'intero lotto.

Sfortunatamente, la band decide di non proseguire in questa direzione e le restanti tracce si mantengono su binari molto più stereotipati: i riff, le sfuriate di batteria e il brutale growl di Soeterbroek (accompagnato spesso da un controcanto in scream) sanno infatti irrimediabilmente di già sentito. Solo Reicipe for Death e Extinction Debt raggiungono livelli qualitativi leggermente superiori al resto dell'album: la prima è aperta da un lungo feedback di chitarra, che porta ad un cadenzato e denso riff in stile doom. Dopo 2 minuti, la velocità aumenta improvvisamente ed inizia la solita tempesta di violenti riff ed incursioni di batteria al cardiopalmo; la seconda, invece, è caratterizzata da un approccio leggermente più melodico, specialmente nelle sezioni solistiche, presenti a metà e a fine pezzo.

Un lavoro come Remnants of Immortality (seppur, come già detto, impreziosito anche da momenti positivi) dimostra più che mai come la band olandese, benché abbia sulle spalle più di 25 anni di carriera, non sia ancora riuscita a fare il "salto di qualità".



VOTO RECENSORE
69
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INFORMAZIONI
2015
Dark Descent
Death
Tracklist
1. Remnants Of Immortality
2. Ritual Prey
3. Walk In Darkness
4. Force Fed Suicide
5. Recipe For Death
6. Encroaching Horde
7. Bleed For Me
8. Extinction Debt
9. Subconscious Burial Ground
Line Up
Ramon Soeterbroek (Voce, Chitarra)
Ardy De Jong (Chitarra)
Tim Roeper (Basso)
Mischa Hak (Batteria)
 
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