|
26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
|
|
|
( 2508 letture )
|
Nel vedere gli Psycroptic classificati come thrash (precisamente, technical thrash) metal ai fedelissimi della band australiana cominceranno a prudere le mani, ma prima di prendere nota del mio nome e del mio domicilio, e magari fissare una taglia sulla mia testa, lasciatemi il tempo di argomentare questa "provocazione".
In questo nuovo album, passati tre anni dalla pubblicazioni di The Inherited Repression, il thrash metal, che prima era un elemento di contorno delle articolate strutture delle canzoni, ha intaccato l'esoscheletro death della band portando alla mutazione del suo patrimonio genetico. La progressiva metamorfosi, con Psycroptic, è giunta così a compimento: i riff di chitarra si sono fatti compatti e serrati, ma il coefficiente tecnico è sempre alto per le intricate trame melodiche che la band articola con una semplicità disarmante. L’assenza di una voce growl, in favore di un timbro urlato e aggressivo in pieno stile hardcore, la quasi totale mancanza di atmosfere cupe, brutalità e blast beat sono tutti elementi la cui assenza è quanto mai percepibile, e per questo Psycroptic non può ritenersi un album death metal. Qualche reminiscenza è rimasta, naturalmente: in alcun fraseggi l'oscurità riesce a divincolarsi da questo ventata di cambiamento, come nel ritornello di Ideals that won’t Surrender, in alcuni interludi o nel brano Ending, che riprende lo stile del precedente disco. Questo farà storcere il naso a qualcuno, ma le problematiche non si risolvono con la catalogazione della band nel filone musicale appropriato. La scelta fatta dagli Psycroptic non è una novità assoluta: altri gruppi (vedi Revocation su tutti) hanno posto alla base del proprio successo una cernita fra death e thrash in un'ottica moderna, ma il gruppo australiano ha riposto troppe speranze sul secondo, e il sostanziale accantonamento del primo è una decisione che si è rilevata infelice.
In una visione d'insieme, gli Psycroptic hanno dato alla luce un album senza mordente, che rimane impantanato nelle serpentine melodiche che si arrampicano lungo i riff ruvidi di chitarra. La band ha optato per un full length prudente, senza correre rischi, sperimentare o cercare di rimescolare le carte alla ricerca di soluzioni avvincenti. Davvero pochi sono i frangenti nei quali troviamo variazioni stilistiche: emergono l'intro di Cold, di ispirazione "fiamminga", le sfuriate hardcore iniziali della successiva Setting the Skies Ablaze, o gli inserti più progressive riscontrabili ad esempio in A Soul Once Lost. In ogni caso sono momenti che restano circostanziali e non godono di uno sviluppo tale da alzare il livello complessivo della produzione. Come anticipato, è la tecnica fredda e disincantata la vera protagonista di Psycroptic: la band si prodiga in ouverture da capogiro e costanti cambiamenti di tempo che conferiscono dinamicità all'album. Questa tecnica a volte è meramente fine a se stessa, di troppo e poco funzionale, e solo la voce aggressiva di Jason Peppiatt riesce a trasmettere emotivamente qualche sensazione all'ascoltatore: infatti solo nei ritornelli, dove le strutture ritmiche assumono una maggiore regolarità, la band ritorna fra noi comuni mortali con soluzioni più avvolgenti, connaturate da un certo pathos, come nella opening track Echoes to Come. Nonostante queste problematiche, l'album scorre bene e si assimila in pochi ascolti, grazie anche al fatto che le canzoni, a livello qualitativo, stanno tutte su un medesimo piano omogeneo, senza eccellere, ma senza neanche infastidire particolarmente.
Quindi, tirando le somme e tralasciando il secolare dibattito circa i limiti di un album quasi esclusivamente incentrato sulla tecnica esecutiva dei brani, ci si aspettava di più dalla band, conoscendone l'esperienza e i passi avanti che erano stati fatti da (Ob)servant in poi. Il thrash non è stato assimilato bene e si noterà come le strutture base dei riff, in questo senso, molte volte siano le medesime e la band australiana si prodiga per nascondere questa lacuna, controbilanciando con la tecnica stessa. Si rimane un po' delusi ripensando quanto gli Psycroptic hanno dato alla scena technical death nel corso della loro carriera. In tre anni di tempo, il risultato è deludente: Psycroptic, è un album senza infamia e senza lode. Inesorabilmente, l'uroboro in copertina rappresenta la vera essenza del lavoro: un cane che si morde la coda.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
8
|
Cantato un po' "-core", ma sempre un gradevolissimo lavoro. 80
|
|
|
|
|
|
|
7
|
La provocazione è ponderata e l'ho fatta dopo aver avuto il "placet" del mio " responsabile ". Non si tratta di un thrash vecchia scuola naturalmente, perô sentendo gruppi come Revocation e Ouroboros le similitutidini si sentono. Certo, la kermesse di tecnicismi in parte nasconde bene, ma questa é stata la mia impressione (e io la storia degli Psycroptic la conosco bene ). Poi, sono gusti, se a voi tutti è piaciuto mi fa piacere, io sono stato molto deluso sinceramente. |
|
|
|
|
|
|
6
|
Il thrash non ce lo sento per nulla, disco in calo rispetto ai precedenti. Qui ho la sensazione di già sentito ma tecnicamente bravi e con dei passaggi ottimi. Voto 70 |
|
|
|
|
|
|
5
|
facciamo anche 80 |
|
|
|
|
|
|
4
|
62?? naaaaaa!! 75 li merita tutti |
|
|
|
|
|
|
3
|
Thrash? Forse per quello che è diventato adesso ma centra ben poco con il vero thrash. Purtroppo però adesso è tutto un miscuglio di generi e stronzate e non si capisce più nulla quindi capisco la tua recensione. Personalmente l'album mi piace parecchio un bel 73 se lo merita e han fatto bene a far qualcosa di diverso. Se no tanto vale ascoltare i primi album se devo sentir sempre le stesse cose. Solo tecnica dopo un pò stufa. Qui ci vedo qualcosa in più che male non fa |
|
|
|
|
|
|
2
|
Recensione a mio parere insoddisfacente.Voto:80 |
|
|
|
|
|
|
1
|
L'ho ascoltato e non mi è dispiaciuto ,solita tecnica da paura, i pezzi scorrono bene, sono sicuro che non mi stancherà presto come altri dischi del genere, un 75 da me lo becca tutto. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Echoes to Come 2. Ending 3. A Soul Once Lost 4. Cold 5. Setting the Skies Ablaze 6. Ideal that won’t Surrender 7. Sentece of Immortality 8. The World Descarded 9. Endless Wandering
|
|
Line Up
|
Jason Peppiatt (Voce) Joe Haley (Chitarra) Cameron Grant (Basso) David Haley (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|
|