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24/04/24
KARMA
CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)
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( 2844 letture )
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I Torche sono un gruppo strano, di confine. Non solo, sanno di essere strani e negli anni hanno imparato pure come trarre forza da questo loro essere borderline. Il ruolo storico dei quattro di Miami non è da sottovalutare: sono stati i primi a prendere, consapevolmente, la forma-canzone pop e sovrapporre al tutto sonorità prettamente sludge; non è esattamente roba da poco. Poi che l'esperimento possa piacere o meno, questo è un altro discorso.
Restarter è il quarto LP dei Torche e già dal nome si pone come un disco di rinascita, di rinnovamento. Il precedente Harmonicraft aveva lasciato l'amaro in bocca a buona parte della critica, pur ricevendo, sull'altro fronte, l'approvazione di nuove orde di fan. Ciò che è indiscutibile, parlando proprio di Harmonicraft, è come questo sia stato per i Torche il disco della consacrazione, da una parte, e della cristallizzazione, dall'altra. Il sound di Harmonicraft non presentava quasi alcuna evoluzione (se non nel senso della semplificazione) rispetto all'eccellente Meanderthal. Qualcuno si è opportunamente chiesto, alla sua uscita, se Harmonicraft dovesse rappresentare per i Torche il definitivo punto d'arrivo; da act sludge-stoner a gruppo power-pop il passo non era mai sembrato così corto. La band americana, sempre attenta ai cambiamenti musicali e culturali in atto, risponde con un disco che prima di tutto è una dichiarazione programmatica: il nuovo corso dei Torche parte da qui. Oltretutto, il successo commerciale di Harmonicraft ha dato alla band la possibilità di firmare per la madre di tutte le etichette sludge: la formidabile Relapse Records. Restarter si relaziona molto più da vicino con Meanderthal che con Harmonicraft. Dove Harmonicraft smussava e definiva, Restarter sporca e corrode nuovamente. Lo sludge torna ad affacciarsi prepotentemente da sotto il mare di melma hard rock in cui era stato relegato; la componente pop è sempre presente, ma meglio amalgamata alle sonorità più dure. Il risultato finale fa di Restarter il secondo miglior disco dei Torche, distante un'incollatura dall'ispiratissimo Meanderthal. D'altro canto, i territori battuti dall'act di Miami sono così inesplorati dal resto della musica pesante che, con un minimo di impegno, c'è materiale per almeno altri tre-quattro dischi di alto profilo. Venendo a parlare di Restarter più nello specifico, la scelta dei Torche è quella di mantenere elevatissime la fruibilità e l'empatia nei confronti del loro pubblico storico: i brani sono brevi, monoriff, direttissimi e godibili. La band punta sulla potenza e sulla "coolness" dei suoni per vincere la sua battaglia contro la noia. La missione è abbondantemente compiuta. Restarter è avvincente dall'inizio alla fine; manca di vere e proprie killer tracks, ma si avvale di un livello medio altissimo, un livello medio che tantissime band possono solo sognarsi. L'appassionato di sludge troverà pane per i propri denti: batteria elefantesca, riff fradici e voci caracollanti banchettano sull'ascoltatore per tutta la durata del disco. Tracce migliori (ai punti): la violenta Undone (vicina a certe cose dei sottovalutatissimi Dozer), l'irresistibile Minions (con un retrogusto da Soundgarden d'annata presente, in realtà, un po' in tutto il percorso del disco) e la punkeggiante Blasted.
Restarter è un grande disco, che riporta i Torche nell'olimpo dello sludge contemporaneo. Di band che possono affascinare sia i fan di Black Tusk e High on Fire sia gli appassionati di hard rock moderno non ne esistono tante. I Torche sono tra quelle!
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L’album in varie parti della copertina è fosforescente, l’abbiamo appena scoperto... figo. |
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Lo sto ascoltando ora per la prima in vinile. L’inizio sembra promettente... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Annihilation Affair 2. Bishop in Arms 3. Minions 4. Loose Men 5. Undone 6. Blasted 7. No Servants 8. Believe It 9. Barrier Hammer 10. Restarter
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Line Up
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Steve Brooks (Voce e Chitarra) Andrew Elstner (Voce e Chitarra) Jonathan Nuñez (Chitarra, Basso, Violino e Sintetizzatore) Rick Smith (Batteria e Percussioni)
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RECENSIONI |
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