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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Visigoth - The Revenant King
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( 4060 letture )
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I Visigoti, provenienti dalla Scandinavia ed appartenenti alla tribù dei Goti, furono tra i popoli di origine barbarica che contribuirono alla crisi e alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. In seguito giocarono un ruolo importante nella storia europea per altri due secoli e mezzo. Probabilmente la storia dei Visigoti ed il loro espandersi deve avere interessato molto la band in oggetto, che si è ispirata proprio a loro per la scelta del monicker. I Visigoth sono una giovane realtà americana, più precisamente proveniente dallo Utah, formatasi nel 2010 e che dopo l’EP Final Spell, pubblicato nel 2010, giunge con The Revenant King al traguardo del debut album, sotto l’egida della prestigiosa Metal Blade. Metallo duro e puro senza compromessi: questa la proposta della band. Un sound con mixaggio e produzione moderni -ma non troppo- e tanta passione per l’heavy metal degli anni 80. Il fattore “nessun compromesso” e la proposta di un heavy oltranzista sono spesso dei limiti per le band emergenti, in questo caso, però, anche grazie a brani ispirati e ben composti, ne fa il punto di forza della band.
Sicuramente non si possono non citare gli Iron Maiden tra le influenze della band, che fin dalle prime note dell’opener The Revenant King appaiono palesi, ma grazie ad una serie di buoni elementi (su tutti la voce) non si è mai di fronte a dei cloni. La title track è una lunga cavalcata epica con riffoni di chitarra e la voce di Jake Rogers sempre sugli scudi. Potente ed evocativa, a suo agio su tonalità medie e senza mai puntare troppo in alto, ma che fa dell’interpretazione il suo forte. Il coro è un crescendo epico che senza essere del tutto immediato colpisce nel segno e nonostante il lungo minutaggio (circa otto minuti) non stanca, grazie a diverse variazioni nella struttura. Più immediata -pur essendo comunque una canzone non breve- la successiva Dungeon Master, cavalcata che è una via di mezzo tra Iron, Manowar e Manilla Road. Epico e decisamente trascinante il coro, ottimo il lavoro delle chitarre, che trova la massima espressione in una sezione solista che mostra le buone capacità tecniche della coppia d’asce formata da Jamison Palmer e Leeland Campana, ma soprattutto la capacità di comporre soli ispirati e non esclusivamente veloci. Mammoth Rider richiama alla memoria Dio di Holy Diver per il ritmo cadenzato e i Manowar per l’atmosfera ancora una volta epica; ritmo che si fa più sostenuto con cavalcate epiche nella seconda parte del brano. Blood Sacrifice inizia con una parte acustica decisamente malinconica, per poi cambiare ritmo e mood con ritmi serrati e dimezzare nuovamente il tempo nel ritornello. Ancora protagonista Jake Rodgers con un cantato emozionale e trascinante. Tutti i brani vivono di luce propria e non sono presenti filler o skip song, l’unico punto debole è rappresentato da Vengeance, che a dispetto di un titolo altisonante non decolla mai davvero e si perde con un sound un po’ contaminato dallo stoner, esperimento però non riuscito del tutto. La band tributa il proprio amore ed una delle proprie fonti di ispirazione con una cover di Necropolis dei Manilla Road. La versione dei Visigoth non si discosta molto dalla versione originale, ma grazie alla migliore qualità di suoni e registrazione risulta molto più rocciosa e potente ed anche in questo caso la band fa centro proponendo un classico senza per questo scadere nello scontato.
Nessuna intro, outro, intermezzi strumentali o orchestrazioni. La band punta dritto all’obiettivo senza orpelli di sorta. Nulla in contrario a questi ultimi, se fatti bene, ma evidentemente ai Visigoth interessa solo comporre brani nel più puro stile heavy degli anni 80. Questo implica la solita mancanza di originalità o innovazione, che viene però ben compensata da un songwriting come si deve, maturo ed interessante. Un ottimo debut a cui auguriamo degni seguiti. Da ascoltare.
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5
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Riascoltato ieri e confermo che e' un disco meraviglioso, meno male che ci sono loro a portare avanti con orgoglio e determinazione l'epic/heavy , questi ci sanno fare eccome, bravi davvero, continuate cosi'. |
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4
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Promossi, ha sonorità sia '80 che '90. |
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3
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Mi sono approcciato con curiosità a questa band data la loro "giovane età" (come gruppo) che però si accompagna già ad una certa notorietà. Il disco non è certamente nulla di innovativo ma è davvero qualcosa di godibile! La title track ad esempio è molto coinvolgente, le atmosfere sono riuscite... insomma, si dedicano a rimescolare le numerose influenze in modo da non scadere nella banalità e secondo me ci riescono. Ottima recensione! |
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2
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Premettendo che anche qui niente di nuovo sotto il sole, l'influenza NWOBHM,heavy/power ottantiano, Angel Wich, Manilla epic ottantiano in generale e influsso manowariano, parlano chiaro, direi pero' che era un bel po che non sentivo un sussulto epico forte nel mio animo cosi' bello e cosi' ben interpretato, belle le ambientazioni e le atmosfere appoggiate a mood e sezioni ritmiche e strumentali appropriati in relazione alla voce e ai testi dei brani, particolarmente bella ed emozionante ca6valcata che sprizza epicita' a piu' non posso e' Dungeon Master, denissime di nota anche la cadenzata vigorosa di Mammouth Rider,e le tracce toste in tutta la loro durezza di sound Vengeance e Creature of desire, bella anche la conclusiva che chiude un album veramente ben fatto, old style oriented e di alta qualita' nel suo insieme.Per me siamo sul 78-80. |
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1
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Questo album mi fa impazzire, puro epic metal. Come ha detto l'ottimo Mauro, tutte le canzoni sono eccellenti ( tranne vengeance che comunque non è un filler ). Grandi. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Revenant King 2. Dungeon Master 3. Mammoth Rider 4. Blood Sacrifice 5. Iron Brotherhood 6. Necropolis 7. Vengeance 8. Creature of Desire 9. From the Arcane Mists of Prophecy
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Line Up
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Jake Rogers (Voce) Jamison Palmer (Chitarra)
Leeland Campana (Chitarra)
Matt Brotherton (Basso)
Mikey T. (Batteria)
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RECENSIONI |
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