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White Skull - Tales from the North
( 3060 letture )
Un tuffo nel passato. Un passato che sembra vicino, ma che ormai vede trascorsi 16 anni. Un salto in un’Era storica e musicale in cui sembrava che finalmente il metal Made in Italy potesse davvero varcare i confini nazionali e guadagnarsi il giusto e meritato rispetto, seguito e successo. Una serie di band che nel corso di due-tre anni era riuscita a pubblicare degli album che non solo erano allineati con la produzione europea, ma potevano dire la loro con personalità ed una qualità invidiabile, basti pensare a Labyrinth, Eldrith, Sadist, Novembre, Rhapsody e Lacuna Coil, ma alla fine il sogno è durato poco, solo gli ultimi due ce l’hanno fatta davvero; le restanti band hanno dovuto fare i conti con una realtà che piano piano ha visto loro chiudere la porta del successo, ma non del rispetto, ancora oggi meritato e mantenuto ed un seguito che pur essendo ancora vivo non ha raggiunto i risultati che parevano possibili nella seconda metà degli anni 90. I motivi di questo sono riconducibili ad una scena musicale in continua evoluzione che necessitava sicuramente più supporto da label, manager, locali, organizzazione e naturalmente fans.
I White Skull sono un esempio lampante di quanto descritto sopra.

Facciamo un salto nei ricordi: per il sottoscritto il 1999 è stato un anno di cambio radicale. Finita la scuola superiore decisi di non proseguire gli studi, in preda a continui cambi di idee sul cosa da fare da grande presi la scelta più naturale possibile: andare a lavorare. Con un diploma da ragioniere preso a calci e finito in fondo a qualche cassetto, finii in fabbrica come operaio, passando dal galletto metallaro che si pavoneggiava con chiodo, jeans attillati e magliette metal girando per la scuola da ribelle alternativo a indossare un camice blu timbrando il cartellino per tre turni ciclici, in una fabbrica in cui di metallo ce n’era tanto, ma da lavorare e controllare, così passando da metallaro a metalmeccanico trovavo ancora di più nella musica sfogo e consolazione, inoltre da aspirante musicista vedere le band italiane ce la stavano facendo mi dava speranza, orgoglio ed una grande soddisfazione.
Ricordo davvero come ieri un venerdì sera di fine 1999, una serata con un amico vagando in macchina tra un pub e l’altro a bere un paio di birre, e lui che salta fuori con questa cassettina:
“senti questi, me li ha passati un amico in università, sono troppo fighi”,
“chi sono?”,
“una band nuova, si chiamano White Skull”.
Conoscevo i White Skull fin dal loro debutto, ho sempre letto con interesse ogni pagina delle riviste metal che compravo, anche dei generi o delle uscite che non seguivo, ed ero molto attento alle pubblicazioni delle band italiane. Ricordavo di aver letto dell’uscita di I Won’t Burn Alone nel 1995 sotto Underground Symphony; era stato ben recensito ma non avevo avuto mai l’occasione di ascoltare la band.
“Sono i White Skull? Ma non avevano una cantante donna?!”
“E’ una donna quella che canta!”
“Sembra il cantante dei Grave Digger
“Si qui è il cantante dei Grave Digger, ma il resto lo canta lei”
E non c’era poi tanta differenza…
Ma non era solo la voce di Federica ad impressionare, con una aggressività e delle linee dure che sarebbero risultate difficili anche per un uomo da far rendere a quella maniera, erano i brani in se a far spavento.

Tales From The North, come suggerisce il titolo tratta della mitologia nordica a livello di tematiche e musicalmente è semplicemente una mazzata in piena faccia. Troviamo potenza, melodia, una batteria trita ossa, riff e soli di chitarra curatissimi, tecnici ma mai noiosi ad opera del leader Tony Fontò e del bravissimo Nick Savio per quanto riguarda la sezione solista. La title track come già detto vede la partecipazione di Chris Boltendahl dei Grave Digger e presenta colate di metallo che fungono da biglietto da visita del disco. Asgard bissa la qualità compositiva del brano precedente, con una coro che dal primo ascolto si capisce che fosse destinato a divenire un classico:

Asgard, protect the warriors
Asgard, shelter of Gods


Batteria suonata con una precisione che oggi lascia qualche dubbio sulla sua genuinità, sopratutto per un suono un po’ freddo, ma esaltante nel modo in cui sostiene i brani, con una doppia cassa onnipresente ma mai stancante. Gods of the Sea placa un po’ i ritmi veloci, spostandosi su un mid tempo più cadenzato e ancora un ritornello che fa pieno centro. Viking’s Tomb è solo leggermente inferiore ai brani precedenti, ma non meno evocativa o dall’interpretazione sentita di Federica alla voce, la prima parte più intima e lenta, per poi esplodere dopo il primo solo di chitarra in una cavalcata epica da headbanging. The Killing Queen e Horant rappresentano altre rasoiate e pugni in faccia, dove la batteria di Alex Mantiero detta ritmi forsennati scanditi da una doppia cassa incessante e le chitarre sono davvero asce affilate dalle ritmiche potenti e dai soli ispiratissimi e cuciti in modo chirurgico ai brani. The Terrible Slaughter placa i ritmi e la band dimostra di sapersi cimentare in un brano lento senza scadere nel banale, mantenendo alto il pathos con la voce di Federica ancora protagonista di un ottima prova, molto sentita e malinconica nelle atmosfere. Fighting and Feasting è l’ennesimo brano potente, veloce, dal gran ritornello melodico ma è la conclusiva Here We Are l’ennesimo capolavoro capace di coinvolgerci fin dal primo ascolto, in cui troviamo ancora Chris Bolthendal duettare con Federica al microfono, completando il brano che chiude un disco che definire perfetto non è un eufemismo.

Inutile cercare il classico pelo nell’uovo, in Tales from the North non ve ne è traccia. Il disco nel 1999 rappresentava una delle migliori uscite in ambito power heavy a livello europeo e mondiale, non lo dico da campanilista, tutt’altro, ed ancora oggi è considerarsi uno dei migliori esempi di dischi made in Italy mai pubblicati. Il disco certo non passò inosservato, uscì sotto Nuclear Blast e Chris dei Grave Digger prese la band sotto la sua ala protettrice, portandosi il gruppo in tour insieme alla propria band. Il destino però volle che la consacrazione non arrivasse in tempo. I White Skull col successivo Public Glory, Secret Agony produssero un secondo capolavoro ma il cambio di management, casa discografica e l’uscita della band di Federica De Boni furono tutte concause che non portarono la band a fare il decisivo salto di popolarità. La produzione successiva della band è sempre stata di buona fattura, ma indubbiamente non a questi livelli, nemmeno con il ritorno di Federica ed il successivo Under This Flag. I White Skull con la propria natura heavy pura e senza compromessi sono riusciti a mettere d’accordo anche chi il power non l’ha mai potuto sopportare.
Un must da avere assolutamente, ascoltare, amare, consumare.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
85.53 su 15 voti [ VOTA]
Maurizio76
Giovedì 26 Gennaio 2017, 18.16.22
18
capolavoro del gruppo, must have
Andre Nefastis
Venerdì 9 Dicembre 2016, 11.27.39
17
Ho scoperto questo disco oggi stesso... Eccezionale veramente figo!
Andrea Salvador
Martedì 19 Maggio 2015, 15.36.06
16
Straordinario esempio di ciò che solo una grande band può produrre. Peccato che i White Skull non siano diventati uno dei 10 gruppi Power della storia, perché meritavano. "Tales From The North" è un album che, ancora oggi, suona come se fosse stato appena composto. Capolavori come questo non devono essere dimenticati!
HyperX
Mercoledì 1 Aprile 2015, 16.16.00
15
@draKe @Mauro sono davvero felice di aver condiviso questa gioia con voi! Go Skulls!
draKe
Martedì 31 Marzo 2015, 10.27.52
14
hyperx, mi ritrovo anch'io nelle tue parole!!! Visti da ragazzetto al Transilvania di Lipomo...tornato a casa sbronzo e senza voce!!! ma che bei ricordi!!!! Il segreto di questa band è stata la semplicità: brani snelli, epici, dalle linee melodiche accattivanti e facili da apprendere, base ritmica solida, riff granitici e voce dalla timbrica graffiante!...una copertina riuscitissima e un formato in digipack originale e ben fatto! Per me erano i "manowar" italiani!!
Mauro Paietta "My Refuge"
Lunedì 30 Marzo 2015, 22.14.36
13
@HyperX è proprio quella la magia della musica... farci tornare indietro alle emozioni ed i ricordi del passato, e crearne di nuove
HyperX
Lunedì 30 Marzo 2015, 21.10.00
12
Quanto ho amato questo disco! Andai a vederli in un pub in provincia di Padova. Ci saranno state 50 persone al massimo ed è stato uno dei concerti più belli della mia vita. Fecero tutto "Tales from the North". Conoscevo ogni pezzo a memoria e dalla prima fila, vedendo che cantavo come un ossesso, Federica mi "passò" il microfono per cantare un paio di ritornelli. Tengo la versione digipack come una reliquia, con tutti gli autografi in copertina. Grazie White Skull, per i bei ricordi e la bella musica che posso tornare ad ascoltare, tutte le volte che ho voglia di guardare indietro e sorridere a quel ragazzetto convinto e un po' orgoglioso che ero.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 30 Marzo 2015, 13.41.25
11
Gli avevo conosciuti, arrivato in Italia, con il pezzo The Terrible Slaughter che un mio amico mi aveva passato su una compilation e mi aveva molto colpito la voce di Federica De Boni. Poi ho acquistato subito questo album ma non gli avevo seguiti in dettaglio fino all'ultimo, secondo me un capolavoro, Under this Flag. Certamente le cose migliori le hanno fatte con Federica alla voce. Hanno un grande songwriting e grinta da vendere. Questo e Under this Flag, a mio parere, i loro punti più alti ma il resto è subito sotto. Au revoir.
Sandro70
Domenica 29 Marzo 2015, 21.35.48
10
Questo disco è un vero capolavoro e la recensione è perfetta. Canzoni come Asgard , Gods of the sea, the killing queen e here we are sono gioielli epic power che tanti gruppi blasonati possono solo sognarsi. Anche Public Glory Secret Agony e l'ultimo under this flag sono da avere.
metallo
Domenica 29 Marzo 2015, 9.28.52
9
P.S. Dimenticavo il 100, va ovviamente per i miei gusti), anche a Public Glory Secret Agony, altro album immortale della loro carriera, purtroppo, e rimarco purtroppo non adeguatamente riconosciuta.
metallo
Domenica 29 Marzo 2015, 9.16.58
8
Questa magnifica storica band italiana e' la corrispondente al femminile dei Grave Digger con lle dovute proporzioni ovbiamente, mon hanno mai fatto lavori banali, questi sono ina bella fetta in percentuale del classic, epic,heavy, power , non solo italiano ed europeo ma non esagero a dirlo, anche a livello monfiale, la De Boni non ha nulla da invidiare a colkeghe donne americane e non, anzi mi spingo a dire che la De Boni alla tanto decantata Doro Pesch se La mangia in un un sol boccone e attualmente fa mangiare la polvere a tante donne che fanno metal oggigiorno, la sua grinta il suo animus , la sua passione sono micidiali, lo stesso Mauro si e' lasciato giustamente e magnificamente andare, facendo una rece quasi a braccio, alla mano, e appassionante, poiche' appunto loro sprizzano epicita' ,fantasia, durezza, amore, sentimento e tanta tanta sana energia, come ha da essere nelvero spirito metallico che si rispetti.le loro sezioni ritmiche sono appassionanti sia nelle parti piu melodiche ed epiche che in quelle piu' toste e tirate, Embittered, Tales from the north, I Wan't burn Alone, sono delle perle assolute, autentici capolavori mondiali, a cui do a tutti 100, non posdo dargli di meno, ma anche con Elisa Over , mi sono sempre piaciuti, beh adesso sto riascoltando l'album, in particolare Asgard , Ah che bell'inizio di giornata!.Questa band avrebbe meritato di piu' come audience e come importanza, ma daldronde i proverbi non sbagliano mai:Nemo phrofeta in patria.Grandisdimi White Skull siete e sarete sempre nel mio cuore.
klostridiumtetani
Sabato 28 Marzo 2015, 23.35.31
7
Bellissimo, ma preferisco I won't burn alone
tino84
Sabato 28 Marzo 2015, 23.13.33
6
album magnifico, e grande rece
Radamanthis
Sabato 28 Marzo 2015, 21.04.27
5
Disco capolavoro della band, ottimo su tutto e ottima la rece di Mauro! Complimenti! Voto 90
metallo
Sabato 28 Marzo 2015, 13.52.45
4
Veo e proprio caposaldo e asso bella manica di questo magnifica band che ho anche avuto modo di ascoltare 2 volte dal vivo, avrebbero meritato molto di piu' .Questo album merita una sola parola: CAPOLAVORO.
Master
Sabato 28 Marzo 2015, 11.25.45
3
Recensione molto sentita e piacevole da leggere, complimenti! Del gruppo ho sentito qualche anno fa solo un paio di canzoni, ora sto cercando di rimediare con questo "Tales from the North"!
lux chaos
Sabato 28 Marzo 2015, 11.00.11
2
Bellissima e sentita recensione Mauro, concordo su tutto, grande album, anche io lo presi in diretta quando uscì! Una Federica straordinaria e canzoni veramente ben riuscite. Concordo anche sul fatto che il successivo Public Glory Secret Agony sia un secondo capolavoro, per i miei gusti il loro apice, anche meglio nel complesso di questo, che comunque resta un gran lavoro per gli appassionati del genere!!
mardonziak
Sabato 28 Marzo 2015, 10.38.26
1
il loro capolavoro
INFORMAZIONI
1999
Nuclear Blast
Power
Tracklist
1. The Quest
2. Tales from the North
3. Asgard
4. Gods of the Sea
5. Viking's Tomb
6. Kriemhild Story
7. The Killing Queen
8. The Terrible Slaughter
9. Horant
10. Fighting and Feasting
11. Here We Are
12. Still Alive
Line Up
Federica De Boni (Voce)
Nick Savio (Chitarra)
Tony Fonto (Chitarra)
Fabio Pozzato (Basso)
Alex Mantiero (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Chris Boltendahl (Voce su tracce 2 e 11)
Luigi Stefanini (Tastiera)
 
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