|
26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
|
|
|
( 1841 letture )
|
Sono passati ormai diversi anni da quando ho sentito per la prima volta parlare di Gus G; all’epoca si trattava solo di un chitarrista greco, che suonava con la sua band, i Firewind ed era solito presentarsi sul palco vestito di jeans e maglietta e di quello che sembrava un velo di timidezza. Ciò accadeva prima del 2009, quando, come tutti sanno, Gus G. si è unito alla formazione di Ozzy Osbourne, guadagnando improvvisamente molta notorietà. Se l’evento lo ha portato ad abbandonare la semplicità del suo aspetto, il suo stile musicale ha subito dei cambiamenti, che lo hanno portato ad assimilare alcuni ricordi di Zakk Wylde e ad indurire il suo suono, ma anche ad una sorta di standardizzazione che non ha permesso ai dischi successivi dei Firewind di raggiungere il livello di Premonition. È quindi ancor più interessante scoprire I Am The Fire, il secondo disco solista di Gus G., se non altro almeno per verificare quale sia la direzione che il chitarrista può e vuole intraprendere libero dalle pressioni esterne, da un lato di Ozzy, dall’altro dei seguaci dei Firewind. Inoltre, il disco assume un peso particolare anche come occasione di riscatto per Gus G., che negli anni recenti ha subito il peso di eredità musicali immense.
Partendo dal titolo, I Am The Fire sembra in effetti voler essere una forte presa di posizione; non si può però dimenticare quante volte ormai la parola fuoco sia comparsa nei titoli scelti da Gus G., che deve amare tanto questo elemento che porta tatuato sul braccio. Il disco rappresenta un ottimo compromesso per un chitarrista solista, contiene brani cantati e pezzi strumentali, in una formula perfetta per poter esprimere capacità tecniche e abilità compositive. Ulteriore pregio di questo album è la presenza di musicisti ospiti in ogni canzone, in prevalenza cantanti, che soddisfano il bisogno di varietà regalando ognuno qualcosa di personale. Mats Levén è la voce che più spesso accompagna Gus G. in questo disco, aprendolo con i due brani My Will Be Done e Blame It On Me. I fan dei Firewind ricorderanno la presenza del cantante svedese durante il tour del 2011 e non si stupiranno quindi di quanto la scelta si riveli felice; la voce di Levén si adatta impeccabilmente allo stile di Gus G., conquistando l’ascoltatore e rappresentando in effetti l’accostamento migliore. Blame It On Me è il brano che più degli altri si configura come un’evoluzione dello stile dei Firewind, orecchiabile ma a tratti più cupo; il passaggio prima dell’assolo è ormai marchio di fabbrica di Gus G. e riporta alla memoria Falling To Pieces e Embrace The Sun. Come l’apertura, anche la chiusura di I Am The Fire spetta a Levén, con il brano End of the Line, che mette in luce il suo timbro vocale in un registro più basso. Se l’alchimia tra la voce di Levén e la chitarra di Gus G. risulta perfettamente realizzata, lo stesso non si può dire nel caso di altre presenze illustri, come quelle di Jeff Scott Soto e Tom S. Englund. Summer Days è una canzone dal testo forse un po’ scontato e dalla melodia malinconica, che però sembra ingabbiare il tono avvolgente di Soto. Dreamkeeper, interpretata da Englund, è invece un pezzo calmo, in cui la linea vocale sembra però priva di struttura; l’assolo eseguito da Gus G. non è sufficientemente incisivo, dimostrando come sia più insidioso esprimersi con melodie piuttosto che abbandonarsi a tecnicismi. La decisione di affidare la titletrack ad una collaborazione con Blake Allison dei Devour the Day è da considerarsi ugualmente rischiosa; il risultato è infatti una canzone che ha assunto troppo l’aspetto di una hit da passare in radio. Un discorso a parte si deve invece aprire per i due brani strumentali, entrambi ottimi momenti di respiro del disco. Con Vengeance, Gus G. in compagnia di David Ellefson, ha costruito un brano fatto di circostanze differenti, da quelle più dense, soprattutto di note, a quelle più ampie; il chitarrista coglie quindi l’occasione per mostrare le sue capacità di virtuoso, abbandonando la tendenza generalmente più cantabile. In Terrified compare un altro grande bassista, Billy Sheehan: il pezzo inizia veloce e nel complesso è molto solido; se inizialmente vi è ancora qualche richiamo ai Firewind, lo sviluppo include momenti di ispirazione classica e una durezza che non apparteneva alla formazione greca. Anche tra le bonus tracks, contenute nella Expanded Edition, troviamo altri due brani strumentali, che però sembrano essersi evoluti molto meno e assumono quasi l’aspetto di improvvisazioni, in cui poter seguire il pensiero di Gus G. tra passaggi tecnici e attimi più lirici. L’ultima traccia della Expanded Edition è Redemption, interpretata da Mats Levén; il medesimo brano è presente anche nell’edizione normale di I Am The Fire, affidato però a Michael Starr. Questa conclusione permette curiosamente di notare alcune insospettabili somiglianze tra le voci dello svedese e del cantante degli Steel Panther.
Appare evidente come Gus G. abbia portato con sé gli elementi già conosciuti a chi ascolta i Firewind, quelli che ha assimilato come chitarrista di Ozzy e come li abbia legati insieme, ammorbidendoli con una base di gradevolezza di più ampia portata. Il fatto è che I Am The Fire è un disco che contiene canzoni orecchiabili, a cui è difficile trovare difetti se non marginali, ma a cui allo stesso tempo è impossibile appassionarsi. La struttura delle canzoni è spesso composta con banalità e solamente la presenza di cantanti e musicisti diversi impedisce l’emergere di un senso di pesantezza. Ascoltando I Am The Fire, si ha la sensazione che Gus G. non si sia espresso al massimo delle sue capacità. Con questo non si intendono capacità tecniche, che sono messe in mostra lucidamente soprattutto nei brani strumentali; piuttosto si fa riferimento a quell’aspetto del suo stile che lo rende un compositore ideale quando predilige la melodia, fino ad arrivare alla storia che le canzoni raccontano. In questo album sembra mancare la spontaneità che aveva reso, ad esempio, Premonition un disco non solo apprezzabile ma davvero apprezzato, nonostante la semplicità dei brani. Non si avverte sincerità e libertà in questa espressione di Gus G., che avrebbe dovuto togliersi di dosso il peso delle aspettative e del giudizio. I Am The Fire cerca al contrario di accontentare le diverse tipologie di fan che seguono il chitarrista e di raccoglierli in un unico insieme, risultando però prevedibile, quasi studiato. Nonostante si tratti di un disco piacevole, è al tempo stesso poco intenso ed efficace; Gus G. non ci ha ancora regalato un brano da ricordare negli anni a venire, quello che dovrebbe identificarlo e distinguerlo nettamente da qualsiasi altro musicista.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. My Will Be Done 2. Blame It On Me 3. I Am The Fire 4. Vengeance 5. Long Way Down 6. Just Can’t Let Go 7. Terrified 8. Eyes Wyde Open 9. Redemption 10. Summer Days 11. Dreamkeeper 12. End Of The Line
Bonus Tracks (Expanded Edition) 13. Hesitate 14. Without You 15. Last Embrace 16. Redemption
|
|
Line Up
|
Gus G. (Chitarra, Basso e Tastiere) Mats Léven (Voce nelle tracce 1, 2, 8, 11, 12 e 16) Blake Allison (Voce nella traccia 3) Alexia Rodriguez (Voce nella traccia 5) Jacob Bunton (Voce nella traccia 6) David Ellefson (Basso nella traccia 4) Michael Starr (Voce nella traccia 9) Jeff Scott Soto (Voce nella traccia 10) Tom S. Englund (Voce nella traccia 11) Tara Teresa (Voce nella traccia 13) Marty O’Brien (Basso nelle tracce 3, 12, 14) Kevin Churko (Basso e Batteria nella traccia 5) Billy Sheehan (Basso nella traccia 7) Jeff Friedl (Batteria nelle tracce 1, 2, 3, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 e 16) Daniel Erlandsson (Batteria nelle tracce 4 e 7)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|
|
|