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Wrathike - Endless Labyrinth
( 1456 letture )
Nati nel corso del 2009 dalla passione di Emanuele Mariella e Paride Nasoni e con all’attivo un lavoro intitolato The Maze Demos, i Wrathike, reduci da alcuni cambi di line up, danno infine alle stampe il loro album di debutto Endless Labyrinth. Il moniker è un mix tra la parola inglese “collera” e il nome di Ike Zimmerman, personaggio misterioso che -vuole la leggenda- fu il mentore del giovanissimo bluesman Robert Johnson, al quale insegnò a suonare la chitarra nella maniera che tutti conosciamo in situazioni perlomeno bizzarre (come ad esempio impartendo le sue lezioni di notte nei cimiteri) e sparendo poi all’improvviso come era apparso una volta che l’allievo ebbe appreso le tecniche insegnateli, dando in questo modo adito a dicerie riguardo una sua presunta identità demoniaca e al classico patto col diavolo (e che il blues sia uno dei generi che ispirano il quartetto lo si può notare ad esempio nel giro di basso all’inizio di Down to Hell). Citando la band stessa il nome Wrathike “evoca l’immagine del ruggito di ira disperata e sovrumana del Demonio che si manifesta grazie alla musica”.

È però proprio questo “urlo” ad essere il tallone d’Achille del disco stesso, in quanto le linee vocali di Daniele Betti non sempre convincono: il cantante ci mette passione, e questo è senz’altro encomiabile, ma ascoltando ad esempio The Maze appare abbastanza evidente che il lavoro dietro al microfono avrebbe potuto essere più convincente; in altri episodi fortunatamente va meglio, però il timbro di Daniele non sembra essere particolarmente duttile (e talvolta anche la pronuncia della lingua inglese appare perfettibile, vedi Porphyric Hemophilia). Pure i cori avrebbero potuto essere sviluppati in modo da risultare più efficaci, andando a sottolineare meglio alcuni passaggi delle canzoni, ma non va dimenticato che stiamo pur sempre parlando di un disco registrato in regime di autoproduzione. I Nostri hanno una certa ammirazione per i Maiden e ciò è abbastanza palese fin dall’intro Interference -la quale ricorda molto quella in apertura di El Dorado- e alcuni accordi di Nasoni stanno lì a dimostrarlo; niente scopiazzature, per carità, il genere è quello e il sound pure, quindi certe scelte stilistiche di Paride e soci non stupiscono e sono anzi condivisibili; del resto a livello puramente strumentale la prova dei musicisti è buona, il riffing e gli assoli di Emanuele Mariella sono puntuali e precisi anche se non lasciano mai l’ascoltatore a bocca aperta quanto a complessità e attrattiva, mentre il drumming mai fuori luogo del veterano “Sceriffo” Mariotti è sempre al servizio delle composizioni e in nessun caso fine a se stesso. Ciò che sembra mancare è quel qualcosa in più che renderebbe i pezzi maggiormente interessanti, vale a dire una certa “personalità” dei medesimi.

Al di là del fatto che la proposta non stupisce con brani di livello assoluto, è evidente come la band di Arezzo si sia impegnata molto nella creazione dell'album, ma si dovrebbero limare alcune piccole imperfezioni: i toscani sanno suonare, ma non stupiscono, facendo però intravedere un potenziale che se ben utilizzato potrebbe portare un ulteriore salto di qualità al loro songwriting, creando di conseguenza canzoni ancor più “complete” -e quindi allettanti- sotto ogni punto di vista; alla luce di queste considerazioni Endless Labyrinth raggiunge quasi la sufficienza... quasi.



VOTO RECENSORE
59
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2014
Autoprodotto
Heavy
Tracklist
1. Interference
2. Dawn Broke
3. The Maze
4. Death from Above
5. Smoking Guns
6. Porphyric Hemophilia
7. Down to Hell
8. Black Death
9. Space Train
Line Up
Daniele Betti (Voce)
Emanuele Mariella (Chitarra)
Paride Nasoni (Basso)
Claudio “Sceriffo” Mariotti (Batteria)
 
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