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DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)

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ENEMIC INTERIOR + LOIA + LESLIE NIELSEN
CIRCOLO DEV , VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA

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FUROR GALLICO
ALCHEMICA MUSIC CLUB, VIA DEI LAPIDARI 8B - BOLOGNA

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NOBRAINO
VIPER THEATRE, VIA PISTOIESE 309/4 - FIRENZE

Godsmack - Faceless
( 4369 letture )
Strana band, i Godsmack: etichettati da più parti come scopiazzatori senza ritegno e con poco talento, hanno tuttavia venduto oltre venti milioni di copie in giro per il mondo; se è vero che non necessariamente il successo commerciale equivale ad effettiva bravura, è altrettanto vero che non è neppure corretto bollare Sully Erna e soci come meri cloni di band che furono. Le influenze sono immediatamente avvertibili nei loro brani e risultano a tratti anche soffocanti, ma ciò nonostante ci sono brani della loro discografia di fronte ai quali è impossibile far finta di nulla: riff muscolari, cantato graffiante e ritornelli di facile presa, ingredienti comuni a molte band del cosiddetto movimento post-grunge, caratterizzano appieno il sound dei musicisti di Boston, che non sono certamente la band più originale della storia, ma hanno trovato una miscela maledettamente ben funzionante. Viste le vendite, perché mai dovrebbero dirazzare dal sentiero sicuro che hanno intrapreso a partire dal 1998 con l’eponimo esordio? Poco originali insomma sì, ma tutt’altro che stupidi.

Quest’oggi la nostra attenzione si focalizza su quello che, probabilmente, è il loro album più riuscito: siamo nel 2003 quando Sully Erna e compari rilasciano Faceless, che debutta subito al numero uno della classifica di Billboard, scalzando un certo Meteora dei Linkin Park. Per chi si stesse avvicinando solo adesso alla proposta musicale dei Godsmack, il nome stesso della band e dell’album in questione non può che far pensare agli Alice in Chains, veri e propri numi tutelari dei bostoniani assieme ai Metallica anni 90: il monicker è infatti tratto da un brano dello splendido Dirt e Faceless ricorda nettamente Facelift, esordio discografico del combo di Seattle. Anche la musica, come ormai avrete intuito, deve molto a Jerry Cantrell e compagni e la voce del frontman omaggia tanto il compianto Layne Staley quanto James Hetfield. Abbiamo a che fare dunque con un bel calderone di influenze che, come dicevamo inizialmente, emergono in modo prepotente, ma non impediscono di godersi alcune canzoni davvero notevoli: si parte con Straight out of Line, introdotta dai consueti rumori di combattimenti in lontananza (One fa sempre scuola), prima di un ritmo marziale di batteria e di un’improvvisa esplosione del riff principale, che regge poi tutto il brano. Se fossimo maligni, potremmo dire che questo brano, peraltro simbolo della discografia della band, ne racchiude già in sé in meglio ed il peggio: riff potenti, ma certamente non particolarmente intricati, batteria che pesta a dovere, ritornelli che invogliano al canto, melodie abbastanza prevedibili per quanto intriganti. E proprio qui casca l’asino: volenti o nolenti, i brani dei Godsmack sono semplici, ma ben costruiti e coinvolgenti: puntano tutto sull’impatto ed il risultato ottenuto, se non incredibile, è comunque azzeccato e piacevole. La title-track si apre con un riff distorto alla Alice in Chains (stranamente), poi si avvale di qualche strofa più tipicamente nu metal, prima di un ritornello con la voce di Sully Erna effettata, altro marchio distintivo della band, ma non particolarmente innovativo. Changes spinge nuovamente sul nu metal, con una strofa vagamente rappata e da altre caratteristiche tipiche del genere, ma non rinuncia al ritornello melodico, con Erna nuovamente sugli scudi. Il singer, viceversa, esagera con la voce nel pur eccellente ritornello della successiva Make Me Believe, verosimilmente uno dei vertici del disco con la sua chitarra massiccia, ma un po’ rovinata proprio dal frontman, che sforza troppo la propria ruvida ugola. I Stand Alone, altro brano simbolo della band di Boston, farà per un attimo venire i brividi a qualche vecchio leone della Playstation 2: ricordate il bellissimo Prince of Persia: Spirito Guerriero, con il tenebroso Principe e la conturbante Imperatrice del Tempo? Bene, allora ricorderete anche l’ansiogeno Dahaka, il mostro che ogni tanto vi inseguiva per massacrarvi: le fughe dalla creatura avvenivano proprio sulle note di I Stand Alone, dominata da un riff che si stampa in testa e dalla prestazione, stavolta più che adeguata, di Sully. Da segnalare anche la parte melodica al centro, molto ben riuscita e piacevole. Una melodia più ariosa e meno soffocante caratterizza anche Re-Align, mentre si torna alla ruvidità con I Fucking Hate You, vagamente St. Angeriana, il che però non è un difetto per i nostri amici. Passata la trascurabile Releasing the Demons, uno dei brani meno riusciti di Faceless, Erna e compari tornano su buoni livelli con Dead and Broken, nonché con I Am, nuovamente carica di influenze di Seattle. A chiudere il tutto, dopo una breve intro francamente inutile, provvede Serenity, dominata da una chitarra acustica e dalla voce lugubre del cantante. Non è un granché, ad esser sinceri, ma almeno mostra un lato diverso della band, che peraltro Sully Erna approfondirà nel suo lavoro solista.

I Godsmack, come detto, non hanno mai prodotto un album davvero rivoluzionario: troppe influenze, troppo manifeste e troppe altalene qualitative gli hanno impedito di scrivere album rivoluzionari anche all’interno del post-grunge e lo stesso Faceless, come abbiamo visto, non si sottrae a questi difetti: Alice in Chains e Metallica post-Black Album emergono con prepotenza e la prima metà del disco, assolutamente degna di grande attenzione, è indubbiamente meglio riuscita della seconda. Prendere o lasciare, insomma: se volete sound innovativi, Erna ed i suoi amici non fanno per voi. Se invece gradite canzoni dirette, moderne, a cavallo fra pesantezza e melodia, allora ne troverete a iosa e, probabilmente, rimarrete più soddisfatti di questo album di quanto non dica il voto finale.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
87.7 su 10 voti [ VOTA]
FABRYZ
Giovedì 25 Aprile 2019, 11.53.36
5
Pur non essendo un fan di tutti i loro dischi x me questo e' un capolavoro,riff possenti e melodie fantastiche e ipnotiche ma aldila' di tutto bisogna mettere in risalto la voce possente e fichissima di Sully Erna, qui al top della sua carriera a mio parere...bravi, veramente un grande disco aldila' dell'essere o meno originale..e poi stand alone fa sempre la sua porca figura anche a distanza di anni
Andrew94
Lunedì 4 Luglio 2016, 21.10.48
4
Ascoltato, ascoltato, ascoltato ancora. CD perfetto per gli amanti del genere, riff granitici e vocals altrettanto possenti, ritornelli che ti si stampano in testa e batteria che picchia a dovere! Viva la semplicità nel comporre, perchè non sempre tecnica sta a qualità, a volte anche pochi riff semplici ma ben piazzati possono rendere grande un CD apparentemente nella media.
Rob Fleming
Domenica 24 Gennaio 2016, 12.54.29
3
A me è piaciuto sempre un sacco 80
Daniele
Giovedì 30 Aprile 2015, 18.48.29
2
Ascoltato un sacco di volte,per gli amanti del genere un grande album .
THE ENTROMBED
Domenica 26 Aprile 2015, 11.18.46
1
li passavano su superock e non c'e' bisogno di aggiungere altro
INFORMAZIONI
2003
Universal Records
Post Grunge
Tracklist
1. Straight Out of Line
2. Faceless
3. Changes
4. Make Me Believe
5. I Stand Alone
6. Re-Align
7. I Fucking Hate You
8. Releasing the Demons
9. Dead and Broken
10. I Am
11. The Awakening
12. Serenity
Line Up
Sully Erna (Voce, Chitarra)
Tony Rombola (Chitarra, Cori)
Robbie Merrill (Basso, Cori)
Shannon Larkin (Batteria, Percussioni)
 
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