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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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The 3rd and the Mortal - In This Room
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( 2636 letture )
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I long for you As a flower for the morning dew I long for you As a hind longs for the running streams
Ci sono gruppi che semplicemente non possiamo ignorare. Band che hanno passato la loro carriera fuori dalla luce dei riflettori (lontano anche da quelli che illuminano le scene “minori) e che nel loro umile percorso sono stati in grado di produrre dischi il cui grande valore artistico è stato -purtroppo- inversamente proporzionale alla fama che proprio tali opere gli hanno garantito. Parlare dei The 3rd and the Mortal è dunque un compito arduo, perché vuol dire rivolgersi ad una nicchia di ascoltatori piuttosto ridotta mentre si presentano delle opere assolutamente fuori dagli schemi, che richiedono -tra le altre cose- un approccio all'ascolto piuttosto delicato, considerato che il carico emotivo della musica è in questo caso preponderante rispetto a quello tecnico. Anche inquadrare In This Room -opera terza della band norvegese- non è un'operazione immediata, vista soprattutto la sua vicinanza temporale a due dischi fenomenali come Tears Laid in Earth e Painting on Glass, che -pur rimanendo poco conosciuti- restano delle pagine fondamentali rispettivamente del gothic doom e dell'avantgarde (per quanto quest'ultima definizione possa risultare vaga).
In This Room è un disco fatto di atmosfere, leggero ed ammaliante, con canzoni in grado di trasmettere un senso di speranza e vitalità intervallate a pezzi decisamente più cupi e malinconici, che ci proiettano in luoghi apparentemente privi di luce. Per ottenere proprio questo scopo il lavoro ai sintetizzatori è stato a dir poco maniacale (basti solo pensare al fatto che quattro membri su sei hanno dato il loro apporto in questo senso), con layer multipli miscelati in modo certosino che si fondono insieme creando degli effetti ambientali che sono a conti fatti la vera colonna portante del disco. I tre chitarristi (Geir Nilsen, Finn Olav Holthe e Trond Engum) hanno poi proseguito l'opera, impiegando una notevole quantità di effetti nelle loro partiture fatte in larga parte da accordi pieni arpeggiati, che vengono anche sostituiti da brevi ritmiche piuttosto lente suonate con distorsioni più classiche. Il cuore ritmico del disco pulsa tra le corde del basso di Bernt Rundberget, che crea -con un suono metallico e medioso, pattern non tecnicamente trascendentali, ma fondamentali per cambiare il ritmo di pezzi sostanzialmente lenti. Alla batteria invece Rune Hoemsnes resta più in disparte, senza però far mai mancare il suo contributo, che emerge in particolar modo nell'uso azzeccato dei piatti (soprattutto del charleston). Grande protagonista è poi Ann-Mari Edvardsen, un'ugola decisamente aristocratica e con capacità tecniche innegabili, che in questo In This Room si è lanciata in un'interpretazione personale estremamente variopinta, alternando passaggi dolci (Sleep) ad altri veramente fuori dagli schemi (ascoltate Did You per capire di cosa parlo), senza far mancare anche narrati impostati in modi curiosi ma più che adatti al mood delle canzoni (Sophisticated Vampires), chiudendo così la sua militanza nella band nel migliore dei modi.
La produzione è talmente particolare da risultare non poter essere misurata con i normali parametri, visto che -pur nella ruvidezza e nella enorme discontinuità che la contraddistingue- riesce a trasmettere il messaggio del gruppo mostrandone anche il carattere, grazie anche all'approccio talvolta minimale che emerge in alcuni brani (come So Pure che sembra registrata in una sala prove, con tanto di bacchette a dettare l'inizio in 4/4).
In This Room è forse un gradino sotto ai due precedenti dischi della band, eppure mantiene un livello qualitativo e una capacità di ammaliare veramente rare da trovare. Non si tratta di trovare difetti a questo disco, ma di collocarlo a fianco ad altri monoliti che la band stessa ha saputo erigere negli anni che l'hanno preceduto. A conti fatti quella che non è l'opera migliore dei norvegesi rimane -paradossalmente- irraggiungibile da moltissimi altri gruppi nel pieno della loro ispirazione. Mi sento dunque di consigliarvi di rispolverarlo qualora fosse in qualche vostro scaffale a raccogliere polvere o di scoprirlo -insieme a tutta la discografia degli scandinavi- se non vi fosse mai capitato di incrociare la loro strada.
The day vanishes Withers like trodden grass Our whispers are wafting along by the breeze Through an open passage
Absorbed by the night Conjure up the sleep Sleep, sleep stealing through us Cover our eyelids with silk...
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12
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Band geniale. Mancano troppo. |
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11
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Disco assurdo, nel senso più positivo del termine! Mi piace perdermi nel ascoltarlo con la giusta atmofera... Trovo un po triste che questa band sia stata dimenticata dai più |
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10
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@Vanni R.: premetto che rimane una mia opinione: io ho trovato ottima la prova della Edvardsen, su pezzi come Sophisticated Vampires ci sono sicuramente dei momenti dissonanti (che ho definito curiosi), però credo che a questo livello sia pressoché impossibile che una cantante come lei stoni per incapacità e un gruppo (composto da musicisti esperti) non se ne accorga. Quelle linee vocali suonano così perché hanno voluto farle suonare così (parliamo sempre di un disco sperimentale). Che poi il risultato di un simile arrangiamento a qualcuno possa non piacere è sacrosanto, però ecco, non mi sembra una questione di incapacità tecnica della Edvardsen! |
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9
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"Grande protagonista è poi Ann-Mari Edvardsen, un'ugola decisamente aristocratica e con capacità tecniche innegabili" - eh?! In questo album è davvero stonata... specialmente nella prima metà. Sophisticated Vampires, per quanto geniale dal punto di vista musicale, è praticamente inascoltabile. Apprezzo l'idea, ma la performance è terribile... sembra una novellina alle prime lezioni di canto che cerca di cantare come una appena uscita dal conservatorio. Uno strazio. Voce a parte, a mio giudizio musicalmente questo è un album la cui genialità non teme confronti. Mischia ogni sorta di genere senza ricordarne nessuno, e riesce a farlo dispensando melodie da pelle d'oca e mantenendo un filo conduttore stilistico coerente. Se solo ne fosse stata pubblicata anche una versione strumentale... |
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8
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Condivido parola per parola quanto scritto da Theo. Quindi non aggiungo altro |
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7
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Lontanissimo (anche qualitativamente) dallo splendido ed irraggiungibile "Tears Laid In Earth". Tuttavia hanno fatto bene a cambiare rotta subito dopo, perchè non sarebbero riusciti a bissarlo in qualità rimanendo su quelle coordinate, visto anche il cambio e la dipartita della Ruslatten... Sono riusciti comunque a rimanere sempre su buoni livelli (con qualche calo), pur dimostrando ad ogni uscita coraggio e voglia di cambiare, questa compresa. Starei più basso col voto per i motivi elencati, nonostante qualche passaggio a vuoto rimane però un bel disco anche secondo me. |
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6
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Scoperto oggi. Piuttosto spiazzante, soprattutto dopo aver ascoltato Tears Laid In Earth... wtf. |
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5
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Ottimo disco che sfugge a classificazioni. Qualcuno sa dirmi che fine ha fatto Ann-Mari Edvardsen? Adoro la sua performance in questo lavoro. |
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4
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Per me disco eccellente. |
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3
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Nell'arco di 3 anni hanno cambiato completamente stile!!! Painting on Glass è stato il disco di passaggio dove c'era ancora qualche riferimento alle cose iniziali, ma con In This Room sono andati oltre ad ogni catalogazione. Sicuramente è un disco molto molto impegnativo!!! |
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2
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A me invece non piacque molto... un po' perché troppo sperimentale per i miei gusti, un po' perchè soffre del paragone con tears laid che è un capolavoro di gothic come pochi. |
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1
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Nello stesso giorno la recensione di questo disco e di the outer limits dei Voivod...2 dischi stupendi e allo stesso modo tristemente ignorati...ma non è mai troppo tardi per riscoprire dell'ottima musica!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Stream 2. Monody 3. So Pure 4. The Wooden Lodge 5. Sophisticated Vampires 6. Harvest 7. Did You 8. Myriad of Peep-Holes 9. Sort of Invisible 10. A Touch of... 11. Hollow 12. The Barge 13. Sleep
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Line Up
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Ann-Mari Edvardsen (Voce, Tastiere) Geir Nilsen (Chitarre, Pianoforte, Tastiere) Finn Olav Holthe (Chitarre, Tastiere, Samples) Trond Engum (Chitarre) Bernt Rundberget (Basso) Rune Hoemsnes (Batteria, Percussioni, Programmazione)
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RECENSIONI |
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