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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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( 5310 letture )
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Trentacinque anni di attività (che diventano quarantuno se contiamo gli anni dal 1974 al 1980 durante i quali la band era conosciuta col nome Omega Erre) e appena sei album pubblicati. Un magro bottino per una delle formazioni più importanti all’interno della scena heavy/epic (e in parte prog) italiana, pionieri di rilevanza assoluta, ma nonostante ciò poco conosciuti al grande pubblico, gruppo di nicchia che poco si pubblicizza e quasi mai fa parlare di sé, se non attraverso la propria musica, quella sì capace di travolgere chiunque come una gigantesca onda di un mare in tempesta. Stiamo parlando dei Dark Quarterer, toscani di origine, ma in grado di parlare un linguaggio universale. Il quartetto è composto dai veterani Gianni Nepi e Paolo Ninci, rispettivamente a voce/basso e batteria (ed entrambi oltre la soglia delle sessanta primavere), e dai più giovani Francesco Sozzi e Francesco Longhi, chitarrista e tastierista del gruppo. Una formazione già testata sul precedente Symbols e che non può che preannunciare grandi cose. Il nuovo album, arrivato dopo sette lunghi anni d’attesa, è un concept ispirato ad Itaca, la famosa isola dell’Odissea in cui Ulisse farà ritorno dopo oltre vent’anni. Sette brani, per quasi un’ora complessiva di durata, che mettono in mostra tutte le caratteristiche cardine dei Dark Quarterer: atmosfere epiche, maestose, ora oscure ora malinconiche o sognanti, progressioni strumentali degne di nota e molta cura negli arrangiamenti. Una copertina essenziale, che non lascia spazio ad ulteriori dubbi sui temi trattati nell’album, è il tocco finale (o iniziale) di questo lavoro, che si pone già come uno dei più ispirati dell’intera discografia a nome Dark Quarterer.
All’interno del libretto presente nell’edizione fisica del disco (e nel promo packaging a nostra disposizione), possiamo notare come ogni titolo sia seguito da un ulteriore sottotitolo posto tra parentesi. La canzone d’apertura, The Path of Life è correlata dal sottotitolo Travel Illusion, posto a descrivere l’inizio di questo lungo viaggio, il cui sentiero è deciso unicamente dal fato. Il viaggio è anche una formazione per chi lo compie, in quanto ci si trova a “combattere contro se stessi, contro le proprie più profonde paure” e s’impara a “distinguere il bene dal male, l’amore dall’odio”. La canzone si evolve principalmente su ritmi lenti e cadenzati salvo accelerare in alcuni punti ben precisi e, pur non rappresentando ancora il meglio del nuovo materiale, riesce ad incidere abbastanza da invogliarci a continuare insieme questo viaggio. Night Song (Lullaby) è una sognante semiballad dall’atmosfera molto toccante, che non per questo si limita a mantenere un basso profilo, ma anzi coglie l’occasione per sfoderare la maestria di Sozzi alla chitarra ed allo stesso tempo il gusto sopraffino per le melodie vincenti da parte di Longhi alle tastiere. La voce di Nepi è il collante ideale per unire all’impianto strumentale delle liriche profonde e con un retrogusto di romanticismo poetico che certo non guasta. Una voce cavernosa ci introduce a Mind Torture (Cyclops, Witches, Sirens, Nymphs), brano dall’aspetto doom che narra di creature mostruose, quelle incontrate dal nostro Ulisse durante il suo lungo peregrinare. Queste “apparizioni” comportano una vera e propria tortura per la sua mente, a noi trasmessa da un incedere più spedito rispetto alla parte iniziale. Escape (From Himself) è tra i momenti più interessanti dell’intero disco: a prevalere sono le progressioni di chitarra e tastiere ed è qui che i Dark Quarterer mostrano di aver piena padronanza dei propri mezzi espressivi. I rimandi settantiani delle tastiere sono solo una piccola parte di un tutto orchestrato magistralmente, e la presenza di Gianni Nepi dietro al microfono è messa per una volta in secondo piano rispetto alla travolgente sezione strumentale, anche se ovviamente le parti vocali sono anch’esse essenziali ai fini della canzone. Si riprendono invece le atmosfere avvolgenti e malinconiche di Night Song con la successiva Nostalgia (Of Ithaca), altro brano da ascrivere negli annali della musica. L’interpretazione vocale di Nepi trova qui il suo apice espressivo, toccando note quantomai malinconiche che arrivano direttamente al cuore. Il solismo della sei corde non è da meno e il brano riesce a guadagnarsi lo scettro di pezzo più incisivo del disco. Si alzano i toni nella lunga Rage of Gods (Poseidon Storm), che già dal titolo dovrebbe farci capire con che tipo di brano abbiamo a che fare. Dai ritmi alle voci tutto diventa istantaneamente più aggressivo, ed allo stesso tempo epico e maestoso, perlomeno negli efficacissimi ritornelli. Delle strofe più recitate affievoliscono leggermente l’andamento generale, e l’impianto si fa decisamente più sinfonico col passare dei minuti salvo tornare poco dopo ad atmosfere squisitamente heavy. Sono proprio queste due facciate a rendere così potente e riuscito il pezzo, merito di una capacità compositiva da dieci e lode. La conclusiva Last Fight (Still King) è la traccia più corta del lotto, dato che la canzone effettiva termina poco prima dei quattro minuti ed è seguita da un breve estratto del poema Itaca di Konstantinos Kavafis scritto nel 1911, di cui sono ripresi -in inglese- i versi finali:
And if you find her poor, Ithaca hasn’t deceived you. So wise you have become, of such experience that already you have understood what these Ithacas mean.
Con questo nuovo album i Dark Quarterer mostrano di essere ancora tra i primi della classe -in Italia, ma non solo- nel loro genere. Musicisti dalle qualità incredibili, abili a muoversi in un ambito oggigiorno poco sfruttato come quello dell’epic metal. In questi anni in cui il revival storico la fa da padrone, con innumerevoli nuovi gruppi che tentano di riportare alla ribalta le sonorità di un tempo in chiave moderna, per fortuna la passione di certi mostri sacri verso composizioni di questo calibro resta inossidabile. Ithaca, in un certo senso, è uno di quegli album che i Dark Quarterer avrebbero potuto pubblicare anche trent’anni fa, perché se è vero che i mezzi di registrazione e di produzione sono cambiati sensibilmente in questo lasso di tempo, è vero anche che il piglio ed il modo di approcciarsi al proprio lavoro per la band toscana non sembra cambiato affatto. E anche se la formazione oggi non è la stessa rispetto a trent’anni fa, l’essenza e le intenzioni del gruppo sono elementi che non risentono del peso degli anni. Ithaca è un modo sincero di intendere la musica ed una conferma che le buone idee certo non mancano. Se ancora non siete convinti lasciate che a farlo siano le dolci melodie di una Night Song o la sontuosità di una Rage of Gods. Non resta che augurarci di non dover aspettare troppi anni per il prossimo lavoro, ma certo è che se l’attesa dovesse venire ripagata da risultati di questo tipo allora sarà tempo ben speso.
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17
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Che disco, che band!!! Incredibile come siano di nicchia, una band ti tale calibro e storicita’ e’ veramente da non credere |
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16
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Grande band, grande disco. Idee e qualità. Già nel 2008 per me "Symbols" fu il disco dell'anno. Geniali. Come italiani, dovremmo andarne fieri. |
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15
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mollto epico ,,bellisimo |
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14
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Eh, l'ho ascoltato molto in ritardo rispetto alla sua uscita, per varie ragioni (una si chiama De Gjenlevende dei Galar...) e devo dire che siamo ancora sui soliti livelli strepitosi di questa fenomenale band. Grandi canzoni, grandi interpretazioni. Uno dei dischi dell'anno, almeno fino ad ora. Si sente che c'è grande intensità, grande creatività e soprattutto una passione immensa. Complimentissimi, Monsieur Gianni Nepi. Lo celebri con un buon bicchiere de I Sodi di San Niccolò 2001, un Supertoscano come voi. Au revoir. |
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13
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Ostrega, è uscito, me lo vado a prendere di sicuro. |
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12
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Devo ancora ascoltare questo disco ma i precedenti sono solo grandissimi album. Band eccezionale che ha un songwriting di altissimo livello. Dalla recensione, sembra che anche stavolta abbiano fatto un altro capolavoro. Immensi. Au revoir. |
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10
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Non conoscevo il gruppo se non di nome, ma quello che ho potuto sentire mi è sembrato senza dubbio interessante! |
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9
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ma quanto seguito avete Gianni? Quanto li paghi? scherzo ovviamente continuate così |
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8
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Ennesimo grande disco per una band clamorosa. Incredibile che siano apprezzati quasi più all'estero che in Italia. Visti piu volte dal vivo (ultima volta al Circus a firenze)danno le paste al 90% dei gruppi in circolazione. Acquisto obbligatorio! Imprescindibili |
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7
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ma quanto bene vi si vorrà ??????? infinito !!!!!! |
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6
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I Dark Quarterer non sbagliano mai. Orgoglioso di possedere tutta la loro discografia e di aver viaggiato per assistere al glorioso Live in Campiglia Marittima (procuratevelo). Persone, poi, di una semplicità e simpatia unica. Maestri. |
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5
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Band immensa. Solo gioielli. Oltre ad essere delle persone squisite e disponibilissime. MAESTRI !!!!! |
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4
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Disco straordinario, una grande band che sforna capolavori uno dietro l'altro! Peccato come dice il recensore in Italia non ricevono l'attenzione che meritano, ma si sa come va qui da noi.. |
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3
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Mi incuriosisce molto....purtroppo non li ho mai ascoltati nonostante siano una ns band storica....dovrò rimediare con questo. |
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2
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Epic metal itsliano di classe, non aggiungo altro. |
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1
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Band interessante e semi-sconosciuta! Vale la pena di appronfondire la loro conoscenza. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Path of Life 2. Night Song 3. Mind Torture 4. Escape 5. Nostalgia 6. Rage of Gods 7. Last Fight
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Line Up
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Gianni Nepi (Voce, Basso, Cori) Francesco Sozzi (Chitarra) Francesco Longhi (Tastiere) Paolo Ninci (Batteria, Cori)
Musicisti Ospiti: Laura Nepi (Cori, Voce nella traccia 2) Alice Bertoncini (Cori, Voce nella traccia 3) Gino Sozzi (Voce nella traccia 4)
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