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CIRCOLO DEV , VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA

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Joe Bonamassa - A New Day Yesterday
( 4628 letture )
Parlare di Joe Bonamassa non è affatto semplice. Per farlo è necessario confrontarsi con una carriera florida e consistente come una montagna, fatta di dischi pubblicati a distanza serrata e live importanti, le cui radici risalgono all’infanzia di un bambino prodigio e sulla cui vetta di posa l’ultimo album intitolato Different Shades Of Blues, uscito l’anno scorso.
Il chitarrista statunitense si è avvicinato per la prima volta al suo strumento quando aveva solo quattro anni, sostenuto dal padre che lo ha indirizzato inizialmente verso musica rock e blues di provenienza britannica. Non passarono poi molti anni da quel momento a quando Bonamassa di ritrovò ad aprire i concerti di B.B. King, nel 1989. In seguito ad un’esperienza di tale portata, solamente l’entrare a far parte di una band composta interamente da figli di famosi musicisti, come Erin Davies, Waylon Krieger e Berry Oakley Jr, poteva costituire il passo successivo; fu così che, neanche diciottenne, Bonamassa si unì come chitarrista ai Bloodline.

Per iniziare quindi a scalare questa metaforica montagna, non c’è metodo migliore se non quello di partire dalla base, ovvero dal primo disco pubblicato da Joe Bonamassa nel 2000. A New Day Yesterday è un album che contiene brani inediti e cover, consuetudine a cui il chitarrista ci abituerà negli anni successivi, adottandola in proporzioni diverse. La titletrack del disco è un tributo all’originale dei Jethro Tull, contenuta in Stand Up del 1969. Bonamassa ne ha sfruttato le naturali sonorità blues, in un’interpretazione priva dell’elemento psichedelico insito nell’archetipo; il risultato non è quindi mera riproduzione, ma un’efficace derivazione che ricorre anche ad un cambio di tonalità per portare la canzone in un ambiente molto più americano, pur mantenendone l’andatura inconsueta dei Jethro Tull. Il brano A New Day Yesterday si pone al di sopra delle altre cover presenti nel disco, che concorrono nell’insieme a ricostruire le influenze e le inclinazioni del chitarrista statunitense. Cradle Rock si tiene più vicina alla versione di Rory Gallagher, ereditandone le sfumature che il musicista irlandese aveva a sua volta carpito dalla corrente hendrixiana. Walk In My Shadows ha il compito di svelarci l’interesse per i Free, che Bonamassa porterà con sé lungo il corso della sua carriera, reinterpretando un altro brano della medesima band in Dust Bowl, del 2011, e coronando l’esperienza ospitando Paul Rodgers durante il live registrato al Beacon Theatre di New York. If Heartaches Were Nickels riconduce invece ad un blues più malinconico e rimarca a sua volta il ricordo di un’altra collaborazione, quella con Warren Haynes, realizzata ai tempi della band Bloodline. A New Day Yesterday è anche e soprattutto la prima occasione per Bonamassa di mettersi a disposizione degli ascoltatori come songwriter, con esiti vari che dimostrano fin da subito la sua elasticità musicale. La vera contrapposizione in questo disco si attua infatti tra Colour And Shape e Trouble Waiting, che mettono chiaramente in evidenza le capacità di Bonamassa di attenersi agli schemi più classici del blues, con il secondo brano, ma anche di divagare verso altri generi con Colour And Shape. L’aspetto più ritmato di quest’ultimo e la struttura musicale che riecheggia diverse forme musicali riconducibili all’interno del Southern Rock americano, costituiscono una piacevole pausa dal filo conduttore che sorregge il resto del disco. Infine, Miss You, Hate You viene presentato in due vesti; una ridotta, adattata per un video e probabilmente per coinvolgere un pubblico più vasto, ed una full-lenght. Impossibile negare l’orecchiabilità di questo brano, che sembra nato appositamente per i passaggi in radio.

Ciò che risulta chiaro, terminato l’ascolto di A New Day Yesterday, è come Joe Bonamassa sia riuscito a trasmettere con il suo primo disco le informazioni di base per codificare la sua musica, indicando l’origine di molti stilemi da lui adottati, senza risultare mai enciclopedico; considerando che l’album contiene ben sei cover, appare evidente come il chitarrista riesca a far emergere la sua personalità anche attraverso costrutti presi in prestito. Il disco è senza dubbio ricco di Steve Ray Vaughan, Gary Moore, indirettamente di Jimi Hendrix, come anche di Eric Clapton e Jeff Beck; è però ancor più ricco di Joe Bonamassa. Forte anche di questo immenso, e pesante, bagaglio, A New Day Yesterday è un album accattivante per una larga gamma di ascoltatori; il blues è di sicuro ispirazione preponderante, ma non penalizzante rispetto agli altri contenuti. A New Day Yesterday non può essere considerato il primo passo di un percorso, piuttosto solida base per lo sviluppo che si è protratto nei dischi successivi, fino ad arrivare ad oggi. Dal punto di vista compositivo, come anche da quello vocale, la maturazione artistica di Bonamassa non era ancora stata portata a compimento, ma questo primo album si configura come una sorta di presentazione di capacità raggiunte e potenziali; in particolare, conteneva già un’intenzione centrale nella musica del chitarrista, a cui gli amanti del blues sono in qualche modo più portati: la cura per ogni singola nota.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
68.88 su 9 voti [ VOTA]
Maurizio
Venerdì 4 Febbraio 2022, 23.00.47
5
Quarantacinque uscite nei negozi in ventuno anni sono difficili da gestire per qualunque ascoltatore ma nei dieci lavori che possiedo non trovo proprio niente che sia criticabile. Ne in quelli più puramente blues ne in quelli più venati di rock . I due live a Beacon theater e alla Royal Albert hall sono magnifici e così i tre lavori con Beth Hart. Riverenza assoluta anche se io di base resto un metallaro.
Conte Mascetti
Lunedì 11 Maggio 2015, 15.24.17
4
Sono troppo fan di Bonamassa per scrivere un commento ragionevole.
Lizard
Venerdì 8 Maggio 2015, 20.50.26
3
Leslie West e Gregg Allman ospiti.... c'è bisogno di dire altro?
Monky
Venerdì 8 Maggio 2015, 20.08.36
2
Visto dal vivo ben tre volte. Due da solista (la prima quando era ancora abbastanza "sconosciuto") e una con i Black Country Communion. Oltre ad essere una persona molto alla buona è un chitarrista formidabile, con un gran tocco ed un gusto ottimo. Gran disco perfettamente inquadrato, anche se -secondo il mio modesto parere- non il migliore della sua prolificissima discografia.
Galilee
Venerdì 8 Maggio 2015, 11.38.16
1
Non l'ho mai sentito, ho però altri due dischi di Bonamassa che sono spettacolari. Pensavo comunque di prendermeli tutti prima o poi. Leggo un sacco di nomi interessanti che si discostano un pò dallo stile dei dischi che ho preso io. Molto più vicini ai Bluesbreakers di John Mayall. Grande artista e musicista. Mi piacerebbe un sacco vederlo dal vivo. Sarebbe una goduria.
INFORMAZIONI
2000
J&R Adventures
Rock/blues
Tracklist
1. Cradle Rock
2. Walk In My Shadows
3. A New Day Yesterday
4. I Know Where I Belong
5. Miss You, Hate You
6. Nuthin’ I Wouldn’t Do (For A Woman Like You)
7. Colour And Shape
8. Headaches To Heartbreaks
9. Trouble Waiting
10. If Heartaches Were Nickels
11. Current Situation
12. Don’t Burn Down That Bridge
13. Miss You, Hate You
Line Up
Joe Bonamassa (Voce, Chitarra)
Creamo Liss (Basso)
Tony Cintron (Batteria, Percussioni)

Musicisti Ospiti
Annie Burns (Voce nella traccia 5 e 13)
Jeannie Burns (Voce nella traccia 5 e 13)
Rick Derringer (Chitarra e Voce nella traccia 6)
Dave Borden (Tastiera nella traccia 8)
Len Bonamassa (Chitarra nella traccia 9)
Leslie West (Chitarra nella traccia 10)
Gregg Allman (Organo e Voce nella traccia 10)
 
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