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21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
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( 2918 letture )
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Tornano gli Heidevolk con Velua, quinto full length della band olandese che si è distinta subito nella scena grazie all'uso costante e corale di due voci pulite maschili. Velua è il primo album in studio a presentare dietro al microfono Lars Vogel al posto di Joris den Boghtdrincker, e sarà l'ultimo a contare la presenza di Mark Splintervuyscht (voce) e Reamon Bomenbreker (chitarra). I due hanno infatti annunciato il ritiro dalla band poco dopo l'uscita di Velua, senza nemmeno partecipare al festival itinerante Paganfest, in cui gli Heidevolk hanno presentato questa ultima fatica. Ascoltando Velua ci si rende subito conto che l'abbandono di Joris non ha avuto alcuna conseguenza negativa per la band, che non presenta grossi cambiamenti nel sound rispetto ai lavori precedenti. Non resta quindi che sperare che l'uscita di Mark e Reamon si riveli altrettanto indolore! I brani contenuti in Velua, fedeli allo stile Heidevolk, sono epici e mai troppo veloci, con forti radici heavy metal ed un ruolo di spicco affidato alle melodie proposte dall'intreccio delle due voci e delle due chitarre. Queste ultime passano da rocciose ed imponenti a malinconiche ed evocative, e ben accompagnano le armonie dei costanti cori, proponendo ora riff spezzaossa (Winter Woede), ora incantevoli melodie (Velua), ora ispirati assoli (Het Dwalende Licht). Velua è forse l'album più lento e poetico della band: tutti i brani restano infatti su ritmi medi e presentano solamente poche sfuriate più energiche. Pur non essendo un album adrenalinico, però, riesce ad essere coinvolgente e a trascinare l'ascoltatore nelle sterminate foreste a cui si ispira. Vale la pena di procurarsi i testi e tradurli, perchè aiutano ad entrare nell'atmosfera delle singole canzoni. L'album è dedicato ad una regione della Gheldria, la Veluwe, di cui racconta i miti e le leggende: si parla quindi di Urth, una delle norne, di Kobus van der Schlossen, una sorta di Robin Hood olandese, delle foreste della Veluwa e delle creature antiche, maliziose ed ingannevoli che la abitano. Gli archi (viola, violino e violoncello), sono diventati ormai una presenza costante nella musica degli Heidevolk e svolgono qui un ruolo di spicco: sono infatti presenti nella grande maggioranza dei brani, a volte per creare intermezzi folk (In het diepst der nacht), ma soprattutto per intessere un delicato e drammatico sottofondo (Urth). Tutti i brani presentano melodie particolarmente orecchiabili che riescono subito ad incantare l'ascoltatore. Sono presenti anche diversi assoli in stile power (ad esempio in Het Dwalende Licht, uno dei brani musicalmente più drammatici). Non manca la drinking-song (Drankgelag), che riesce però a non spezzare l'atmosfera posata dell'album perchè si tratta di una calorosa e tranquilla ballata, più adatta a far ondeggiare i boccali a ritmo che alle danze. Infine, la "pecora nera" del disco è l'ultimo brano Vinland, classico pezzo epic/viking composto principalmente con l'obiettivo di coinvolgere e far cantare i fan ai live (è anche l'unico che presenta un testo in inglese). Il pezzo è orecchiabile e divertente, ma si pone sicuramente un gradino sotto rispetto agli altri brani contenuti nel disco, che risultano molto più genuini. Velua è un album coerente e coeso, cosa che si rivela però un'arma a doppio taglio: non c'è infatti moltissima varietà tra i pezzi, e per questo motivo il disco rischia di annoiare qualche ascoltatore. Nel complesso si tratta di album convincente, godibile ed interessante, ma che probabilmente avrebbe guadagnato qualche punto se avesse incluso qualche brano un po' più veloce ed aggressivo, che avrebbe un po' spezzato la monotonia.
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2
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Non mi ha entusiasmato per niente, speravo potessero fare ancora meglio di Batavi, e invece hanno fatto un netto passo indietro. Le parti di growl, personalmente, non mi sono proprio piaciute, e ho notato un forte calo a livello di ispirazione. Quando pochi giorni dopo l'uscita dell'album, ho sentito la notizia dell'abbandono dei 2 membri, mi sono tornati i conti. Peccato, voto attorno al 65. |
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1
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Concordo con quanto detto in recensione...lo ascolto ancora da poco ma e' godibile...Non e' ai livelli di Batavi...ma va bene! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Winter Woede 2. Herboren in vlammen 3. Urth 4. De hallen van mijn vaderen 5. De vervloekte jacht 6. Het Dwalende Licht 7. Drankgelag 8. Velua 9. Een met de storm 10. Richting de Wievenbelter 11. In het diepst der nacht 12. Vinland
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Line Up
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Mark Splintervuyscht (voce) Lars Vogel (voce) Reamon Bomenbreker (chitarre) Kevin Olinga (chitarre) Rowan Roodbaert (basso) Joost Vellenknotscher (batteria)
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