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Disturbed - Ten Thousand Fists
( 4577 letture )
I Disturbed sono considerati da molti una band che è stata in grado di smuovere le acque nel panorama nu metal statunitense, grazie ad un debutto in grande stile, The Sickness, pubblicato nel 2000, quando la prima “ondata” del genere aveva già fatto emergere i vari Korn, Deftones e Limp Bizkit. La creatura inizialmente messa in piedi da Dan Donegan (chitarra), Mike Wengren (batteria), Steve Kmak (basso) ed Erich Awalt (voce), che solo con l’ingresso in formazione del singer David Draiman cambiò il monicker in Disturbed, si fece fin da subito notare tra i nomi di punta del settore e proseguì per almeno altri due album a confermare il gran clamore formatosi nei propri confronti. Se è vero che un esordio come The Sickness è tutt’ora irripetibile (ma deve poi essere proprio così?), il successivo Believe, pubblicato a due anni di distanza, fece intravedere i primi segni di cambiamento all’interno di un sound che già di per sé presentava diverse sfaccettature ed influenze, non esclusivamente in ambito metal. Pubblicato nel settembre del 2005, Ten Thousand Fists non si differenziò molto dal suo predecessore, presentando sonorità prettamente alternative, essendosi la band ormai distaccata dall’iniziale proposta nu metal. Il terzo album della formazione originaria di Chicago consolidò le forti potenzialità espresse in precedenza, facendoci ritrovare la grande versatilità vocale di Draiman, ritmi potenti ed incisivi -solo leggermente ammorbiditi con gli anni- ed una chitarra finalmente più protagonista rispetto al passato, anche se a piccoli passi. Fu questo il primo disco col bassista John Moyer, anche se la sua presenza potrebbe apparire secondaria per via di sonorità che non sembrano voler risaltare più di tanto il ruolo dello strumento a quattro corde. La line-up è rimasta da quel momento invariata, a conferma della sua validità (nonostante la band sia tuttora in pausa).

Com’è lecito aspettarsi da un disco dei Disturbed, l’atmosfera generale è sì aggressiva ma cupa, la costante rabbia di fondo e una certa malinconia sembrano pervadere i vari brani. La presa di questi pezzi è ovviamente alta, ma la lunga durata complessiva (si sfiorano i 60 minuti) non gioca a loro favore ed il fatto che all’interno della tracklist ci siano alcuni momenti meno appaganti di altri affossa in parte un giudizio che avrebbe potuto essere molto più positivo. Siamo quindi lontani dagli eccellenti livelli qualitativi raggiunti in The Sickness e non così vicini nemmeno a quelli sempre comunque alti di Believe. Ad una parte iniziale composta da una cinquina di ottimi brani, fanno seguito alcuni cali di tensione (su tutti Decadance e Forgiven) e un buon numero di brani che, pur risultando sopra la media, non riescono a lasciare il segno come vorrebbero. Il meglio, i Disturbed, lo tirano fuori quando c’è da graffiare con le unghie e con i denti e non certo quando partono per la tangente semi-melodica o più di tanto riflessiva. C’è poco da fare: pur volendo “aggiornare” una proposta sempre in movimento, ciò che tutti si aspettano dai Disturbed è la rabbia, la grinta, diecimila pugni alzati per urlare a piena voce le atrocità della guerra, del mondo politico coi suoi aguzzini sempre pronti a sfoderare l’arma più letale contro i più bassi stati sociali. Non per niente i brani ancora oggi considerati tra i migliori estratti di Ten Thousand Fists sono la stessa titletrack, Guarded e Stricken, senza dimenticare Just Stop e Deify (a completare la cinquina iniziale), ovvero quelli che più sono in grado di incidere grazie alle caratteristiche ormai tipiche della band statunitense. Un altro pezzo forte è, paradossalmente, Overburdened, canzone con un incedere lento e quasi catatonico, con dei ritornelli appena più sostenuti, ma talmente ben realizzato da meritarsi lo scettro di più gradita sorpresa dell’album. Tra i brani che ben poco aggiungono e altrettanto poco tolgono al giudizio complessivo rientrano invece I’m Alive, Sons of Plunder ed il trittico finale composto da Sacred Lie, Pain Redefined e Avarice. Interessante e abbastanza straniante da ascoltare su un album di questo tipo la cover dei Genesis, Land of Confusion, qui resa molto bene ed eseguita come se si trattasse di un pezzo in tutto e per tutto made in Disturbed, anche se ovviamente si capisce subito che qualcosa di diverso c’è.

Ten Thousand Fists è visto da molti come l’ultimo grande album sfornato da Draiman e soci, mentre da altri addirittura come il primo dei peggiori. Lungi da noi trovare la verità assoluta, ciò che però si può affermare è che la discografia della band di Chicago può essere idealmente riassunta con un grafico perlopiù discendente, seppur con una pendenza minima. I livelli di The Sickness non saranno facili da ripetere, ma è anche vero che ciò che la maggior parte del pubblico vuole -anche se non sempre lo ammette- è un’evoluzione e non certo una stabilizzazione. Allora perché criticare lavori non per forza inferiori, ma semplicemente differenti? Perché affossare un gruppo che cerca di evolvere la propria proposta, anche se ciò significa allontanarsi da ciò che l’ha reso un riferimento per un intero settore musicale, se non addirittura per una generazione di ascoltatori? Non sarà quest’ultimo il caso dei Disturbed, ma è innegabile l’importanza che questo monicker ha avuto e continua ad avere per la scena alternative da ormai quindici anni. Per scrivere la storia servono cinquant’anni, nel mondo musicale basta molto meno, e i Disturbed non saranno forse mai considerati tra i protagonisti di primissimo ordine, ma la loro presenza non può passare inosservata. Col terzo disco in studio, coi primi dubbi, sono arrivate anche tante buone conferme e a tutt’oggi non possiamo restare indifferenti all’ascolto di alcuni dei pezzi qui contenuti, ma piuttosto alzare le mani -e i pugni- al cielo. Vorrà pur dire qualcosa, o no?



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
77.88 su 18 voti [ VOTA]
Undertow
Venerdì 29 Settembre 2017, 18.27.28
4
Niente di che, ma è il loro secondo album più bello. È il motivo è che proprio la band non è niente di che. Insomma, a parte Believe e questo, il resto della produzione è tempo sprecato. Voto 66.
Devicecod
Martedì 13 Ottobre 2015, 18.16.05
3
Il mio preferito, mescola il meglio dei primi 2 album, davvero complimenti. Voto 87
Devicecod
Martedì 13 Ottobre 2015, 18.16.05
2
Il mio preferito, mescola il meglio dei primi 2 album, davvero complimenti. Voto 87
Macca
Lunedì 1 Giugno 2015, 15.50.53
1
A tratti un pochino ripetitivo, ma questa per me è sempre stata una caratteristica (negativa) del loro sound. L'album è comunque molto buono e contiene ottimi pezzi, dopo "Believe" è il mio preferito e probabilmente l'ultimo loro lavoro davvero degno di nota. Voto 79
INFORMAZIONI
2005
Reprise Records
Alternative Metal
Tracklist
1. Ten Thousand Fists
2. Just Stop
3. Guarded
4. Deify
5. Stricken
6. I’m Alive
7. Sons of Plunder
8. Overburdened
9. Decadance
10. Forgiven
11. Land of Confusion (Genesis cover)
12. Sacred Lie
13. Pain Redefined
14. Avarice
Line Up
David Draiman (Voce)
Dan Donegan (Chitarra)
John Moyer (Basso, Voce)
Mike Wengren (Batteria)
 
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