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Albatross - Fear from the Skies
( 1821 letture )
Gli Albatross si formano nel 2008 a Mumbai, India, ma pubblicano il loro debut album solo oggi, a distanza di ben sette anni. Un EP uscito nel 2010 (del quale potete ammirare qui a lato l’inquietante copertina) e uno split album del 2012 sono stati la rampa di lancio per il gruppo, che inizialmente poteva contare soltanto su tre degli attuali membri, oltre a due chitarristi: il cantante Biprorshee Das, il bassista Riju “Dr. Hex” Dasgupta ed il batterista Jay Thacker. La “rivoluzione”, per così dire, è avvenuta quindi esclusivamente nel reparto chitarristico, col successivo ingresso dei tre axeman (mentre ben cinque sono gli ex chitarristi), per una formazione a sei che segna una chiara direzione nel sound del combo indiano. La proposta degli Albatross riesce nel non facile compito di distinguersi dalla maggior parte delle uscite heavy contemporanee, anche per via di una sottile venatura prog che emerge nella complessità di certe trame all’interno delle composizioni. L’album è un concept ed affronta due diverse storie: la prima, denominata Children of the Cloud, è confinata nelle cinque tracce iniziali, mentre la seconda, The Assassin’s Flight, nelle ultime tre. Storie a tinte horror, rese in modo esemplare dall’eccellente cantato di Biprorshee Das, abile narratore e interprete, capace di dar vita ai protagonisti grazie all’ampia duttilità vocale di cui dispone. Ma Fear from the Skies non si contraddistingue solo per i motivi appena descritti, infatti all’interno di queste tracce ad uscire vincitori sono anche -a pari merito- i tre chitarristi, autori di linee originali e sempre adeguate al contesto. Non solo; tutti e tre si rendono protagonisti tanto nelle ritmiche quanto nelle sezioni soliste, mostrando così di sapersi fare valere in ogni situazione.

Advance ci introduce alle atmosfere orrorifiche dell’album con delle note appena accennate, lo scrosciare della pioggia sullo sfondo e la voce stridula di un raccapricciante personaggio che ci avverte dei pericoli che corriamo restando fuori casa a quell’ora della notte. Ma è troppo tardi ormai: il biglietto per la Fiera di Raptorsville è già nelle nostre mani. Ed eccoci arrivati, le danze hanno inizio. Ritmiche appropriate ad una giornata di fiera caratterizzano l’andamento della seconda traccia del disco, e subito emergono più forti che mai le influenze dei vari King Diamond ed Alice Cooper, nel loro lato più teatrale e scenografico. Tutt’altra storia è invece Jugglehead the Clown, pezzo cattivissimo spesso e volentieri ai limiti del thrash/death; Biprorshee Das mostra di possedere un range vocale molto elevato e di sapersi destreggiare senza nessun problema in contesti tanto diversi tra loro. Ben quattro gli assoli alle sei corde presenti in questa singola canzone, tutti eseguiti con grande intensità e maestria a conferma delle elevate qualità non solo compositive ma anche tecniche dei tre chitarristi. Le vicende narrate proseguono nell’esemplare Children of the Cloud (che potremmo definire una titletrack a metà), anch’essa dall’impostazione molto aggressiva e posta ad ulteriore riconferma delle potenzialità insite nelle corde vocali del cantante indiano. Gli Albatross stupiscono singolarmente, ma non di meno come gruppo, ed è proprio l’intesa tra i singoli a dar vita al capolavoro finale che risponde al nome di Fear from the Skies. Vale la pena di ricordare che, togliendo l’EP e lo split album pubblicati in precedenza, quello con cui abbiamo oggi a che fare è “solamente” un disco d’esordio. La scena finale presente nell’outro, che assume una grottesca vena comica, ci porta alla seconda storia del giorno: The Assassin’s Flight. Partendo dal covo di un nuovo assassino, il Dr. Hex, veniamo a conoscenza dell’Albatro, terrore dei cieli e figura centrale anche della successiva traccia, A Tale of Two Tyrants. I due pezzi si presentano similari nelle intenzioni, ma diversi nel risultato finale. Mentre In the Lair of Dr. Hex non gode di momenti di particolare interesse, A Tale of Two Tyrants ci travolge e trascina dal primo all’ultimo minuto, portandoci così verso la conclusione dell’album, dove viene narrato il sorgere dell’impero dell’Albatro, in un’epica trasposizione musicale degna dei migliori Manilla Road (con le dovute differenze di genere).

Ammettiamolo: qualche pregiudizio, almeno nel leggere la provenienza della band, l’abbiamo avuto tutti. Non certo per un fattore razziale, quanto semplicemente per il fatto che statisticamente sono ben poche le band asiatiche e nella fattispecie indiane in grado di farsi notare a livello internazionale in ambito heavy metal. Ma gli Albatross non solo convincono, addirittura impressionano per la loro capacità narrativa e le loro innegabili qualità come musicisti. Fear from the Skies è un disco da ascoltare e riascoltare, possibilmente col supporto dei testi per poter comprendere a fondo le storie che racchiude. Purtroppo la reperibilità dell’album è al momento confinata nel solo Paese d’origine del gruppo, ovvero l’India, ma la creatura alata ha appena spiccato il volo e col tempo speriamo che possa aggiungere qualche altra tappa al proprio itinerario.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
jek
Domenica 21 Giugno 2015, 20.51.18
1
Effettivamente è un peccato che non si trovi l'album, per quel poco che ho sentito sul tubo sono decisamente sorprendenti, poi con questa recensione mi sono messo ancora più in sugo. Se la memoria non mi inganna anche in ambito thrash l'India ha prodotto del buon materiale se non ricordo male c'era una recensione di Raven.
INFORMAZIONI
2015
Trascending Obscurity India
Heavy
Tracklist
1. Intro - Advance
2. The Raptorsville Fair
3. Jugglehead the Clown
4. Children of the Cloud
5. Outro - Fold
6. In the Lair of Dr. Hex
7. A Tale of Two Tyrants
8. The Empire of Albatross
Line Up
Biprorshee Das (Voce)
Vigneshkumar Venkatraman (Chitarra)
Nishith Hegde (Chitarra)
Varun Singh (Chitarra)
Riju “Dr. Hex” Dasgupta (Basso)
Jay Thacker (Batteria)
 
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