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19/04/24
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Vanilla Fudge - The Beat Goes On
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( 2331 letture )
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I Vanilla Fudge sono sempre stati un gruppo molto complesso da classificare, già dagli anni sessanta quando le loro sonorità si identificavano come semplice rock psichedelico, in realtà avevano al proprio interno tutti quegli accenni che poi avrebbero formato di li a poco l’hard rock e successivamente l’heavy metal, con diversi spunti progressive. Formati a New York nel ’66 ebbero sempre un successo di nicchia ma riuscirono comunque a farsi conoscere dal grande pubblico in più occasioni, sopratutto grazie alle svariate cover realizzate. Stranamente la band ebbe un discreto successo nel Belpaese, molto più che in altri sicuramente più avvezzi a tali sonorità. La band nacque su volere di Tim Bogert e Mark Stein a cui poi si aggiunsero Carmine Appice e Vince Martell. I quattro adottano inizialmente il nome di Pigeons, salvo poi cambiarlo in quello che li ha resi famosi, prendendo spunto –per l’appunto- dai coni gelato alla vaniglia. Debuttarono quindi l’anno successivo, nel 1967, con il disco omonimo composto quasi interamente da cover. Fatto comune quello dell’esordio basato sulle cover di grandi pezzi dell’epoca dove i Vanilla Fudge riuscirono comunque a farsi riconoscere, proponendo rivisitazioni molto poco canoniche e decisamente fuori dagli schemi. Fu così che il sound degli spensierati Beatles e il pop delle Supremes -per citare qualcuno- venne radicalmente modificato. I brani furono decelerati, appesantiti, in breve: stravolti. Tutto ciò risultava comunque molto rischioso ma a spuntarla fu proprio la band, la quale trovò un riscontro omogeneamente positivo riguardo il proprio, primissimo, lavoro. L’anno successivo il quartetto rientrò in studio e sulle precise direttive di George Morton cominciò a lavorare al materiale che sarebbe andato a formare il secondo inclassificabile LP.
La domanda che sorge è: perché inclassificabile? Semplicemente perché The Beat Goes On non può essere riassunto in nessun modo. Non lo si può classificare: è sostanzialmente un insieme di tante cose e l’idea “strampalata” di voler rivisitare così tanta musica - almeno nella prima parte-, spesso tanto differente in una volta sola, non riesce bene e ciò sarebbe il meno se confrontato a quello che viene fatto nelle fasi 3 e 4 dell’album, ma andiamo con ordine. Questo indefinibile lavoro si basa su la melodia portante -che poi portante non è in quanto viene semplicemente ripresa alla fine di ogni brano e rivisitata in diversi momenti- di The Beat Goes On, brano reso famoso da Sonny Bono. Dopo una breve intro si apre quindi la Fase 1 dove abbiamo la prima rivisitazione del pezzo e poi delle sottodivisioni che vanno a specificare un diverso secolo, dal diciottesimo al ventesimo. Nel caso del diciottesimo secolo vediamo una variazione su un brano di Mozart, Divertimento N°13 in Fa maggiore, nel diciannovesimo diversi brani come: Don’t Face Me In, In The Mood ed Hound Dog -di Thorton- per arrivare poi al ventesimo secolo dove in un minuto e venticinque secondi vengono condensati ben 5 brani dei Beatles. La Fase 2 è quella più godibile, apprezzabile e sicuramente meno contorta. Ciò che la caratterizza è la rivisitazione nello stile dei Vanilla di due delle composizioni più famose di Beethoven, ovvero Per Elisa e Sonata Al Chiaro Di Luna. Il pezzo è molto interessante; si percepisce il virtuosismo del gruppo che arrangia perfettamente la composizione facendo combaciare i due brani in un unicum in cui la band si muove, passando dall’uno all’altro. Proprio questo brano riscuoterà molto successo in Italia. Arriviamo quindi alle controverse Fasi 3/4 dove la musica viene completamente abbandonata. Infatti ciò a cui ci troveremo davanti sarà un mix di voci, nel primo caso, con Voices In Time, otto interminabili minuti di discorsi mixati insieme, pronunciati da diversi presidenti americani come Roosvelt, Truman e Kennedy, ma troveremo anche Churchill e molti altri; nel secondo, Merchant/The Game Is Over, si tratterà sì sempre di voci, ma stavolta saranno i membri della band a parlare. Ecco, se credete che questa possa essere definita “avanguardia”, vi state sbagliando di grosso. Certo, si tratta di una grandissima novità, ma siamo ben lontani da ciò che arriverà con cose come The Gift e The Murder Mistery dei Velvet Underground. E, dopo un frammentario ritorno alla musica, il disco finisce.
The Beat Goes On semplicemente non è. Si tratta di un lavoro che sarebbe voluto essere un “concept” o simile ma non ha elementi sufficienti per essere definito tale; non ha elementi sufficienti per essere definito in nessun vero modo. Risulta disomogeneo e dissonante, ma non nel senso positivo del termine, anzi. Si tratta di una sperimentazione fine a se stessa, che non porta a nulla se non ad un senso di straniamento e noia mentre si procede nell’ascolto. Semplicemente non si ha di fronte un vero e proprio disco. Probabilmente tale risultato sarà dovuto anche allo scarso coinvolgimento della band nel progetto che sembrerebbe essere soprattutto farina del sacco di Morton, fatto che sicuramente non avrà favorito la felice partecipazione dei vari membri. Basti pensare che loro stessi, nella riedizione del disco, aggiunsero alle note tale frase: “Questo fu l’album che uccise il gruppo”. Probabilmente si tratta di una grande occasione sprecata: se la band fosse riuscita ad approcciare il lavoro differentemente, potendo mettere del proprio all’interno della composizione avremmo avuto un lavoro completamente differente e la rivisitazione delle composizioni di Beethoven ne è la dimostrazione. In quel brano riusciamo a sentire tutto il sound dei Vanilla Fudge che manca in ciò che rimane del disco. Un lavoro del genere va ascoltato, probabilmente lascerà un po’ di amarezza in quanto vi darà la consapevolezza che si sarebbe potuto fare molto di più ed invece si ha tra le mani esclusivamente una straniante e complicata occasione mancata.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Sketch 02. Phase 1: a. Intro: The Beat Goes On b. Variations On A Theme By Mozart: Divertimento No. 13 in F Major c. Old Black Joe d. Don't Fence Me In e. 12th Street Rag f. In The Mood g. Hound Dog h. I Want To Hold Your Hand / I Feel Fine / Day Tripper / She Loves You 03. Phase 2: a. The Beat Goes On b. Fur Elise / Moonlight Sonata c. The Beat Goes On 04. Phase 3: a. Voices In Time 05. Phase 4: a. The Beat Goes On b. Merchant / The Game Is Over: Vince 06. The Beat Goes On
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Line Up
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Mark Stein (Voce Solista, Tastiere) Vince Martell (Voce, Chitarra) Tim Bogert (Voce, Basso) Carmine Appice(Voce, Batteria)
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RECENSIONI |
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