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Borealis - Purgatory
( 2130 letture )
Symphony X + Kamelot + The Ark + Masterplan + Evergrey - la personalità unica e inimitabile di ciascuna delle band appena citate = Borealis. I Borealis, in sostanza, sono un mix di tutto il meglio apparso sulla scena power/progressive e melodica negli ultimi vent'anni, anche se mancano dell'originalità che li porterebbe a competere alla pari con le formazioni sopramenzionate. Però che band, ragazzi!

I Borealis, provenienti dal lontano Canada (che recentemente sforna diversi gruppi di livello; vedi i Crimson Shadows), sono sulla scena da una decina di anni. L'esordio World of Silence e il secondo disco Fall from Grace li hanno proiettati fra le giovani band più interessanti nel genere di appartenenza; le aspettative per questo Purgatory erano dunque piuttosto alte. Aspettative quasi integralmente rispettate, per fortuna. Purgatory è un disco solido, quadrato, stiloso, affilato e avvolgente allo stesso tempo. Il problema dei Borealis, come già accennato, è il loro preferire lo stile alla personalità. Sono curati, sono tosti, sono bravi, ma non sono ancora un prodotto realmente definito. Un esempio per tutti: Matt Marinelli è un cantante pazzesco, ma imita Russell Allen dall'inizio alla fine del disco (e ci riesce molto bene, a dire il vero). Il risultato di certe scelte tecnico-sonore dà alla proposta dei Borealis un che di posticcio, di pre-programmato, alle volte addirittura di ruffiano. Tuttavia, a parte quanto appena detto, è difficile trovare veri difetti a Purgatory: il disco ha mordente, è fluido, è meravigliosamente suonato e ha pure una certa freschezza, il che non guasta. La bravura compositiva dei Borealis, inoltre, è inarrivabile per quasi tutti i gruppi contemporanei non facenti parte delle altissime sfere del metal. Tutto, in ogni canzone, è al suo posto; tutto, in ogni canzone, trasuda professionalità e gusto musicale. Il sound proposto, come detto in apertura, è un mix tra i Symphony X più melodici, gli Evergrey e i Kamelot più moderni. Il fulcro della proposta dei Borealis è la voce di Marinelli, ma pure gli altri musicisti sono eccellenti (addirittura eccezionali alcuni momenti tastieristici di Sean Werlick, con decise fascinazioni provenienti dai Nightwish). Il drumming di Dowell è calibrato al punto giusto tra tecnica e gusto personale, gli intrecci chitarristici si avvicinano spesso alla perfezione (talvolta anche troppo, col rischio di risultare freddi o anche “stereotipati”) ed il basso di Smith fa da raccordo e da trait d'union. Arrivando a parlare nel dettaglio della tracklist: abbiamo di fronte dodici brani dalla durata spesso significativa, che si prendono il giusto tempo per crescere, deflagrare e tornare al silenzio. Questo è un altro pregio di Purgatory: una tracklist così corposa che riesce a non annoiare mai, con ogni canzone che ha la sua precisa ragion d'essere nel quadro spiritual-musicale dei Borealis. L'opener Past the Veil conquista subito con il giusto mix di classe, intensità e rimandi al glorioso passato del power metal (su tutto svetta la tastiera, sempre in primo piano e sempre calda e avvolgente). Altra canzone di caratura superiore è Destiny, nobilitata da un chorus esplosivo e da un lavoro chitarristico semplicemente fantastico. Con From the Ashes, invece, i Borealis sparano tutto quel che hanno sul versante melodic-adolescenziale, anche grazie all'intervento della vocalist Sarah Dee, che duetta con grande pathos con Marinelli. La band canadese dimostra di saperci fare anche con il progressive di spessore: Place of Darkness e Purgatory sono altri due ottimi esempi della trasversalità e della profondità del Borealis-sound. Si chiude di nuovo con il power a tinte nordiche, con la scoppiettante Revelation.

Eccellente uscita, questo Purgatory, un album in grado di portare una ventata di freschezza e arrembanza in una scena già da tempo satura. Bene così. Certo, un po' di originalità in più e staremmo parlando di un capolavoro. Dai Borealis è lecito continuare ad aspettarselo.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
78 su 6 voti [ VOTA]
Le Marquis de Fremont
Lunedì 6 Luglio 2015, 11.52.02
1
Ascoltato a casa di un mio amico. Non è male e direi che hanno mischiato bene il power con le tastiere (a me sembra più power che progressive ma posso sbagliarmi...). Senz'altro migliore e più piacevole del pallosissimo Turilli's Rhapsody e del deludente ultimo dei Virgin Steele. Questi, anche se non è niente di rivoluzionario, hanno delle idee. Ottima la recensione. Au revoir.
INFORMAZIONI
2015
AFM Records
Power/Prog
Tracklist
1. Past the Veil
2. From the Ashes
3. The Chosen One
4. Destiny
5. Darkest Sin
6. My Peace
7. Place of Darkness
8. Welcome to Eternity
9. Sacrifice
10. Rest My Child
11. Purgatory
12. Revelation
Line Up
Matt Marinelli (Voce e Chitarra)
Mike Briguglio (Chitarra)
Sean Werlick (Tastiera)
Jamie Smith (Basso)
Sean Dowell (Batteria)
 
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