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01/12/23
KARMA
ALCHEMICA MUSIC CLUB - BOLOGNA
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Shining (Swe) - IX - Everyone, Everything, Everywhere Ends
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( 4800 letture )
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Gli Shining, longevo combo svedese capitanato dal talentuoso ed eccentrico Niklas Kvarforth, hanno, nel corso di una carriera segnata oltre che da un solido riscontro di critica, anche dalle bizzarrie del proprio istrionico frontman, ricostruito la loro sintassi in innumerevoli occasioni. Nati come alfieri di un depressive tremendo e soffocante, debitore dei primi esperimenti nel campo di qualche anno precedente -si vada alla voce Forgotten Tomb, band prodotta, e non un caso, dalla Selbstmord Service dello stesso Kvarforth- si sono lentamente lasciati compenetrare da influenze disparate, accogliendo tra i capisaldi della loro proposta una variabilit che pone in risalto pi la capacit di rendere flessibile un linguaggio altrimenti facilmente stereotipato, che l'osservanza di stilemi sovente oltremodo dannosi. Le frustate acustiche di V Halmstad hanno cos aperto l'era della diversificazione, trasformando il black metal nell'idioma primario a cui la totalit dei dischi ritornano, non rendendolo tuttavia n il genere esclusivo, n quello fondamentale. Le composizioni dei cinque si reggono in piedi anche scevre dalle chitarre distorte, -considerate queste comunque un pilastro rilevante nell'economia dei platter-, delle sfuriate di doppia cassa o delle urla sgraziate, evidenziano una nuova maturit che, se in precedenza poteva rappresentare una visione ottimistica, nel nono episodio regalatoci dagli svedesi diviene piacevole certezza. Ad un primo ascolto, conoscitivo, il black metal sciorinato dal quintetto (recentemente rinnovatosi nei ranghi) un'attitudine e non uno stile. Non c' manierismo, eccezion fatta per il protrarsi di elementi di raccordo con le opere precedenti, la cui natura si differenzia nettamente dalla sterile maniera dai mezzi espressivi impiegati in questo IX - Everyone, Everything, Everywhere Ends. Lo stesso titolo, volutamente asettico, quasi come una dichiarazione, rispecchia la qualit delle sei tracce offerte: solide, sospese tra un rock decadente, un cantautorato da vicoli di quartieri dormitorio ed un metal estremo venato dalla tossicodipendenza, elaborate nel minutaggio, avvolgono l'ascoltatore il quale, pur a digiuno di lingua svedese, coglie la pesantezza del fraseggio di Kvarforth, esaltato da uno sfondo sonoro che si tinge di tonalit minori. Le chitarre imbracciate dal solito Huss, in coppia con il nuovo entrato Euge Volovirta, gettano le fondamenta impostando i pezzi ricorrendo a ritmicamente azzeccati strumming acustici, completati dagli oramai classici arpeggi dissonanti che, novit gradita, nell'occasione qui esaminata si comportano come asintoti rispetto alla tonalit, accettando di intersecarsi con essa solo in Människotankens Vägglösa Rum, pezzo di bellezza mozzafiato, che da una aggressiva introduzione si spezza in frammenti intrisi di blues da Profondo Sud statunitense, prima di riannodare i fili ed esplodere in una trascinante chiusura sostenuta da un basso in primo piano. Quattro corde che ritorna protagonista anche nella conclusiva Besök Från I(ho)nom, rappresentando il fulcro attorno al quale il resto della strumentazione compie i propri movimenti. Il giovane bassista, in forza agli Acacia oltre che agli Shining, assurge a motore primo della maggioranza dei brani, dimostrando una versatilit adatta ad essere completare le sei corde senza, tuttavia, n oscurarne il fraseggio, n accontentandosi di un ruolo di mero presenzialismo. Il ragazzo, nato nel 1989, ha gusto, eleganza e misura, doti che abbinante alla perizia esecutiva del maestro finlandese Rainer Toumikanto rendono la sezione ritmica degli svedesi una miscela di potenza fisica e cesellante finezza. Approfondendo il contenuto di IX - Everyone, Everything, Everywhere Ends si giunge ad una conclusione rasserenante: il timore che il mercuriale Niklas stesse inseguendo chimere nella ricerca perpetua di una distruzione dell'eredit musicale dalla quale gli Shining derivano e con cui lo stesso frontman ha intessuto legami interpersonali piuttosto solidi (Maniac, compagno nel progetto nichilista Skitliv, vita di merda giusto per intenderci, su tutti) tramontata. Qualche perplessit sulle doti vocali in pulito dello svedese rimangono, ma sono appunti a margine, in quanto pare che l'ex adolescente prodigio del black metal abbia finalmente pacificato le sue velleit pop, optando per un registro melodico rispettoso della sua estensione vocale, alternato al classico growl, negli anni transitato verso un graffiato che strizza l'occhio alle frange maggiormente oltranzista del mondo alternative. Non v' oggettivamente nulla, quindi, di rivoluzionario nel nono (in realt decimo o addirittura undicesimo) disco partorito dai musicisti di Halmstad. Un detrattore potrebbe sempre affermare che le chitarre classiche dai sapori latino-americani sono una costante da minimo un lustro, che le minori armoniche su cui gli inserti classicheggianti si innestano esibiscono segni di ineludibile logoramento, che chiudono gli occhi quasi possibile prevedere l'andamento delle tracce basandosi su esperienze pregresse. Obiezioni lecite quanto, per forse la prima volta, incapaci di centrare il bersaglio. Kvarforth ed i suoi sodali stanno portando un idioma al livello successivo, annientando, come un Edipo scandinavo dedito all'eroina ed incline al sensazionalismo, la logica formale ed esaltando la sfera comunicativa di questo linguaggio. Il black metal miseria, alienazione, sofferenza, spiritualismo? Bene, assodato questo punto di partenza gli Shining recuperano da ogni altra fonte artistica le medesime emozioni e costruiscono l'autentica grammatica post, comportandosi da poeti nel senso puro del termine, dove la parole mezzo ed il fine l'impatto sul lettore\ascoltatore. Il face-painting non serve se nelle tue partiture evochi lo spirito di Blind Lemon Jefferson, assieme ad allusioni che non sfigurerebbero in un libro recente di Peter Sotos ed ad una complessit strutturale in continuo mutamento, assicurando cos la necessit di ripetuti ascolti prima che il disco abbia esaurito le sfaccettature da assimilare.
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Rimesso su dopo lungo tempo. Non sar uno degli album pi significativi della discografia, ma si fatto riascoltare con piacere. Riescono comunque sempre a creare atmosfere suggestive e la classe, di casa da tempo, non manca nemmeno in questo caso. Ritengo comunque lultimo Varg Utan Flock un gradino superiore (forse pure due). Voto 80 |
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Parlo da quasi profano di black (ascolto poche cose, e tutte pi improntate al prog o all'avant come Enslaved, Asmodee, Solefald etc.) e a me il disco piaciuto molto, l'ho trovato molto elegante e melodico. Forse proprio perch di black non c' poi molto, se non alcune atomosfere... Belle le aperture a volte anche di matrice rock, un paio di assoli mi hanno ricordato i Floyd. Voto 76 |
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Disco godibile col loro trademark pressoch unico, secondo me in qualche canzone pecca d'ispirazione, ma nel complesso ci trovo molta classe e mi piaciuto. |
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Boh. A costo di essere tacciato di "hipsterismo", per me 'sto disco non sa da niente e gli Shining li trovo sempre pi plasticosi, freddi, insomma per nulla genuini e men che meno ispirati. Non sono uno di quelli che a prescindere ritengono superiori i primi demo registrati nel garage di casa perch pi "cult". Volendo ascolto con piacere anche tutto Klagopsalmer, quello per me stato l'ultimo degno di nota. Dopo, di ciascun album salvo forse uno o due pezzi ma comunque non me ne faccio nulla. Ehh... Amen.  |
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@Luca: Non siamo noi ad aver capito poco o nulla. Il tuo discorso era chiaro cos come -credo- lo sia il mio e di chi intervenuto dopo di me. Hai citato artisti spesso diametralmente diversi agli Shining (di questo disco come dei precedenti, anche i primi, ripeto), avvallando cos la recensione stessa e la sua conclusione. Quindi di cosa stiamo parlando? Peraltro hai evitato bellamente alcuni miei punti, non che mi interessi qualcosa, ma ti invito a rileggere il finale della recensione, magari capisci il punto di vista se non ti fermi solo al "ha dato 83 a questa ciofeca". Visto quello che dici di andar cercando, rinnovo ad ogni modo il mio invito ad ascoltarti l'ultimo (nonch primo) Misthyrming, in caso non lo conoscessi. |
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Vedo che avete capito poco o nulla.. ho citato quei gruppi x le sensazioni che mi danno.. musica malata come lo era quella contenuta nei primi tre album degli Shining.. poi so benissimo anch'io che trattasi di generi diversi |
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E' un buon album ma pone uno stop all'evoluzione degli Shining che fino a questo disco non si erano mai posti il limite di osare. Da fan che ha seguito il loro percorsi dagli inizi devo dire che sono soddisfatto, per speravo che dopo Redefining Darkness potessero dar vita a un qualcosa di pi progressivo. Poi, in tutta sincerit, citare Dodsengel, Svartidaudi, Sinmara (orthodox) e Mysticum (industrial black) sia in una recensione dei primissimi Shining che di quelli da IV in poi fuori luogo, se non altro per il tipo di black metal proposto... |
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Per essere ancora pi chiari: gli Shining fanno altro. Da sempre. Non da oggi. E li apprezzo proprio in quanto tali. |
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@Luca: Conosco tutto quello che hai citato e secondo me la stai facendo un bel po' fuori anche solo a mero livello di genere. Non vedo alcuna attinenza tra Shining (di qualunque disco, non solo quelli attuali) e Mysticum (specialmente il nuovo ritorno francamente a mio parere evitabilissimo, considerando i diciotto anni dal bellissimo debutto) o Svartiaudi... E anche se Sinmara e Dodsengel fanno ottime cose, anche l non riesco a trovare un nesso. Poi che in questo disco degli Shining di Black Metal (comunemente inteso, stilisticamente tale, come vuoi e preferisci) ce ne sia "poco" indubbio e nessuno lo sta negando. Pero, come diceva giustamente la recensione -nonch punto stesso del disco per come l'ho inteso io- che se il black metal porta delle sensazioni, ebbene quelle le puoi tranquillamente trovare pari pari in altri generi (anche apparentemente diametralmente opposti). O credi forse che gli Svartiaudi, dall'alto delle loro distorsioni elevate, siano pi neri (mi si perdoni il gioco di parole qui) ed angoscianti del citato Jefferson nella recensione? Per me il punto sta tutto l, nella conclusione della bella recensione che ha fatto Ahti. Poi, ad ognuno le sue... Mi sembra, per, che il discorso sia pi che altro "non pi black metal", ma in questo caso rimando ancora alla conclusione della recensione qui sopra, con cui mi trovo perfettamente in linea. Ad essere onesti, se voglio un disco Black Metal che si avvicini alle cose da te citate quest'anno, vado sui Misthyrming (se non l'hai sentito, visto quello che sembri cercare, te lo consiglio). |
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@theo... forse il fatto della malattia ti far anche ridere, ma personalmente quando voglio ascoltare musica estrema, e in particolar modo black metal, vorrei che mi desse sensazioni di disagio... Shining fino ad Angst davano quelle sensazioni, dopo sono diventati un gruppetto rock se si esclude qualche parte interessante di Halmstad.. ascoltati Sinmara, Dodsengel, il nuovo Mysticum, Svartidaudi e troverai ci di cui parlo |
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A mio parere 'sto disco privo di idee, l'ispirazione di un tempo del tutto svanita e in molte parti si ricalcano vecchie idee riutilizzate alla bisogna per puro business a m di specchietto per le allodole... anzi per gli allocchi... ho adorato sto gruppo e non lo dico per spocchia ma, relativamente al mio intimo sentire, quello che dovevano dire l'hanno gi detto nei 2 album da me sottocitati... poi ok... un'ascoltata ogni tanto la si d sempre volentieri... ad es a me qualcosa in Fodd Forlorare non era dispiaciuto e anche in quest'album ci sono momenti che non mi dispiacciono, ma arrivare ai livelli del passato ce ne passa di acqua sotto i ponti: sempre secondo me e con grandissimo rispetto per il parere di quelli che non sono d'accordo... baci e abbracci, vi voglio bene!!! ;D |
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Ottimo disco e recensione impeccabile, che centra esattamente le mie stesse impressioni: ennesima dimostrazione dell'abilit e della classe di una band che non necessita e non si accontenta dei classici stilemi Black Metal per coglierne e trasmetterne, tuttavia, tutte le sensazioni. Un monicker che purtroppo attira sempre sfott del tutto immotivati e numerose ed infantili critiche (forse persino lusinghiero definirle tali, in quanto non noto mai argomentazioni serie n fondate, come hanno sottolineato ErnieBowl e Theo). |
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@Ernie: Lascia stare, dopo la mitica recensione di metalitalia con il canonico 6/7 (che danno a tutti, cos per non sbagliare, giustamente) partita addirittura la moda del "non c' pi la malattia di un tempo". Come se prima ad ascoltare gli Shining uno si prendesse il tifo. Poi capisco che sia da fenomeni anche la battuta "ihih il titolo autobiografico" (mi piacerebbe sapere da quale recensione l'hanno letta per la prima volta questa perla di umorismo facile quanto scemo)... Non so, magari con questa sagacia si rimorchia in spiaggia per |
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Ormai si leggono sempre gli stessi commenti... "morti dopo Halmstad/The Eerie Cold/qualsiasi disco sempre pi indietro nella discografia perch c' sempre qualcuno che vuole fare l'Hipster pi degli altri". Ma le argomentazioni di una volta dove sono finite? |
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Quoto Luca... a mio parere dopo le vette di The Eearie Cold e Halmstad stata una continua parabola discendente... poi magari a Luca il dittico sovracitato non piaciuto ma tant'... |
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Disco penoso.. non capisco come si faccia a dare 83 a una tale ciofeca..non ha pi nulla della malattia iniziale, gruppo ordinario che guarda al business |
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Il gioco al rilancio imbastito negli album precedenti doveva per forza finire, e il precedente Redefining Darkness ha dato un chiaro segnale in materia, come una vera e propria ridefinizione dei termini identitari. Anche in occasione di questo nuovo IX non si pu certo dire che Kvarforth non sia chiaro nellesprimere le sue intenzioni, avvalorate anche da una controparte musicale inequivocabilmente differente da quanto espresso sino, almeno, a Eerie Cold, disco che ricordo recare in calce una frase come this marks the end of the black era Questo per dire, sinteticamente, che di black propriamente detto su questo IX ce n' in realt molto poco, ma anche, purtroppo, di oggettive novit e/o innovazioni nel sound. Del resto "Everyone, Everything, Everywhere, Ends", appunto... |
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*con l'aiuto di altri... Mancante nel commento qui sotto, pardon |
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Concordo con le parole della (bellissima) recensione. A me piaciuto moltissimo fin da subito, ha sicuramente molte sfaccettature conme detto ma anche vero che i nuclei dei pezzi prendono dai primi ascolti per via di un'anima fortemente catchy che contraddistingue le (pur elaborate e non banali) composizioni. La cosa che mi piace di pi del disco proprio quella evidenziata nella conclusione dello scritto: l'anima black metal, l'emozioni dello stesso genere, trasportate e traslate con l'aiuto (e a volte con i soli) altri. Lo puoi chiamare Black Metal acustico (!) o appunto accomunarlo ad altro, poco importa, riesce ne suo intento per quanto mi riguarda. Sicuramente non il loro disco migliore, alcuni passaggi per quel che mi riguarda alle volte vanno a vuoto, ma sono sottigliezze... Gran bello anche per me, hanno classe da venedere... Da sempre, ma dopo la mezza defiance dello scorso capitolo, qui lo ridimostrano egregiamente. |
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ben tornato jacopo! il disco l'ho preso oggi quindi non posso esprimermi ma dalle poche preview ha tutto quello che hai scritto al suo interno, a breve mi far un'idea. intanto di nuvo ben tornato!  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Den Påtvingade Tvåsamheten 2. Vilja & Dröm 3. Framtidsutsikter 4. Människotankens Vägglösa Rum 5. Inga Broar Kvar Att Bränna 6. Besök Från I(ho)nom
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Line Up
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Niklas Kvarforth (Voce, chitarra) Peter Huss (Chitarra) Euge Volovirta (Chitarra) Christian Larsson (Basso) Rainer Toumikanto (Batteria)
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RECENSIONI |
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