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Full Devil Jacket - Valley of Bones
( 1812 letture )
Quindici anni di distanza tra primo e secondo album probabilmente sono un piccolo record. Detentori di questo “primato” sono gli statunitensi Full Devil Jacket che, dopo il debutto omonimo datato 2000, ci hanno fatto attendere fino al 2015 per questo Valley of Bones. La band torna dopo aver vissuto un periodo decisamente sfortunato a seguito di un inizio di carriera in cui sembrava benevolmente accompagnata dalla dea bendata. I nostri infatti nascono a fine anni novanta fautori del sound alternative che proprio in quel periodo è tanto in voga, notati da Tom Zutaut (il tizio che ha scoperto tali Guns N’ Roses) firmano un contratto con una delle etichetta simbolo di quell’epoca: la Def Jam e dopo un EP escono sul mercato con il primo album omonimo. Il successo è folgorante: pubblico e critica apprezzano e il disco diventa addirittura d’oro permettendo ai nostri di partire in tour con i nomi più importanti della scena (Creed, Nickelback, Slipknot e Mudvayne). Il futuro sembra luminosissimo, ma come sovente accade, le ombre non tardano a manifestarsi: il cantante e leader Josh Brown è vittima di un overdose di eroina e viene salvato per miracolo dalla sua fidanzata, il tragico episodio lo spinge a stoppare l’attività della band per rimettere in ordine la sua vita. Il gruppo rimane sostanzialmente assente dalle scene fino al 2010 quando si riunisce per uno show di beneficenza per aiutare il chitarrista Michael Reaves colpito dal cancro. Purtroppo Michael ha perso la sua battaglia, ma ha lasciato a Brown e al batterista Keith Foster la voglia di ripartire. Arruolati Paul Varnick alla sei corde e Moose Douglass al basso la band, agli ordini del produttore Justin Rimer ha confezionato questo Valley of Bones.

Il sound è fondamentalmente lo stesso degli esordi, stiamo parlando quindi di un alternative assimilabile a quanto proposto da Creed, Staind e compagni a cui si sono aggiunti riff stoppati, voce che alterna clean e scream e contaminazioni elettroniche abbastanza frequenti. Il risultato finale purtroppo non è molto esaltante, le composizioni soffrono di una sostanziale mancanze di ispirazione che rende tutto l’album abbastanza piatto: nonostante si vari da pezzi duri e “incazzati” alle semi-ballad quasi pop, quella che rimane è una forte sensazione di “già sentito” e una generale mancanza di mordente.
L’apertura è affidata a Killers, pezzo nel suo complesso ben costruito a cui però manca un po’ di grinta per essere veramente convincente; la title track riprende un po’ le contaminazioni elettroniche di Rob Zombie lasciando però spazio ad un ritornello più classico. 7x Down è un brano fortemente auto-biografico, retto da un buon lavoro di chitarra che si distingue soprattutto nel roccioso riff portante e caratterizzato da un cantato finalmente aggressivo; si rallenta decisamente con The Moment una semi-ballad assolutamente rivedibile. Con We Got the Love la band ha decisamente pensato alla dimensione live, impostando tutta la traccia su cori che faranno facilmente presa sul pubblico ad uno show, segue un’altra ballad guidata dai violini elettrici: What If I Say che lascia abbastanza indifferenti. Al settimo posto in scaletta troviamo uno degli episodi migliori di Valley of Bones: Blood of the Innocent in cui, uno dei riff più duri dell’album, accompagna le vocals incazzate di un ottimo Brown che solo nel ritornello torna al clean e ad una melodia più orecchiabile. Seguono Picturebox Voodoo, che pesca ancora dalle sonorità care a Mr. Zombie, Paper Crown e August che sono gli ennesimi lenti piatti e abbastanza scontati.

Arrivati, a fatica, alla fine di questo ritorno dei Full Devil Jacket c’è da chiedersi se non sarebbe stato meglio lasciare a questo monicker lo status di “meteora cult” all’interno della scena alternative degli anni ‘90 senza provare a riportarlo in vita. Di per sé l’album è ben suonato e prodotto, alcune lyrics trasmettono con efficacia le vicissitudini patite dai membri del gruppo, quello che manca sono purtroppo le idee. Molte delle tracce non hanno nulla che le faccia brillare di luce propria e lasciano una forte sensazione di scarsa originalità, che si manifesta in modo particolare nelle 4 (!) ballad che popolano le track-list. Magari i ragazzi hanno bisogno di trovare l’affiatamento giusto in tour per far scattare nuovamente la scintilla dell’ispirazione e provare a riproporre qualcosa di veramente valido.



VOTO RECENSORE
52
VOTO LETTORI
93 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2015
SPV/Steamhammer
Hard Rock
Tracklist
1. Killers
2. Valley of Bones
3. 7X Down
4. The Moment
5. We Got the Love
6. What If I Say
7. Blood of the Innocent
8. Picturebox Voodoo
9. Paper Crown
10. August
Line Up
Josh Brown (Voce)
Paul Varnick (Chitarra)
Moose Douglass (Basso)
Keith Foster (Batteria)
 
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