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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Cattle Decapitation - The Anthropocene Extinction
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( 5518 letture )
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Divenuti con il precedente album una delle band più apprezzate e seguite della scena estrema, i Cattle Decapitation tornano con l’attesissimo nuovo album intitolato The Anthropocene Extinction, guidati sempre dal cantante e da tempo unico membro fondatore Travis Ryan.
Con uno stile ormai consolidatosi da tempo, aspettarsi dei cambiamenti sarebbe stato chiedere troppo, ed è bene premettere ciò poiché chi non ha apprezzato gli ultimi lavori del gruppo, molto difficilmente digerirà questo nuovo capitolo. Il perché è evidente sin dal primo ascolto; è ormai assicurato come il gruppo, ma più in particolare Travis Ryan, sia ormai intenzionato a rendere sempre più protagoniste le particolari “voci pulite”. Se nei precedenti lavori si trattava di un utilizzo più moderato e che diveniva utile per dare ai pezzi un tocco di personalità in più, questa volta saranno rintracciabili in praticamente tutti i brani, andando così a togliere quel senso di imprevedibilità e sorpresa che si creava prima. Nonostante questo, e nonostante questo stile possa piacere come non piacere, bisogna confermare l’ottimo stato di forma del gruppo; si ha sempre a che fare con il classico death metal schizofrenico di casa Cattle Decapitation (che comunque deve non poco ai Cryptopsy) ricco di cambi di tempo e incursioni melodiche intente a rendere determinati momenti ancora più orecchiabili. Nonostante la complessità del songwriting e l’imprevedibilità generale, il disco non cade mai nel tranello dell’esagerazione fine a se stessa, ma anzi, il tutto è messo al servizio della violenza sonora. Perché nel complesso, il lavoro raramente si prende attimi di pausa, assestandosi per la maggior parte su velocità elevatissime dettate dal drumming di David McGraw, che farà felici gli amanti dei blast beat forsennati (anche se, a causa di una produzione troppo cristallina, certi passaggi portano alla mente le batterie di software come EzDrummer). Non passa poi inosservato il lavoro alla chitarra di Josh Elmore, sempre imprevedibile e, almeno questa volta, con una particolare attenzione agli assoli. Tra riff sparati a velocità elevate, dissonanze e qualche rallentamento più groove, le canzoni sono sempre dinamiche e mai troppo lineari.
Difficile citare dei brani in particolare, e questo accade per i motivi riguardanti la voce pulita di Ryan, che attenzione, è autore come sempre di una prova al microfono che non si discute, dimostrandosi ancora una volta uno dei cantanti estremi più caratteristici e capaci. Nelle loro composizioni comunque molto arzigogolate, il sound del gruppo è ormai privo di quell’effetto sorpresa che era presente nei lavori precedenti, e più che i brani, vengono da citare i momenti con voce pulita che maggiormente godono di personalità o che sono particolarmente riusciti: Plagueborn, Circo Inhumanitas, No Suitable for Life e Pacific Grim. L’utilizzo di questo stile in sostanza, pare sia giunto al suo massimo, e se da un lato funziona, dall’altro si ha come una standardizzazione del tutto. Non che ci sia qualcosa di male, alla fine è il compimento di un processo partito con i dischi precedenti, ma è anche vero che ogni tanto il tutto sembri un po’ troppo forzato.
Nonostante queste piccole pecche, The Anthropocene Extinction è sicuramente un album riuscito, tanto che potrebbe essere definito come l’apice compositivo dei quattro. Adesso, resta da capire in che modo Ryan e soci riusciranno a stupire nei lavori successivi. Ciò che prima era un’aggiunta interessante e particolare, è diventata ormai parte integrante e fondamentale del sound (ed anche per questo chi non li ha mai apprezzati, difficilmente lo farà ora), con tutti i pro e i contro che si porta dietro.
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13
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Album clamoroso come il precedente. Band pazzesca.. |
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12
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A livello musicale "Monolith Of Inhumanity" è una spanna sopra, ma neanche questo "The Anthropocene Extinction" non scherza affatto. Prodotto meglio che il precedente (batteria troppo in primo piano) e sicuramente più accessibile (che non è una svendita commerciale ma piuttosto segno della maturità artistica raggiunta), con questo album i C.D. si confermano come una delle realtà più interessanti in ambito estremo. Per me si merita un bel 85 |
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11
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Seguirò il tuo consiglio Doom, penso proprio che ne valga la pena... |
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10
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@Marco75, approfondisci anche il precedente...non te ne pentirai. Un album ai limiti del clamoroso. Anche questo e' molto bello comunque. |
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9
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Dell'album precedente ho ascoltato due o tre canzoni e quindi non mi azzardo a fare paragoni, e non conosco per niente gli altri album, ma The Anthropocene Extinction per me è una bomba e sono proprio le tanto criticate clean vocals (che poi tanto clean non sono) e l'orecchiabilità delle canzoni che rendono questo album accattivante. Le canzoni si posso addirittura cantare, un risultato stupefacente considerando il genere di musica. Chi l'ha detto che il metal estremo deve essere solo rabbia e potenza senza melodia? Concordo con il voto lettori. |
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8
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Dopo Karma Bloody Karma, The Harvest Floor e soprattutto Monolith Of Inhumanity ci si aspettava il salto di qualità definitivo. Ed invece niente: The Anthropocene Extinction è ancora un lavoro nella media. Troppe clean vocals, troppo morbidi rispetto ai precedenti e soprattutto abbastanza prevedibili. Rimandati:,intanto torno ad ascoltarmi il folle The Harvest Floor. 73\100. |
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7
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Niente da fare, ci ho provato più volte ma non li digerisco, hanno un modo di suonare techno death che proprio non incontra i miei gusti. Fanno parte di quell'elenco di gruppi che non apprezzerò mai, al contrario di mostri come Gorod, Decapitated (fino al capolavoro "The Negation"), Beyond Creation, Nile e via dicendo. |
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6
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... È un album della madonna! Supera ampiamente Monolith! Voto: 90 secco. |
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5
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Travis Ryan, te lo dico con il cuore: hai rotto le scatole con le tue "clean vocals" messe a caso giusto per variare ancora più a caso i pezzi. Detto questo, buon disco ma abbastanza altalenante, si perde nella parte centrale e diciamo che il precedente lo preferivo: almeno lì certe soluzioni vocali avevano un senso (Your Disposal e Kingdom of Tyrants) |
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4
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77 è troppo basso come voto, a mio parere supera di molto il suo predecessore, che già era un ottimo album. almeno 90-95. |
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3
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Per quanto mi riguarda l'ho ascoltato ancora troppo poco e non voglio entusiasmarmi troppo...ma penso sia destinato a essere l'album del momento. Notevole la loro crescita da qualche anno a questa parte. Sicuramente tra i migliori... |
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2
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doveva essere...ma non é stato! 65 |
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1
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Devo a malincuore riconoscere che "Monolith..." mi aveva colpito molto di più. Con questo nuovo album, per cui nutrivo molte aspettative, non ho provato le stesse emozioni di sorpresa e coinvolgimento, tutto sa di già sentito, anzi addirittura di riciclato in versione più morbida (causa abuso delle "clean" vocals)... Non gli do più di 7, in attesa del prossimo capitolo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Manufactured Extinct 2. The Prophets of Loss 3. Plagueborne 4. Clandestine Ways (Krokodil Rot) 5. Circo Inhumanitas 6. The Burden of Seven Billion 7. Mammals in Babylon 8. Mutual Assured Destruction 9. Not Suitable for Life 10. Apex Blasphemy 11. Ave Exitium 12. Pacific Grim
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Line Up
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Travis Ryan (Voce) Josh Elmore (Chitarra) Derek Engemann (Basso) David McGraw (Batteria)
Musicisti ospiti
Phil Anselmo (Voce su The Prophets of Loss) Tristan Shone (Programming su Plagueborne) Jürgen Bartsch (Voce su Pacific Grim)
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