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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Stormhammer - Echoes of a Lost Paradise
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( 1268 letture )
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Chi sono, in breve, gli Stormhammer? Una band tedesca (moooolto tedesca e fiera di esserlo), in attività dal 1993, facente parte del versante più "dark" del power metal di ascendenza germanica, giunta con questo Echoes of a Lost Paradise al quinto album.
Fatte le presentazioni, veniamo al disco. Gli Stormhammer per l'occasione rinnovano la lineup, introducendo in formazione il cantante Jürgen Dachl, il chitarrista Bernd Intveen e il batterista Chris Widmann (cavallo di ritorno). Al cambiamento di tre dei cinque componenti del gruppo non corrisponde, in ogni caso, un cambiamento altrettanto evidente a livello di sonorità proposte. Gli Stormhammer sono i soliti "true German metallers", anche se con qualche fraseggio di tastiera in più. Il disco scorre via abbastanza liscio, senza particolari picchi qualitativi, né cadute di stile. Grandi galoppate, doppia cassa assassina, voce rauca, riffing sparato e incessante, assoli tirati. Dagli Stormhammer non ci si può aspettare molto altro. A livello di suono, di compattezza e di resa, funzionano, se si eccettuano le già citate tastiere (quasi sempre superflue) e la troppo plasticosa produzione della batteria. Purtroppo il livello compositivo è piuttosto basso, con idee riciclate dai dischi precedenti e dai capolavori del genere e, cosa più grave, non sempre tali idee sono miscelate con la dovuta ponderazione, anzi, in qualche caso si ha l'impressione di trovarsi di fronte a brani scollati, composti con una certa dose di pressapochismo. Da evidenziare come la coerenza interna del disco sia minata dall'alternanza tra brani più cupi e vicini al thrash e altri pezzi più rapidi e "spensierati", senza però che si abbia l'impressione che si tratti di una scelta pienamente consapevole. Parlando invece della prestazione della new entry più importante, quella del vocalist Jürgen Dachl, era lecito attendersi qualcosa di più. Tra i punti di forza del singer rientrano sicuramente il timbro personale e la capacità di muoversi tra differenti vocalità; Dachl è però complessivamente fiacco a livello interpretativo, a causa della sua inespressività sulle note alte e di un utilizzo non convincente e poco ficcante del growl e del canto "graffiato". Discrete invece le performances dei restanti membri della band. Interessante è invece l'artwork (pur se troppo videoludico), che reinterpreta in senso metallico L'Isola dei Morti di Bocklin, a opera del noto Jan Yrlund (Manowar, Stratovarius, Korpiklaani, Impaled Nazarene sono solo alcune delle band che hanno usufruito delle sue creazioni). Dato non confortante, il miglior brano della tracklist, Holy War, risale a ben quindici anni fa. Gli Stormhammer danno quindi la dimostrazione definitiva della propria cronica incapacità di rinnovarsi e di raggiungere vette qualitative davvero convincenti. Peccato.
Echoes of a Lost Paradise è, in definitiva, un disco che raggiunge la sufficienza di puro mestiere, ma che manca di qualsivoglia spunto realmente trascinante. Forse per gli Stormhammer è giunto il momento di posare il martello.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Remembrance 2. Glory Halls of Valhalla 3. Fast Life 4. Echoes of a Lost Paradise 5. Leaving 6. Bloody Tears 7. Holy War 8. Black Clouds 9. Into Darkest Void 10. Promises 11. Stormrider 12. The Ocean
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Line Up
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Jürgen Dachl (Voce) Manni Ewender (Chitarra) Bernd Intveen (Chitarra) Horst Tessmann (Basso) Chris Widmann (Batteria)
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RECENSIONI |
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