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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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Bal-Sagoth - Starfire Burning upon the Ice-Veiled Throne of Ultima Thule
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( 3694 letture )
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A poco più di un anno dall’esordio A Black Moon Broods over Lemuria, i britannici Bal-Sagoth calarono il proprio secondo asso, per molti a tutt’oggi la migliore release della loro lunga carriera. Siamo nel 1996, nel cuore di anni non certo avari per il black metal, nelle sue varie contaminazioni. Eppure, il black sinfonico di Starfire Burning upon the Ice-Veiled Throne of Ultima Thule ha saputo e sa ancor oggi colpire l’ascoltatore, e non solamente per i suoi interminabili titoli.
Le dieci tracce, tutte attorno ai sei minuti salvo poche eccezioni, dimostrano fino dal primo preludio strumentale Black Dragons Soar Above the Mountain of Shadows una certa virata nello stile, con una maggiore attenzione ai dettagli per quanto riguarda soprattutto gli arrangiamenti di tastiera che, grazie ad una migliore valorizzazione del gran lavoro di Jonny Maudling, occupano finalmente tutto lo spazio che si meritano (come Journey to the Isle of Mists (Over the Moonless Depths of Night-Dark Seas) e in The Splendour of a Thousand Swords Gleaming Beneath the Blazon of the Hyperborean Empire, per citarne un paio), diventando a tutti gli effetti quinto elemento chiave della band, veramente alla pari con gli altri. Tale cambiamento, che allontana la band dai passati lidi puramente black (e a tratti death), rimarrà presente lungo le release successive, diventando in breve marchio di fabbrica degli inglesi, distinguendoli, almeno in parte, dalla massa. A migliorare, inoltre, sono le capacità narrative del mastermind Byron Roberts le cui vocals, per altro ben coadiuvate da testi aggiuntivi nel booklet originale pubblicati per meglio seguire l’intera storia, sanno passare da un narrato affascinante e a tratti pomposo, ad un graffiato aggressivo, per proseguire in screaming e ritornare fluentemente ad un tono chiaro ed aulico, quasi come a parlare fosse un vero oracolo, seguendo meticolosamente il tracciato delle lyrics e venendo puntualmente supportati dai precisi riffing di Chris Maudling, quelli sì, spesso e volentieri ancora puramente black, come nella titletrack stessa, Starfire Burning upon the Ice-Veiled Throne of Ultima Thule. Infine, una piccola attenzione a parte la merita il piccolo se vogliamo omaggio del combo al compositore statunitense Basil Poledouris, dichiaratamente uno degli ispiratori nello stile della band, e in particolare alle sue produzioni per il film Conan il Barbaro (1982) che rieccheggiano, non troppo nascoste, in brani quali And Lo, When the Imperium Marches Against Gul-Kothoth, Then Dark Sorceries Shall Enshroud the Citadel of the Obsidian Crown e In the Raven-Haunted Forests of Darkenhold, Where Shadows Reign and the Hues of Sunlight Never Dance, soprattutto a livello di chitarra e batteria. Inoltre, come ultima nota un po’ retrò, vale la pena ricordare che all’epoca la Cacophonous decise di aggiungere una traccia cd-rom interattiva all’inizio del disco, con il solo scopo di promuovere altre band al momento nel loro roster. Il risultato? Una buona dose di sconcerto ed insofferenza tra gli ascoltatori, colti in contropiede da tale materiale totalmente estraneo a quanto si stavano giustamente aspettando, a causa di un’operazione di marketing che fin da subito si rivelò chiaramente non tra le più riuscite di quel periodo.
Tirando le somme, un disco, Starfire Burning upon the Ice-Veiled Throne of Ultima Thule, che è stato ed è tuttora in grado di colpire anche gli appassionati di black metal più allergici alle atmosfere da concept fantasy, all’overdose di epicità, al narrato frequente o ai titoli altisonanti e quasi infiniti. Certamente una delle migliori produzioni del trio di Yorkshire, assieme agli altri due titoli della cosiddetta prima trilogia (il già citato A Black Moon Broods over Lemuria e al successivo Battle Magic in grado perfino di attirare l’attenzione dei piani alti in casa Nuclear Blast), capace di strappare ancor oggi più di un consenso, soprattutto (amaramente) sapendo che i Bal-Sagoth, se mai torneranno sulle scene, difficilmente saranno in grado di ripetersi a livelli così alti.
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14
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Band enorme che meriterebbe ben altra fama. Hanno influenzato mille generi e mille band. Disco stupendo, da avere. |
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Album stupendo, per me il loro migliore insieme al successivo. Sound inconfondibile ed affascinante, band unica nel suo genere! Da avere! Voto 90 |
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12
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Mah le copertine sono belle, i titoli anche, i temi fantasy sono interessanti, quello che manca per me è proprio la musica: orchestrazioni che sembrano fatte al Computer, rimbombi di batteria sullo sfondo, una voce preistorica che parla (non canta : proprio parla) e tanta confusione di strumenti che vanno su e giù come a voler dimostrare chissà cosa. Mi sembra veramente poco in confronto alle possenti costruzioni barocche di Sinphony X oppure il fragore ultraterreno dei Dimmu Borgir. Proverò a riascoltarlo. |
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11
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Quando uscirono a me piacevano molto. Poi li ho persi del tutto di vista. |
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9
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All'epoca mi copia il cd di un amico su cassetta. Non vi dico i porconi a scrivere i titoli dei pezzi! |
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8
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Per me disco epocale, quanto di più evocativo possa esserci in ambito epic. "And lo, When the Imperium marches..." trasuda epicità conaniana da tutti i pori, canzone simbolo di un genere un po' come "Land of the Dead" dei Summoning per il black atmosferico... |
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7
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Mi sono imbattuto in questa band pochi mesi or sono, e il loro mix di black, epic e power è piuttosto interessante. Ho ascoltato pezzi tratti da vari album, sono curioso di vedere la rece di power cosmic, visto che i più dicono essere il loro miglior lavoro. |
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6
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Bel disco, lo presi appena uscito. Riascoltato di recente e devo dire che lo trovo ancora bellino. Unica cosa stonata la scelta (non penso della band) di mettere come prima traccia quella per i computer con sonseguente silenzio e il disco incomincia dalla 2... |
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5
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Capolavoro. Band che merita ben altri risultati e invece sono fermi da anni. Dischi meravigliosi TUTTI. |
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Per me e' il loro lavoro migliore, amo le loro storie che si perdono in atmosfere senza spazio e senza tempo, un death black fantasy originale ed epicamente coinvolgente, che mi riporta alla mia adolescenza, bel disco. |
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3
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Che dire, ai tempi lo presi, ma avevo un altra età. Ora queste sonorità così pacchiane e stucchevoli le trovo inascoltabili. Comunque ai tempi apprezzai. |
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2
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una band che dal '99 (anno in cui li ho conosciuti con "the power cosmic") ad oggi ancora apprezzo tantissimo!!! tematiche fantasy ultra-contorte da capogiro, testi, storie collegate tra di loro (da un album ad un'altro) che formano un unica esalogia (sei capitoli per sei album) giunta al suo termine con l'ultimo "the chthonic chronicles" datato 2006. |
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Confermo e sottoscrivo...bel disco superiore all"esordio se non ricordo male...sara' un secolo che non lo ascolto...non mi ricordo nemmeno se ho ancora la musicassetta...Cmq un passo avanti rispetto "a Black moon..." che in qualche tratto era troppo prolisso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Black Dragons Soar Above the Mountain of Shadows (Prologue) 2. To Dethrone the Witch-Queen of Mytos K'unn (The Legend of the Battle of Blackhelm Vale) 3. As the Vortex Illumines the Crystalline Walls of Kor-Avul-Thaa 4. Starfire Burning upon the Ice-Veiled Throne of Ultima Thule 5. Journey to the Isle of Mists (Over the Moonless Depths of Night-Dark Seas) 6. The Splendour of a Thousand Swords Gleaming Beneath the Blazon of the Hyperborean Empire 7. And Lo, When the Imperium Marches Against Gul-Kothoth, Then Dark Sorceries Shall Enshroud the Citadel of the Obsidian Crown 8. Summoning the Guardians of the Astral Gate 9. In the Raven-Haunted Forests of Darkenhold, Where Shadows Reign and the Hues of Sunlight Never Dance 10. At the Altar of the Dreaming Gods (Epilogue)
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Line Up
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Byron Roberts (Voce) Chris Maudling (Chitarra, Basso) Jonny Maudling (Batteria, Tastiera)
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RECENSIONI |
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