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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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04/10/2015
( 3094 letture )
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Numerosi sono i gruppi appartenenti all’ondata che all’inizio degli anni 80 contribuirono più o meno pesantemente all’affermazione della N.W.O.B.H.M. sulla scena internazionale. Non tutti loro produssero dischi di particolare rilevanza e non troppi sono restati attivi per un tempo significativo, ma tra quelli che lasciarono la loro impronta, incidendo quattro dischi più che dignitosi tra l’82 e l’84, ci sono i Tank. La loro storia è poi proseguita, in estrema sintesi, con un album deludente, lo scioglimento, la fatidica reunion, l’allestimento di una formazione da parte di Tucker ed Evans con Doogie White alla voce, con gli “scazzi” legali contro Algy Ward per l’uso del moniker dopo il suo stop forzato a causa di alcuni problemi di salute ed i vari, inevitabili cambi di formazione. Alla fine, ad emergere dopo numerose peripezie, è una line up che oltre al duo di cui sopra, prevede ZP Theart (ex Dragonforce) alla voce, Bobby Schottkowski (ex Sodom) alla batteria e Barend Courbois al basso. Quest’ultimo già sostituito da Arco Bommer dopo l’incisione dell’album qui recensito, visti i suoi impegni con i Blind Guardian.
Di quel gruppo di estrazione punk che registrò i quattro dischi citati nel paragrafo precedente, però, non rimane oggi letteralmente più nulla. Formazione e diritti sul nome a parte (esistono anche i Tank di Algy Ward, one man band dallo stile più fedele all’originale), i suoni ruvidi, ignoranti ed aggressivi che fecero la fortuna iniziale dei Tank, sono oggi sostituiti da un heavy-rock amichevole, melodico, di stampo a tratti americano, quindi lontanissimo dall’aggressività dei primi anni 80. Niente di troppo male nel fatto in sé, il tempo passa, i gusti e le persone cambiano e spesso l’irruenza dei vent’anni viene sostituita dalla riflessività e dalla professionalità dell’età matura. Tutto normale. Valley of Tears, però, al di là di una formale correttezza e dell’assenza di gravi pecche, spara assolutamente a salve. I nove brani che compongono la scaletta del CD scivolano via piacevolmente, facendo muovere il piede, lasciando in testa qualche ritornello piacevole a partire da quello di War Dance, per proseguire con quello di Valley of Tears, canzone lunga e di buona atmosfera, della sinuosa Eye of a Hurricane, della blueseggiante Make a Little Time e di Hold On, ma non c’è molto altro da annotare. Qualche pezzo più aggressivo -si fa per dire- come War Dance, Heading for Eternity e World on Fire ed un divertente strumentale come One for the Road a chiudere il tutto, ma manca la “ciccia”. Una produzione adeguata alle canzoni, degli assoli sempre ascoltabili e ben costruiti ed una voce che di per sé stessa non dispiace, ma che probabilmente non è personale a sufficienza per sradicare il ricordo del passato, completano il panorama generale.
Canzoni che vanno dal blues, all’hard rock all’heavy, composte come da manuale del bravo musicista e suonate attingendo allo stesso tomo, gruppo dal pedigree abbastanza illustre e disco che teoricamente funziona come previsto, ma lo fa soprattutto a causa del mood che i musicisti riescono a comunicare, più che per i brani proposti. Appena terminato l’ultimo pezzo, ciò che rimane è la sensazione di un lotto di canzoni il cui svolgimento è sempre molto prevedibile, sempre molto regolare, ma anche sempre molto scontato. Carino, ma niente altro. Guardando oltre la facciata, Valley of Tears è paragonabile ad uno yogurt da consumare rapidamente prima che scada e che, una volta trascorsa la fatidica data indicata sul bordo della confezione, può anche essere tenuto in frigo per un altro po’ e mangiato senza danni, ma che certamente lascia una sensazione di fame che solo una sostanza ben più consistente potrebbe soddisfare. Dignitoso, a tratti molto divertente, ma troppo normale nel suo svolgimento per essere ricordato.
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Non mi é piaciuto, l'assenza di white si sente eccome. Sono d'accordo con raven. |
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Molto bello Heavy metal molto coinvolgente e piacevole! |
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All'estero: mmmmmm buoni gli spaghetti col ketchup....Italia: cazzo, che schifo gli spaghetti col ketchup!!!...forse non è tutto oro quel che luccica |
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No, non si tratta di gusti, ma di valutare oggettivamente a prescidenre da quelli. |
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E, bello quando sono venuti qui in Italia ad Aprile! Speriamo l'anno prossimo =) |
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Anche a me è piaciuto, comunque, i gusti son gusti.... |
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Non è un capolovoro, ovviamente, però a me piace. Non c'entrano nulla con i Tank dei fratelli Brabbs, ma ormai sono 30 anni che accade. Casomai dovrebbero cambiare nome, ma le bollette le pagheranno pure loro. |
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Se è per questo ci sono siti esteri che gli hanno assegnato 90, cioè disco alle soglie del capolavoro. non sarà che all'estero promuovono tutto con troppa facilità? questo è li festival della scolasticità, se diamo certi voti a simili lavori per quelli davvero buoni dobbiamo ragionare in millesimi. |
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All'estero:"Tutto sommato è un buon album e Zp Theart è stato ottimo" Italia:"Quest'album fa schifo e Zp Theart è una merda" ....Boh... |
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All'estero:"Tutto sommato è un buon album e Z |
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Mah, io continuo a non capire come facciano a portare ancora in giro questo nome e non vergognarsi. |
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Ascolterò e leggerò la rece con curiosità. |
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non e' brutto, é troppo prevedibile, troppo da manuale. |
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Davvero così brutto? Gli ultimi due mi erano garbati parecchio, ovvio con doogie alla voce, un grande |
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Non c'è niente da fare ZP Theart alla voce per me è inascoltabile, minchiata ciclopica sostituire Doogie White. Per me yogurt già rancido. |
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"Segna il dannato punto! ho detto segna il punto! stai per entrare in una valle di lacrime!!!" |
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"Segna il dannato punto! ho detto segna il punto! stai per entrare in una valle di lacrime!!!" |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. War Dance 2. Valley of Tears 3. Eye of a Hurricane 4. Hold On 5. Heading for Eternity 6. Living a Fantasy 7. Make a Little Time 8. World on Fire 9. One for the Road
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Line Up
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ZP Theart (Voce) Mick Tucker (Chitarra) Cliff Evans (Chitarra) Barend Courbois (Basso) Bobby Schottkowski (Batteria)
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