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Doomshine - The End Is Worth Waiting For
12/10/2015
( 1733 letture )
La band di cui ci occupiamo oggi proviene dal sud della Germania e precisamente da una cittadina a pochi chilometri da Stoccarda. Attivi ormai da quindici anni, per il primo anno di attività erano conosciuti col nome di Sleep with the Devil, salvo poi cambiare il proprio monicker in quello attuale, Doomshine. Dopo un primo album pubblicato nel 2004, dal titolo Thy Kingdoom Come (una nemmeno troppo velata dichiarazione d’intenti riguardante il genere proposto), ed un secondo disco realizzato a ben sei anni di distanza ed intitolato nientemeno che The Piper at the Gates of Doom, i quattro tedeschi giungono ora al traguardo del terzo full length, il qui presente The End Is Worth Waiting For. Lungo questo arco di tempo la line-up non è cambiata di una virgola, col cantante Timmy Holz impegnato anche alle sei corde, il talentuoso chitarrista Sven Podgurski a sfoderare riff volutamente pesanti e potenti, ma non senza uno spiccato gusto melodico, ed una sezione ritmica molto quadrata composta dal bassista Carsten Fisch e dal batterista Markus Schlaps. Come si può facilmente intuire da queste premesse, i Doomshine rientrano di diritto nel genere doom, ma non mancano elementi epici e fantasy (relativi soprattutto alle lyrics) in grado di diversificare un minimo lo stile del gruppo. Per far fede al genere proposto, l’album presenta appena sette brani che si dilungano però per ben cinquantacinque minuti, senza canzoni che si fermino sotto i sei minuti. Ma andiamo ora ad analizzare più a fondo il disco, cercando di capire quali sono i suoi punti di forza e quali quelli deboli.

Va detto che delle sette tracce presenti non ce n’è una che si elevi significativamente sopra le altre. L’intero disco si mantiene su livelli costanti e qualitativamente appena sufficienti, del tutto privo di momenti esaltanti, quasi come se la band avesse timore di spingersi oltre una certa soglia di sicurezza. Come possiamo notare fin dal primo brano, la voce di Timmy Holz non è -e mai potrà essere- l’arma in più dei Doomshine. A livello interpretativo la sua prestazione è tutto sommato adeguata, ma mancano quei guizzi necessari a rendere seriamente incisive le modeste parti vocali. Le chitarre, aggressive e malinconiche nel loro andamento contenuto ma non per questo privo di vivacità, fanno invece il possibile per creare la giusta atmosfera e ci riescono in maniera più che degna. L’oscurità che trapela dall’incipit e da alcune strofe seguenti di Witchburn Road fa il verso a certe composizioni dei ben più conosciuti My Dying Bride o ancor meglio alla tragicità tipica dei Katatonia, ma anche in questo caso la bontà della sezione strumentale non è sorretta da una presenza vocale ugualmente valida. Pezzi come Third from Inferno o Shelter of the Beast sono caratterizzati da parti relativamente più spinte (specialmente la seconda) e ritornelli maggiormente orecchiabili (specialmente la prima), ma nonostante ciò non riescono a smuovere granché le acque e la sensazione resta purtroppo sempre quella di una staticità di fondo eccessiva, pure per una proposta come quella dei quattro musicisti tedeschi. Spicca per i suoi tratti epici (e solo per questo) Moontiger, con linee di chitarra molto pesanti e grezze che rimandano addirittura allo stile tipico dei Manilla Road, mentre la conclusiva e mediocre Shipwrecked at Doom Bar non sembra essere quanto di meglio i Nostri potessero offrirci per terminare questo lungo e poco interessante ascolto.

The End Is Worth Waiting For non si merita una valutazione eccessivamente negativa, perché lascia comunque emergere qualche buono spunto, come ad esempio il lavoro svolto dalle due chitarre, più volte elogiate nel corso della recensione. Gli appassionati del genere troveranno inoltre maggiori risvolti positivi in questa terza uscita discografica a nome Doomshine, mentre chi non è avvezzo a sonorità epic/doom correrà facilmente il rischio di annoiarsi e con tutta probabilità si ritroverà ad accantonare presto il disco in questione. I Doomshine dovranno farsi valere molto di più per raggiungere maggiori e più significativi traguardi, maturando ulteriormente a livello compositivo ed esecutivo. Al momento la strada per loro sembra ancora tutta in salita.



VOTO RECENSORE
58
VOTO LETTORI
85 su 2 voti [ VOTA]
sandoom
Mercoledì 14 Ottobre 2015, 15.37.26
3
Personalmente questo disco (come i precedenti) non dispiace ... anzi ! Disco ben prodotto suonato da musicisti validi, non ci sono brani che prevalgono sugli altri, ma è da prendere come un blocco unico. Ci sono atmosfere cupe e passaggi melodici in pieno stile epic-doom-metal. Anche le vocals colgono bene l'atmosfera di ogni brano e le chitarre fanno bene il loro lavoro in sede di riffing. Heavy, slow and melodic.
Le Marquis de Fremont
Mercoledì 14 Ottobre 2015, 13.07.13
2
Un po' miserino, in effetti, soprattutto se paragonato alle eccezionali uscite in ambito doom di quest'anno. Il cantante è parecchio inadeguato. Penso difficilmente possano fare di meglio: non è un prodotto proprio scadente ma dice poco. Au revoir.
Red Rainbow
Martedì 13 Ottobre 2015, 9.15.44
1
Sottoscrivo ogni riga della rece, tanta noia, pochi momenti di dignitosa sufficienza... E poi la voce di Holz, tra l'inadeguato e l'insopportabile fin dai tempi di Thy Kingdom Come. Difficile risultare credibili in ambito epic doom con uno spettro vocale così piatto, completamente estraneo sia alla monumentalità sia al "cantilenato sofferto" di scuola (giusto per restare nei patri confini) Doomraiser
INFORMAZIONI
2015
Metal on Metal Records
Doom
Tracklist
1. Celtic Glasgow Frost
2. Witchburn Road
3. Third from Inferno
4. The Alchemist of Snowdonia
5. Moontiger
6. Shelter of the Beast
7. Shipwrecked at Doom Bar
Line Up
Timmy Holz (Voce, Chitarra)
Sven Podgurski (Chitarra)
Carsten Fisch (Basso)
Markus Schlaps (Batteria)
 
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