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Vanlade - Rage of the Gods
22/11/2015
( 904 letture )
Oggi ci troviamo a parlare dei Vanlade, una band proveniente dagli Stati Uniti e più precisamente dal Kansas. I Nostri si formano nel 2007 e dopo una demo e un full length arrivano alla pubblicazione del loro secondo disco, il qui presente Rage of the Gods. I Vanlade offrono un power/heavy molto old school, qualità presente non solo nella loro musica, ma anche nell'atteggiamento scanzonato e divertente. Ma noi qui parliamo di musica e non di nomi d'arte o di foto promozionali dove tutti indossano i famosi occhiali da sole a goccia. Gli americani sanno comunque il fatto loro e lo dimostrano con un sound pieno e corposo, dai ritmi sostenuti e una voce tiratissima che spesso sconfina nel falsetto, ma che riesce a reggere alla grande la furia sonora della band; le loro influenze si possono ritrovare in un certo power di stampo americano con i Riot del periodo di Thundersteel e Tony Moore alla voce, al quale Brett Blackout Scott si ispira, e inoltre sono presenti rimandi ai Sanctuary o addirittura ai Crimson Glory, anche se sporadici. Una peculiarità dei Vanlade sono le composizioni, che in molti casi superano gli otto minuti di durata, cosa che però non li rende prolissi avendo a disposizione una discreta cura compositiva.

La title track che apre il platter altro non è che un'entro suonata per dare spazio al primo vero brano, Frozen for All Time, che si apre immediatamente con un buon riff e la voce di Brett Blackout Scott che si inserisce sin dai primi passaggi con acuti e una buona grinta; discreta la parte melodica, pur mantenendo una certa aggressività. Anche la parte solista fa il suo lavoro, infatti le due chitarre sono coese e vengono sostenute a dovere da una buona sezione ritmica. Il primo impatto non è malvagio, anche se ci si arrovella nel trovare le innumerevoli influenze con quello spettro del già sentito che non giova alla band, ma in fondo è il genere stesso che non permette escursioni e va bene così. I ragazzi del Kansas hanno dalla loro una buona tecnica che gli permette di spingere sull'acceleratore senza paura come nel caso di Hellrazor, veloce e contundente con i riff che si incrociano ed il drumming forsennato di Nolan Weber, il quale grazie alla furia del suo doppio pedale regala dinamismo al tutto. I Vanlade suonano bene e, nonostante sia quasi impossibile avere personalità in questa frangia di heavy/power, i Nostri riescono a regalarci valide composizioni. Molti sono però i ritocchi alla voce, grazie ad effetti e chorus che a volte risultano fastidiosi. Uno dei brani più efficaci dell'album è la lunga Aeons of Madness, ben congegnata nonostante i suoi quasi nove minuti di durata; dopo una partenza al fulmicotone si arriva al primo bridge ed è qui che si ritrovano tracce dei Sanctuary sia nella composizione che nella voce per giungere al chorus d'effetto con i cori che sostengono un passaggio quasi anthemico. Successivamente troviamo una sezione più ragionata con basso e batteria che rinforzano il riff e dove inesorabilmente aleggia il fantasma della Vergine di Ferro. Il tutto ci introduce alla ripartenza che precede un solo di interessante fattura. Bending e scale orientaleggianti rendono questa parte del brano ben concepita, per riesplodere a velocità più sostenute con il cantato che imprime ancor più potenza al brano. Un rullante militare introduce l'ultimo brano del platter, il più lungo. Anche qui ci troviamo di fronte ad una tecnica opportuna al servizio di un pezzo più vario e con chitarre arpeggiate che creano aspettativa a fronte delle sfuriate e delle ripartenze sempre contundenti. La chitarra di Zach Vänlade in questo caso risulta più efficace, per un brano che risulta il più melodico dell'album ed in cui anche il cantato emerge con passaggi fin qui celati. Di fatto, con As Above, So Below, i Vanlade danno l'idea di muoversi più liberamente dal punto di vista compositivo ed insieme alla già citata Aeons of Madness è questa una delle punte massime del disco. Rage of the Gods è dunque costituito da brani di valore che riescono ad emergere rispetto a tante altre composizioni del genere. I Vanlade suonano bene e danno l'impressione di divertirsi per davvero; senza ombra di dubbio deve essere interessante assistere ad un loro concerto.

I Vanlade ci regalano un disco intriso di nostalgia verso un genere che da sempre fa proseliti e nel quale le capacità tecniche devono essere indubbie per poter sviluppare brani efficienti e tirati. Purtroppo è anche vero che spesso ci si ritrova con la sensazione che nulla di più si possa chiedere a certi riff o a degli assoli che alla fin fine sono già stati ascoltati in migliaia di altre occasioni. Rimane la sensazione di avere di fronte un disco piacevole, che altro non può fare se non rendere felici i conoscitori dell'heavy di stampo americano.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
77.75 su 4 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2015
Metalizer Records
Heavy
Tracklist
1. Rage of the Gods
2. Frozen for All Time
3. Jaws of Life
4. Hail the Protector
5. Hellrazor
6. Moonbound
7. Aeons of Madness
8. Acid Reign
9. Carnicidal
10. As Above, So Below
Line Up
Brett "Blackout" Scott (Voce)
Zach Vänlade (Chitarra)
Vinnie Lee Camarillo (Chitarra)
Nikky Skorcher (Basso)
Nolan Weber (Batteria)
 
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