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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Dalla Nebbia - Felix Culpa
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27/11/2015
( 1192 letture )
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A due anni dall’esordio The Cusp of the Void, ritornano sulle scene gli statunitensi Dalla Nebbia, con un nuovo album, Felix Culpa, che ulteriormente si distanzia dalla componente meramente e più tradizionalmente black metal, muovendosi invece verso lidi post black, più sperimentali e d’avanguardia, confermando ulteriormente (se ce ne fosse stato bisogno) la peculiarità del proprio stile, nonostante la stessa venga a tratti affogata nel minutaggio, sempre alto, delle tracce di questa release.
Fin dall’iniziale Until the Rain Subsides (preceduta da una classica intro strumentale, la breve e struggente Memento Mori), si nota tuttavia come, rispetto al precedente, ci sia qualcosa di nuovo nell’aria, come l’approccio della band si sia differenziato, pur mantenendosi egualmente elegante e raffinato, e come, in linea generale, le atmosfere del quartetto del South Carolina si siano arricchite e diventate più intriganti nella loro transizione dai toni progressive. A catturare l’attenzione è, innanzitutto, la particolare aggiunta di un violino che non passa certo inosservato, essendo affidato alle sapienti mani di Sareeta, che già aveva prestato la sua arte a release firmate Borknagar, Solefald e God of Atheists e che anche in quest'album si conferma artista elegante e delicata, nonché precisa e puntuale nella sua interpretazione, che si integra fluentemente con il resto della strumentazione. I brani, dalla durata media di oltre sei minuti, esprimono da un lato l’atmosfera cupa (nell’interessante già citata Until the Rain Subsides), emozionale (soprattutto nella lunghissima Paradise In Flames, uno dei migliori climax della release) e angosciante (come nella title-track Felix Culpa (Theodicy Corrupted)) che il gruppo vuole trasmettere, pur mantenendo solide radici in quel black metal dall’aura nostalgica degli anni Novanta che viene ben evidenziato dai brani più rapidi ed incisivi del disco (come Abandoned Unto Sky), nonché dalla produzione stessa che, pur epurandone gli aspetti meno puliti e più raw, fa chiaramente l’occhiolino a quella che in tanti considerano ancora l’epoca d’oro, per questo genere. Dall’altro, tuttavia, la lunghezza di buona parte delle tracce spesso non gioca a favore del combo nord americano, tanto che a volte appare abbastanza semplice rintracciare degli schemi che all’interno delle diverse canzoni, nonostante le grandi variazioni nelle ritmiche, vanno a ripetersi diventando a tratti prevedibili, rendendo l’intera release meno facile da assimilare. Dal punto di vista vocalico, inoltre, il gran lavoro del frontman Zduhać è costante lungo l’intera oretta scarsa di Felix Culpa e i suoi vocals variano fluentemente per meglio supportare (ed essere supportati) dalle diverse ritmiche: ecco quindi che lo scream lascia a tratti il passo ad un growl più energetico o ad un clean preciso, che meglio si adattano ad una batteria e ai suoi laceranti blast beat o ai lunghi passaggi più lenti ed evocativi. I testi stessi, scritti dallo stesso Zduhać, oscillano tra diverse tematiche, differenti ma ugualmente angosciose, quali il suicidio (titoli ‘parlanti’ quali Lament of Aokigahara lo potevano già far intuire), abbandono, morte, rimorso, decadenza e, più in generale, solitudine e disperazione, anche nei confronti delle divinità.
Certamente non uno dei dischi di più facile lettura di questo 2015 oramai agli sgoccioli. Sono infatti certamente necessari molteplici ascolti per digerire e perlomeno iniziare a comprendere la creatura Felix Culpa, nelle sue diverse e oscure sfaccettature. Tuttavia, il tempo e l’impegno spesi verranno premiati da una produzione interessante e intensa, dai tratti inaspettati, evocativi, psicotici, capace di captare l’interesse di un ampio pubblico, anche al di fuori della stretta scena black. Una certo gradita conferma, sicuramente meritevole di più di un ascolto.
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Album molto bello di una band che non conoscevo (e mi sono procurato anche il loro primo lavoro) con pezzi accattivanti e alcune ottime perle come le citata Until the Rain Subsides e soprattutto Paradise in Flames. Mi dispiace contraddire il punto di vista del recensore ma non trovo pesante il minutaggio dei pezzi che vedo invece ben strutturati, certo non immediatissimi ma interessanti già al primo ascolto. Ottima uscita. Au revoir. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Memento Mori 2. Until the Rain Subsides 3. Abandoned Unto Sky 4. Lament of Aokigahara 5. The Banner of Defiance 6. Not Within the Stone 7. Felix Culpa (Theodicy Corrupted) 8. Das Gelächter Gottes 9. Paradise in Flames 10. The Silent Transition
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Line Up
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Zduhać (Voce) Yixja (Chitarra, synth, programmazione) Tiphareth (Basso) Alkurion (Batteria)
Musicisti ospiti: Aort (Chitarra in Not Within the Stone e Felix Culpa (Theodicy Corrupted)) Sareeta (Violino)
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RECENSIONI |
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