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Scarnival - The Art of Suffering
04/12/2015
( 1267 letture )
Formati nel 2009 ad Hannover, gli Scarnival nascono come l'ennesima band dedita ad una reinterpretazione del melo-death classico: dopo il primo ed anonimo EP omonimo pubblicato nel 2012, Daniel Siebert (voce), Henna Deutsch (chitarra), Christian Kähler (chitarra), Gerrit Mohrmann (basso) e Max Dietzmann (batteria) ottengono un contratto con la label Kernkraftritter Records e, ad agosto 2015, rilasciano il loro primo full-length, intitolato The Art of Suffering.

Descrivere The Art of Suffering non è assolutamente un'impresa, dato che in quest'album sono condensati oltre 20 anni di sonorità più o meno comuni a questa scena: dai tradizionali e storici riff ronzanti dei pionieri svedesi Dark Tranquillity, In Flames e via dicendo, fino alle sfuriate "core" del death metal melodico più moderno e tecnico (che, nonostante alcune critiche, sta riscuotendo un grande successo di pubblico, in particolare grazie a complessi -spesso statunitensi- come i Black Dahlia Murder). Di fatto, sebbene ripartano da soluzioni già sentite altre innumerevoli volte, gli Scarnival riescono a mischiare più che discretamente le sezioni più aggressive e veloci con quelle più melodiche. Il prevedibile problema principale è la mancanza del cosiddetto "effetto sorpresa": questo è un lavoro fin troppo lineare, fin troppo scontato, che punta più sulla perizia tecnica e sulla pulizia sonora (ed effettivamente la produzione non è male per niente, sicuramente meglio dell'EP d'esordio) che sulla capacità di meravigliare. Il che non sarebbe nemmeno troppo grave, considerando che nel 2015 è davvero difficile trovare qualcosa che riesca ancora a lasciare stupefatti, se non fosse per la durata del disco: 50 minuti sono decisamente eccessivi per una proposta simile, e se la prima parte scorre piuttosto facilmente, la seconda diventa quasi pesante, complice soprattutto la mancanza di sostanziose variazioni nel songwriting.

Il disco è aperto dalla title-track: la breve intro acustica è seguita dall'entrata della chitarra distorta e della batteria, che sfrecciano brutalmente fino ad una parte più melodica (a tutti gli effetti un ritornello), dove il cantato in growl, prevalente per praticamente tutto il pezzo, e quello in clean si amalgamano. Il solo finale porta a God Given, che parte in quarta con un tappeto di doppio pedale ma presenta anche sezioni più cadenzate, dove le chitarre quasi ipnotiche di Deutsch e Kähler raggiungono uno tra i punti sonoricamente più alti del disco. Peccato per la brevità di queste sezioni, alle quali vengono preferite le classiche sfuriate violente dal retrogusto melodico, formalmente ineccepibili ma che rievocano fin troppi nomi in attività da molto prima di loro. Passando per i blast beat di The Easy Solution e per il pianoforte iniziale di Hindsight, si arriva a Losing Identity, il brano dove probabilmente è più evidente la leggera sfumatura metalcore della band, specialmente nel cantato, verso la metà (erede, anch'essa, della moderna evoluzione del death metal melodico, che, in questi ultimi anni, ha attinto spesso dal sound di questa ramificazione del metal). D'altra parte, la linea melodica è buona, soprattutto quella chitarristica, com'è buona anche quella della seguente Watch Me. I restanti brani, come già accennato, non presentano nessuna grande differenza (a parte una breve sezione simil-black metal con riff in tremolo poco prima della metà di Pathetic), confermandosi più o meno allo stesso livello qualitativo di quelli presenti nella prima parte.

In sintesi: per gli appassionati di questo genere, The Art of Suffering potrebbe andare bene, per gli ascoltatori più esigenti e vogliosi di qualcosa di più particolare, decisamente no.



VOTO RECENSORE
66
VOTO LETTORI
65 su 2 voti [ VOTA]
sandrometal
Lunedì 7 Dicembre 2015, 21.00.30
9
è vero, avete ragione voi.scusate se sono stato troppo irruento con i miei messaggi.purtroppo in questi giorni mi giravano un pò le scatole per affari miei personali. penso che siamo tutti fratelli metal e ci vorrebbe più rispetto.scusate ancora se qualcuno si è sentito offeso.
LAMBRUSCORE
Lunedì 7 Dicembre 2015, 13.54.33
8
sandrometal, mi ha fatto ridere il tuo commento n.4, è per quello che ho scritto così, non so cos'hai capito, ahah, mi ricordo di un mio amico che parecchi anni fa, quando guardava le copertine dei miei dischi, diceva che gli passava la fame... ma il meglio era quando andava nei cessi pubblici e si portava dietro una specie di disinfettante spray, per paura forse di prendere qualche virus....
lux chaos
Lunedì 7 Dicembre 2015, 1.22.48
7
Non ha detto che è scandalosa, ha detto che è disgustosa....ocio che a fare lo sgargiante poi finisce che sei tu quello che fa figure di me##a
sandrometal
Sabato 5 Dicembre 2015, 18.18.35
6
zitti zitti... ha parlato lambruscore.nome più a fava non potevi trovarlo ahahahah
LAMBRUSCORE
Sabato 5 Dicembre 2015, 8.35.47
5
@Sandrometal, ahaha
sandrometal
Venerdì 4 Dicembre 2015, 21.40.28
4
già...oddio che scandalo! ci vuole poco ad impressionare Le Marquis de Fremont. ma vai a letto e copriti!! ahahah
Metal3K
Venerdì 4 Dicembre 2015, 13.11.15
3
@Absynthe: grazie, provvedo subito a sistemare
Absynthe
Venerdì 4 Dicembre 2015, 12.45.49
2
Darò un ascolto, incuriosito dalla copertina. Segnalo alla redazione un refuso nel titolo: Suggering.
Le Marquis de Fremont
Venerdì 4 Dicembre 2015, 11.14.17
1
La copertina è alquanto disgustosa...
INFORMAZIONI
2015
Kernkraftritter Records
Melodic Death
Tracklist
1. The Art of Suffering
2. God Given
3. The Easy Solution
4. Hindsight
5. Losing Identity
6. Watch Me
7. The Hunt
8. Rewind
9. Pathetic
10. Eternal Salvation
11. One Morning Left
12. Lies
Line Up
Daniel Siebert (Voce)
Henna Deutsch (Chitarra)
Christian Kähler (Chitarra)
Gerrit Mohrmann (Basso)
Max Dietzmann (Batteria)
 
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