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Alice Cooper - Muscle of Love
26/12/2015
( 3142 letture )
Quando si parla di storia del rock, uno dei nomi che più facilmente balzano alla mente è sicuramente quello di Alice Cooper. Conosciuto da molti come “il Padrino” dello shock rock, a causa dei suoi spettacoli, nei quali sono comuni elementi scenici di carattere piuttosto macabro (bambole impalate, ghigliottine e quant’altro), Cooper (all’anagrafe Vincent Damon Furnier), nel corso della sua ormai quarantennale e prolifica carriera, ha invero dimostrato di essere un artista poliedrico, in grado di inserire nelle proprie opere, in maniera assolutamente coerente, influenze musicali provenienti dai più disparati generi. Muscle of Love, settimo album in studio del nostro ed ultimo con la formazione che aveva contribuito al grande successo dei dischi precedenti (da qui in poi Furnier intraprenderà una carriera solista, mantenendo il proprio nome d’arte) è, in questo senso, un capitolo particolare. Pubblicato nel 1973 dalla Warner Brothers Records, non è esattamente uno dei dischi più famosi di Cooper (anche forse a causa dell’uscita di un certo Welcome To My Nightmare subito dopo), tuttavia possiede alcune caratteristiche peculiari, che ne fanno un’opera degna di essere ascoltata.

Il disco si apre con il groove batteristico di Big Apple Dreamin’ (Hippo), al quale si aggiunge il semplice riff di chitarra e l’Hammond, suonato sempre dal chitarrista Michael Bruce. Il nome deriva dal fatto che l’intero album è un concept ambientato, appunto, a New York, ed ogni canzone ruota intorno alla tematica del disagio giovanile e della sessualità. Ottime le performance dei vari musicisti, precise e pulite, con un particolare plauso all’immortale voce di mr. Furnier, sempre dotata del classico e riconoscibilissimo stile, nonché alla sezione ritmica capitanata da Neal Smith che, dietro le pelli, traina già da solo ed in maniera più che rispettabile l’intera canzone. Particolarmente interessante poi è la presenza di violini, trombe e quant’altro, che conferiscono un tocco di classe davvero godibile, come nella Never Been Sold Before, che per una buona prima parte si regge su sonorità hard rock già più classiche per i nostri, per poi arricchirsi con una sezione di fiati che gli conferisce un taglio quasi “swingheggiante”. I ritmi rallentano con la malinconica ballata Hard Hearted Alice, per niente scontata e molto coinvolgente, ulteriore riprova del grande cuore che si nasconde sotto al trucco cadaverico dei nostri. Un giro di pianoforte introduce poi la successiva Crazy Little Child, brano che strizza più di un occhio al jazz, grazie ad arrangiamenti orchestrali che fanno egregiamente il loro lavoro, mentre con Working Up A Sweat si ritorna al rock’n’roll classico, per un brano il cui ritornello entra facilmente in testa. Sempre sugli stessi territori della precedente si muove la titletrack Muscle of Love, in cui fiati ed archi si fanno momentaneamente da parte in favore di sonorità più Led Zeppelin e Deep Purple. Man with the Golden Gun è uno dei pochi brani che esulano dal contesto del concept, in quanto concepita con la speranza di essere inserita nella colonna sonora dell’omonimo film di 007 (cosa che infine non accadde). C’è da dire cheAlice Cooper e soci in questo frangente non hanno fatto prigionieri, componendo un brano dalle atmosfere assolutamente consone a perseguire lo scopo di cui sopra, con strofe e passaggi le cui melodie si sposano alla perfezione con le atmosfere d’azione del film. A seguire troviamo Teenage Lament ‘74, dai toni più spensierati e nella quale figura come special guest anche la cantante statunitense Liza Minnelli a fare da sfondo alla voce di Cooper. A concludere l’opera ci pensa Woman Machine che riconferma l’anima rock dei nostri, con riff e melodie più sporche e meno “eleganti”, impreziosite dagli acidi e stridenti assoli chitarristici di Glen Buxton e Michael Bruce.

Muscle of Love non è forse il disco migliore di Alice Cooper, ma è certamente un capitolo interessante, che merita di essere ascoltato e conosciuto. Le atmosfere create con l’utilizzo di sezioni di archi e fiati rappresentano un ulteriore prova di ottime capacità compositive, creando al contempo un’opera dalle sonorità varie ed eleganti, che tuttavia non manca di rimarcare come, per quanto ai nostri piaccia sperimentare, il loro animo è e rimarrà per sempre legato a quel buon vecchio rock’n’roll per cui il nome Alice Cooper ha dato così tanto.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
75.16 su 6 voti [ VOTA]
Philosopher3185
Venerdì 16 Settembre 2022, 19.08.10
6
Sono d'accordo con Cavani,album un po' debole con le chitarre un po' sotto tono,ma ha qualche pezzo e arrangiamento interessante.
Galilee
Lunedì 18 Gennaio 2021, 12.44.31
5
La band era allo sbando, non avevano pezzi e questo è il massimo che riuscirono a tirar fuori. I migliori pezzi difatti risalgono a scarti di album precedenti. La band poi si sciolse e gli Alice Cooper diventarono Alice Cooper.
Deathland
Lunedì 18 Gennaio 2021, 10.43.54
4
Quoto il buon Cavani, rispetto agli altri del periodo band è molto sottotono, gli preferisco persino From The Inside che secondo me è un ottimo disco
Joe91
Martedì 16 Aprile 2019, 7.36.42
3
Non capisco perché sia sottovalutato, è un grandissimo album secondo me! 85
Flounder
Lunedì 10 Aprile 2017, 16.21.15
2
Album capolavoro! Cavani vai a tirar calci al pallone, che è meglio! Voto 95
Alex Cavani
Sabato 26 Dicembre 2015, 15.41.07
1
Non ho mai amato troppo questo disco, però ogni volta che lo ascolto non posso fare a meno di amare le sezioni dei fiati e di odiare il lavoro delle chitarre, che qui non mi piacciono neanche un po'.
INFORMAZIONI
1973
Warner Bros
Hard Rock
Tracklist
1. Big Apple Dreamin' (Hippo)
2. Never Been Sold Before
3. Hard Hearted Alice
4. Crazy Little Child
5. Working Up a Sweat
6. Muscle of Love
7. Man With the Golden Gun
8. Teenage Lament '74
9. Woman Machine
Line Up
Alice Cooper (Voce, Armonica a bocca)
Glen Buxton (Chitarra)
Michael Bruce (Chitarra, Pianoforte, Organo)
Dennis Dunaway (Basso)
Neal Smith (Batteria)

Musicista Ospite
Liza Minnelli (Cori in traccia 8)
 
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