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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Manimal - Trapped in the Shadows
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29/12/2015
( 1665 letture )
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Riflessione iniziale dopo l’ascolto del primo brano di questo album: “Caspita, non è affatto male il nuovo dei Judas Priest. Se è tutto così si inserisce idealmente e con dignità tra Screaming for Vengeance e Defenders of the Faith senza sfigurare più di tanto, roba non da poco. Oddio, non è il loro migliore. A voler guardare bene c’è qualche influenza power di troppo, a voler guardare ancora meglio il cantato è talvolta meno interpretativo delle prove prima citate, ma volendo proprio sottilizzare cercando il classico pelo nell’uovo, ora che ci penso questi non sono i Judas Priest”. Trapped in the Shadows, secondo album dei Manimal, suona spesso in tutto e per tutto come un lavoro targato Halford & C., ben “powerizzato” in stile Helloween quel tanto che basta per instillare qualche dubbio in chi ascolta il disco al buio, come ad esempio in March of Madness, ma per il resto i riferimenti al gruppo dell’Hellion si sprecano letteralmente. Nati in Svezia nel 2001 e giunti all’esordio nel 2009 con The Darkest Room, i nostri si ripresentano sul finire del 2015 con un sequel il cui titolo avete letto poc’anzi.
Affidatisi opportunamente al lavoro in studio di Achim Koehler (Primal Fear, Brainstorm, Sinner), il quale ha tirato fuori dalla band il meglio dal punto di vista del suono -aggressivo il giusto, pulito come il genere richiede-, i Manimal fanno uscire un lavoro piacevole, melodico ed aggressivo quanto basta, raffinato, professionale, insomma: dotato di tutte le qualità del mondo, fuorché di un briciolo di originalità. Aperto da Irresistible, pezzo stilisticamente “scippato” ai Judas, Trapped in the Shadows prosegue con March of Madness, canzone più tipicamente heavy/power, dotata di una bella melodia. Dopo due brani una cosa è già chiarissima: il punto di forza dei Manimal è rappresentato, almeno in prima battuta, dal cantante Samuel Nyman, il quale riconferma come le lodi raccolte con The Darkest Room fossero meritate in toto. Il tutto, beninteso, senza considerare come la sua ugola ricordi quella dei front-man delle band citate quali riferimento compositivo per i quattro svedesi. A questo proposito, si aggiunga che anche i Queensryche potrebbero essere citati in tal senso. Proseguendo nell’ascolto, ci si imbatte in un altro pezzone massiccio come The Dark, ancora una volta godibile, se considerato singolarmente. Accelerata secca con Trapped in the Shadows ed uguale valutazione sul brano, con l’aggiunta che a questo punto dell’ascolto è anche il lavoro alla chitarra di Henrik Stenroos a farsi apprezzare. BPM in zona rossa con Invincible, pezzo power un po’ di maniera, reso comunque più efficace sia dal lavoro di Nyman, che dall’arrangiamento. Si rallenta con Man-Made Devil, rocciosa e sinistra, ma non entusiasmante, ed è proprio qui che comincia a venire fuori il vero limite di Trapped in the Shadows, ossia il suo limitarsi a riproporre -molto bene, in verità- schemi sentiti infinite volte. Tutto questo puntando spesso sull’effetto sorpresa di alcuni passaggi vocali e sulla capacità del gruppo di organizzare bene le canzoni. Silent Messiah è un altro tipico esempio di quanto prima riportato. Il brano scorre via senza intoppi, ben cantato e ben suonato, veloce e “cavalcante” come il genere richiede, ma non incide davvero, confondendosi con mille altri dotati delle medesime qualità. Il primo vero sussulto arriva con The Journey, ma siamo già alla parte finale del CD. La canzone è ancora una volta formalmente riuscita e nulla più, ma durante l’ascolto l’attenzione viene catturata da un timbro vocale semplicemente inconfondibile per chi bazzica un po’ il genere metal. Non c’è da sbagliarsi anche senza leggere le note di accompagnamento della casa discografica: la voce che arricchisce il brano è quella di Udo Dirkschneider, peraltro compagno di etichetta. La mossa, quindi, è presumibilmente pianificata dalla AFM, ma non c’è nulla di male. Si tratta di un oscuro mid-time sul quale il buon Udo fornisce il suo apporto affiancando in maniera incisiva il “titolare”, ma ancora una volta pezzo che si segnala per meriti extra-compositivi. Con Screaming Out, oltre al nuovo, riuscito arrangiamento, è l’utilizzo di un coro di bambini nel ritornello a fornire l’ennesimo pretesto per focalizzare l’attenzione sull’ascolto, mentre Psychopomp chiude di prepotenza e con micro-accenni di growl un disco che punta tutto sulla “giustezza” delle soluzioni scelte.
Come già per mille altri dischi con le stesse qualità, Trapped in the Shadows, se ascoltato senza alcuna contestualizzazione, senza raffronti con la scena alla quale si riferisce e, soprattutto, con le band che fanno da punto di riferimento per i ragazzi di Gothenburg, non è affatto male. Bel suono, buoni arrangiamenti, qualità esecutive che si estendono anche al bassista Kenny Boufadene ed al batterista André Holmqvist ed un certo buon gusto, sono i suoi atout principali. Così considerato, quindi, potrebbe anche raccogliere una valutazione numerica maggiore di quella che avete letto prima di cliccare sulla recensione. Tuttavia, dato che Trapped in the Shadows non esce in mezzo al nulla ed i Manimal, volenti o nolenti, devono fare i conti col contesto generale, come tutti, l’album sconta sostanzialmente gli stessi difetti del precedente. Trapped in the Shadows è un discreto disco, in grado di soddisfare le necessità degli appassionati del genere per qualche mese, per poi passare nel dimenticatoio nel quale sono relegati i dischi incapaci di fissarsi indelebilmente nelle menti degli ascoltatori per meriti assoluti. Qualità, peraltro, riservata solo ad un ristretto numero di album e band. Un buon prodotto, dunque, ma non a lunga scadenza.
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Curiosamente, il grande Raven ha dato, al secondo album dei Manimal, lo stesso voto che un altro recensore diede al loro primo album. Premessa questa curiosità, farò mio questo album proprio per la parte iniziale della tua recensione: se questo disco somiglia davvero allo stile dei Judas Priest........sarà mica un capolavoro? Battuta a parte, mi piace troppo la copertina ed il cantante Samuel Nyman è davvero bravo, con un chiaro stile heavy/power metal, di stampo Helloween. Non sarà originale, ma il talento ci sta |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Irresistible 2. March of Madness 3. The Dark 4. Trapped in the Shadows 5. Invincible 6. Man-Made Devil 7. Silent Messiah 8. The Journey 9. Screaming Out 10. Psychopomp
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Line Up
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Samuel Nyman (Voce) Henrik Stenroos (Chitarre) Kenny Boufadene (Basso) André Holmqvist (Batteria, percussioni)
Musicisti Ospiti: Udo Dirkschneider (Voce nella traccia 8)
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RECENSIONI |
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