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Chris Cornell - Euphoria Morning
22/01/2016
( 5627 letture )
Dev'essere stato un po' strano e per certi versi spiazzante, per il pubblico più fedele, ascoltare nel 1999 il debutto di Chris Cornell in versione solista, specialmente per chi lo aveva conosciuto grazie al successo dirompente dei Soundgarden e, a maggior ragione, per chi lo aveva scoperto col supergruppo Temple Of The Dog, che tanto darà in termini di musicisti alla scena rock degli anni '90 -Pearl Jam in primis: le sue indubbie qualità canore si accompagnavano a sonorità dure, con chitarre dai riff distorti e batteria dirompente, e quindi fu con una certa diffidenza che all'epoca i fan si approcciarono ad Euphoria Morning: possibile che Chris avesse in buona parte accantonato un certo tipo di musica per abbracciare composizioni più rilassate e radio-friendly, quindi avvicinabili a in qualche modo a quella parola -"commerciale"- che tanto spaventa chi si fregia di ascoltare un tipo di musica non per tutti? Davvero poteva Cornell partorire un disco in cui la chitarra acustica era addirittura più presente rispetto a quella elettrica? Più di un metallaro storse il naso e complice anche l'immagine di bello e dannato che il Nostro dava di sé, una parte del mondo femminile che non era certo avvezza a sonorità pesanti scoprì che il cantante dei Soundgarden era "proprio un figo" per cui i rocker temettero il peggio riguardo a tale album, tanto più se si pensa che lo stesso Down on the Upside aveva fatto intravedere un ammorbidimento nel sound quanto meno sospetto, causando dissapori e di fatto la fine stessa del gruppo. Fortunatamente i timori si riveleranno infondati perché in realtà siamo di fronte sì a un disco più leggero rispetto a quanto fatto dal singer fino ad allora, ma comunque veramente ispirato e pregevole sotto tutti i punti di vista.

In origine il titolo doveva essere Euphoria Mourning: Cornell non attraversava il miglior periodo della sua vita, con lo scioglimento della band che tanto amava, un matrimonio ormai fallito, relativi problemi con l'alcol e susseguente depressione, insomma un vero e proprio "lutto dell'euforia", appunto; ma in varie occasioni (interviste, promozioni radiofoniche e quant'altro) si accorse che, pronunciandolo, spesso gli ascoltatori confondevano "mourning" con "morning", per cui alla fine -su consiglio del proprio manager- si convinse a dargli quel titolo, pentendosene però quasi subito; nella ristampa dell'album uscita nel 2015, infatti, esso viene restituito a quello dell'idea originale. Del resto sarebbe stato giusto così fin da subito: le canzoni presentano testi piuttosto oscuri, figli proprio dello stato d'animo di allora del cantante, e quindi si respira un mood quasi "deprimente" -se così si può dire- all'interno delle tracce, la metà circa delle quali scritte anche con l'aiuto di Natasha Shneider e Alain Johannes, già insieme negli Eleven. Dall'opener Can't Change Me, passando per Preaching the End of the World, When I'm Down e giungendo fino all'essenzialità dell'acustica Sweet Euphoria, Cornell intraprende un viaggio nel suo IO più profondo, cercando di mettere in parole e musica tutto se stesso, incantando con la sua splendida voce e toccando l'ascoltatore nel profondo. Le influenze sono disparate, le stesse che compongono il bagaglio musicale del cantautore statunitense, per cui troviamo tanto lo psychedelic rock, quanto tracce di folk (l'inizio della chitarra di Flutter Girl riporta alla mente scampoli di Creedence Clearwater Revival) che song infarcite anche di strumenti dal sound esotico -Can't Change Me- affiancate ad altre di matrice più prettamente rock come Steel Rain, uno degli highlight dell'intero lavoro, il cui refrain rimane impresso nella mente dell'ascoltatore per non andarsene mai più; c'è poi un omaggio a Jeff Buckley (la funkeggiante Wave Goodbye), altro valente musicista e amico di Cornell scomparso due anni prima dell'uscita del platter.

Dopo questa sortita solista, tanto per tenersi impegnato, il poliedrico musicista di Seattle troverà il tempo per unirsi a 3/4 dei Rage Against the Machine e mettere in piedi il progetto Audioslave (un'altra superband, giusto per non perdere il vizio); Cornell, se mai ce ne fosse stato bisogno, si riconferma cantante dotato come pochissimi altri non solo raggiungendo picchi elevatissimi, ma anche svelando un lato di sé più interiore e sobrio, interpretando i diversi brani in maniera a tratti suadente e sempre ineccepibile. Certo, anche lui prenderà qualche sbandata: con l'indifendibile Scream e relative -discutibili- collaborazioni musicali di stampo R&B, il buon Chris farà di tutto per materializzare i peggiori timori dei fan di cui abbiamo già detto, virando decisamente verso il facile pop da classifica più in voga nel periodo, ma per fortuna si ravvederà ben presto restituendoci lo spirito rock che lo ha sempre pervaso riformando, insieme a Kim Thayil & Co, gli amati Soundgarden. Tornando all'album, verrebbe da dire che per approcciarvisi nella maniera più consona non bisogna avere nessun tipo di fretta: Euphoria Morning va assaporato con calma, lasciandogli pazientemente il tempo di "maturare" nel nostro animo ascolto dopo ascolto; solo allora lo si potrà capire fino in fondo, abbracciando la poetica intimista di quel grande artista che risponde al nome di Chris Cornell.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
94.66 su 24 voti [ VOTA]
Tommaso calvino
Mercoledì 28 Dicembre 2016, 9.07.52
6
Grande disco. Voto: 98
Steve
Domenica 19 Giugno 2016, 11.40.44
5
Gran bel disco. Si distacca molto dai soundgarden ma...è ovvio, questo è chris cornell, ed è grande anche nel saper scrivere album come questo.
VomitSelf
Venerdì 29 Gennaio 2016, 15.29.59
4
Me lo regalò la mia tipa dell'epoca...all'epoca XD La voce di Cornell era ancora grande, ma l'album non mi disse niente. Così come non mi fece impazzire l'ultimo lavoro targato Soundgarden. "Badmotorfinger" rimarrà negli annali. Uno dei più grandi dischi metal (si...è un disco METAL) degli anni '90.
tino ebe
Lunedì 25 Gennaio 2016, 16.45.57
3
Bellissimo lavoro di questo grande interprete che riesce anche in fase solista a non far rimpiangere la band madre. Musica adulta, introspettiva, calda, malinconica, un genio
freedom
Lunedì 25 Gennaio 2016, 15.55.32
2
Capolavoro di Cornell. Il mio voto è 90 perché ci sono particolarmente affezionato. Bellissimo.
.:alekos:.
Venerdì 22 Gennaio 2016, 11.18.09
1
Che bel disco... assolutamente da riscoprire. Forse uno dei gioielli nascosti del crepuscolo del grunge, braci che, sotto la cenere di un'era, ancora scaldavano il cuore...
INFORMAZIONI
1999
A&M Records
Alternative Rock
Tracklist
1. Can't Change Me
2. Flutter Girl
3. Preaching the End of the World
4. Follow My Way
5. When I'm Down
6. Mission
7. Wave Goodbye
8. Moonchild
9. Sweet Euphoria
10. Disappearing One
11. Pillow of Your Bones
12. Steel Rain
Line Up
Chris Cornell (Voce, Chitarra, Armonica)
Alain Johannes (Chitarra, Basso su tracce 2, 5 , 10 e 11, Mandolino, Clarinetto, Percussioni, Cori)
Natasha Shneider (Tastiere, Basso su tracce 6 e 13, Piano, Organo, Tamburello, Cori)
Ric Markmann (Basso)
Josh Freese (Batteria)

Musicisti Ospiti
Jason Falkner (Basso su traccia 5)
Greg Upchurch (Batteria su traccia 5)
Victor Indrizzo (Batteria su traccia 7)
Matt Cameron (Batteria su traccia 10)
Bill Rieflin (Batteria su traccia 12)
 
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