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Therion - Lepaca Kliffoth
23/01/2016
( 3350 letture )
Se con il precedente Symphony Masses: Ho Drakon Ho Megas avevamo intravisto le avvisaglie dei cambiamenti nelle sonorità dei Therion, con Lepaca Kliffoth il gruppo si spinge ulteriormente nella sperimentazione. Il gruppo capitanato da Christofer Johnsson abbandona infatti il sound death metal dagli esordi a favore di sonorità più orchestrali e suggestive, meno fisiche e aggressive rispetto alle prime uscite della band svedese, ma allo stesso tempo cariche di groove e di influenze più disparate, anticipando quindi i capolavori che da lì a poco si sarebbero susseguiti e che avrebbero confermato il genio creativo di Johnsson. Ma ora concentriamoci su Lepaca Kliffoth.

Il disco viene aperto da The Wings Of Hydra, canzone che mette fin da subito in chiaro lo spostamento nelle sonorità dei Therion: oltre ad un riffing tendente al thrash e la comparsa di orchestrazioni, non si può fare a meno di notare come Christofer Johnsson abbia abbandonato le harsh vocals di matrice death dei primi dischi per passare a un cantato sporco e ruvido.
Non solo i frammenti orchestrali si fanno più numerosi, ma anche le melodie arabeggianti si fanno più presenti nei vari brani, che, insieme a quell'atmosfera cupa e quasi esoterica tipica dei Therion, danno a tracce come Melez un'aurea mistica e suggestiva.
È però in The Beauty In Black, anticipata da un suggestivo e delicato intermezzo (Arrival Of The Dark Queen), nella cupa Black e nella conclusiva Evocation Of Vovin, che si notano i tentativi seminali di quello che poi sarà realizzato pienamente nella successiva produzione della band. In questi brani vengono coinvolti infatti due cantanti lirici, Claudia-Maria Mokri e Hans Gröning, i quali si avvicendano in duetti, che palesano la volontà di mescolare sonorità solenni e grandiose alle ritmiche sferzanti e al sound più feroce.
Proprio l'aggressività di riff più decisi viene spesso smorzata da brevi passaggi acustici, che creano atmosfere oniriche ed evocative, come nella titletrack, canzone che più delle altre sembra porsi come una sorta di colonna sonora per un rito, non a caso il testo scritto da Thomas Karlsson si riferisce alla filosofia della società esoterica Dragon Rouge (una mescolanza di mitologia sumera, Kabbalah, alchimia e suggestioni gotiche), elaborata appunto da Karlsson e abbracciata da Christofer, che ritorna costantemente nella produzione dei Therion.
The Evocation Of Vovin porta al suo culmine il rituale e conclude l'album con l'evocazione del “drago” (Vovin significa proprio drago), richiamando anche il cupo artwork dell'album, in cui compare una sorta di Idra o mostro mitico, che rappresenta anche visivamente l'ideologia dietro all'album: Kliffoth (Qliphoth) nella tradizione cosmologica della Kabbalah rappresenterebbe infatti l'impurità o la focalizzazione sul sé interiore che si oppone alla purezza divina e all'annullamento del sé nel divino.

Per concludere, Lepaca Kliffoth si rivela come un album di passaggio, in cui i Therion si destreggiano tra diverse fonti di ispirazione: abbandonato quasi completamente il death metal (non mancano comunque brani più aggressivi come Darkness Eve), il gruppo miscela sonorità al limite del thrash, per poi passare a riff e fraseggi dal gusto heavy (Riders Of Theli) o addirittura momenti di solismo dall'approccio neoclassico, viene infatti dato più spazio alla chitarra solista rispetto al passato. Inoltre i Therion non si dimenticano di omaggiare i Celtic Frost, una tra le band che più è stata fonte di ispirazione per il mastermind del gruppo, con una cupa cover di Sorrows Of The Moon.
Come già accennato, la novità risiede nella presenza maggiore delle orchestrazioni e un sound generale più disteso, ma non per questo meno deciso e oscuro, anzi proprio alcuni frammenti più solenni e alcune melodie dal sapore arabeggiante (Melez ed Evocation Of Vovin) conferiscono a Lepaca Kliffoth un'atmosfera mistica e oscura. Lepaca Kliffoth alla sua uscita avrà sicuramente sorpreso i fan più affezionati alla prima parte della carriera dei Therion, nonostante ciò il quarto lavoro della band, seppur ancora ruvido e molto eterogeneo, marca i primi tentativi del percorso evolutivo verso nuove sonorità, le quali raggiungeranno l'apice con i successivi album.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
88.57 su 21 voti [ VOTA]
megna
Martedì 9 Febbraio 2021, 0.07.12
13
Voto giusto per via della registrazione un po' spartana. Best songs: la malinconica The Beauty in Black e la potentissima e melodica Evocation of Vovin.
Rob Fleming
Lunedì 15 Febbraio 2016, 10.52.43
12
Il miglior disco che i Celtic Frost non hanno mai composto. Del resto i Therion ne riprendono proprio il capolavoro Sorrows of the moon. The beauty in black con l'ospite Claudia Mohri è il brano più vicino agli svizzeri e Riders of Theli anticipa i capolavori a venire
Doomale
Martedì 26 Gennaio 2016, 13.57.59
11
Bell'album...all'epoca lo snobbai un pochino perchè preso per lo più dall'ondata Black...ma fortunatamente ho avuto modo di recuperare in seguito. Oltretutto loro furono tra i primi gruppi Death che ebbi modo di conoscere in quei primi anni 90. Un mio amico alla fine di non sò quale cassetta mi aggiunse due loro pezzi Cthulhu e Symphony of the dead che mi colpirono molto sia per quell'influenza marcata alla Celtic frost che per le melodie ottime della seconda. Infatti alla fine nonostante i successivi lavori piu maturi e particolari quello a cui sono piu legato è "Beyond Sanctorum" in cui già cominciavano a far sentire qualche cosina di diverso qui e li.
Tevildo75
Martedì 26 Gennaio 2016, 11.54.27
10
Per me Lepaca Kliffoth è sempre stato il capolavoro dei Therion, grazie al perfetto bilanciamento tra la grezzaggine degli esordi e la raffinatezza che li contraddistinguerà in futuro.
Galilee
Lunedì 25 Gennaio 2016, 19.19.37
9
Dal mio punto di vista l'unico aspetto grezzo del disco è la produzione. Per quanto riguarda il resto, è tutto perfetto, soprattutto se paragonato ad album banali e scialbi come Deggial, dove ci sono canzoni composte da due riff in croce tirati acanti per 5 minuti. Mi piacerebbe molto se questo è il precedente venissero rimasterizzati.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 25 Gennaio 2016, 17.35.36
8
Bello ma non all'altezza di altre produzioni. Ascoltandolo adesso si sente il lato grezzo ancora molto presente anche se le intuizioni c'erano tutte. Ho avuto la sfortuna di ascoltarlo dopo che avevo sentito Theli, Vovin e Deggial e mi era piaciuto poco, a parte il super pezzo The Beauty in Black. L'ho rivalutato dopo. Nel suo insieme, come ho detto, bello ma hanno fatto poi, il meglio . Au revoir.
tino ebe
Lunedì 25 Gennaio 2016, 17.01.23
7
L’ho comprato all’epoca perché sedotto dal capolavoro the beauty in black e perché sentivo la mancanza dei celtic frost. Il resto, nonostante sia notevole musicalmente, non mi ha mai preso più di quel tanto per via della voce che non mi è mai piaciuta
Galilee
Domenica 24 Gennaio 2016, 23.52.13
6
Mah, secondo me sono sempre cresciuti artisticamente. Un sitra ahra ha dell'incredibile. Pochi al mondo riescono a creare musica di tale fattura. Loro.
Kenos
Domenica 24 Gennaio 2016, 12.10.25
5
Chris doveva ancora imparare a padroneggiare le nuove soluzioni, ma resta comunque una gemma spesso dimenticata del metallo novantiano... grezzo e pestone, eppure eclettico e originale. Peccato per quel che sono diventati ora, dopo Gothic Kabbalah li ho trovati pressoché inascoltabili.
Galilee
Sabato 23 Gennaio 2016, 18.16.36
4
Un disco epocale Che dal milo punto di vista ha segnato una svolta per tutto il metal. Gia con Ho Drakon, ho megas, capolavoro assoluto, I Therion avevano già fatto capire di essere avanti decenni rispetto a tutti. Presero il metal, lo farcirono di mille influenze rivoltandolo come un calzino rimanendo perô sempre legati ad alcune sonorità death. Qui il death, scompare del tutto e al suo posto compare l'heavy classico anni 80. Quindi l'heavy, il thrash ed alcune soluzioni un po piû pese, il tutto ovviamente riletto in chiave Therion. Aggiungiamoci un nuovo modo di cantare di Johnson, composizioni Che rasentano la perfezione, arrangiamenti che per I tempi erano un miraggio per il 90% delle band e il gioco e fatto. Riusciranno ad eguagliare queste vette solo col successivo Theli. Poi ci vorranno un pô di dischi per tornare quasi a questi livelli ma la loro lunga e onorata carriera sembra tutt'oggi non volersi per fortuna arrestare. Concludendo, capolavoro, uno dei dischi metal migliori Che abbia mai sentito. 90/100. Minimo...
Room 101
Sabato 23 Gennaio 2016, 16.15.13
3
@Metal Maniac: Corretto, grazie per la segnalazione, ci era scappato un refuso!!
Metal Maniac
Sabato 23 Gennaio 2016, 14.03.24
2
piccola correzione, la cover dei celtic frost s'intitola "sorrowS of the moon"...
hard`N`heavy
Sabato 23 Gennaio 2016, 10.38.41
1
Per me ''Lepaca kliffoth'' è un MASTERPIECE enorme, perfetta fusione di Symphonic metal - Gothic metal - Death metal - Prog metal. Zero filler, difficile scegliere la canzone più bella, tutte. VOTO: 99/100
INFORMAZIONI
1995
Nuclear Blast
Symphonic Metal
Tracklist
1. The Wings of the Hydra
2. Melez
3. Arrival of the Darkest Queen
4. The Beauty In Black
5. Riders of Theli
6. Black
7. Darkness Eve
8. Sorrows of the Moon
9. Let the New Day Begin
10. Lepaca Kliffoth
11. Evocation of Vovin
Line Up
Christofer Johnsson (Voce, Chitarra, Tastiera)
Fredrik Isaksson (Basso)
Piotr Wawrzeniuk (Batteria)

Musicisti Ospiti
Claudia-Maria Mokri (Voce)
Hans Gröning (Voce)
 
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