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Sirenia - An Elixir for Existance
30/01/2016
( 2248 letture )
Give me what I'm deep in need of
a sanctuary beyond this cruel world
A peerless cure-all to recover
Like lithium and a lover...


Il processo che sta alla base del “rispolverare” dischi provenienti dal passato è talvolta qualcosa che sorprende anche chi le recensioni le scrive.
Spesso gli ascoltatori vivono la musica “per fasi”, ascoltando -spesso in base al mood- gruppi e generi diversi, trovandosi talvolta più o meno recettivi verso certe proposte musicali.
È difficile però predire quanto un giudizio formato durante un ascolto vecchio di anni si confermerà anche quando un disco verrà ripreso in mano dopo tanto tempo, e come potrete testimoniare: talvolta le sorprese capitano. Dopo anni di dimenticatoio, An Elixir for Existance mi ha stupito in positivo, può darsi per il contrasto con l'esperienza di ascolto della discografia recente dei Sirenia o per chissà quale diverso approccio all'album, che ha però avuto un impatto molto differente rispetto ai primi ascolti.

Si tratta probabilmente del disco manifesto di un'intera carriera: il primo disco dove i Sirenia suonano i Sirenia, cercando di imitare meno i Tristania com'era capitato con -il comunque ottimo- At Sixes and Sevens.
Il sound di An Elixir for Existance inizia infatti ad essere più omogeneo, decisamente più symphonic con meno parti “decadenti” o gotiche in senso stretto, eccezion fatta per i bellissimi testi sugli amori tormentati, vero marchio di fabbrica di Morten Veland, non fosse per la poca freschezza di quelli delle sue produzioni più recenti.
Tra testi riusciti e melodie catchy (ma non banali) è però l'arrangiamento del poli-strumentista norvegese a rappresentare il vero punto vincente del disco.
La chitarra riesce infatti a trovare la giusta misura nel riffing, che non si complica mai al punto di prevaricare le prominenti parti d'orchestra, ma senza mancare mai di varietà, sia per le tecniche utilizzate che per quantitativo di riff per canzone. Ben riuscite sono anche le atmosferiche parti di chitarra acustica e gli arpeggi che contribuiscono molto alle melodie e sono spesso molto piacevoli da ascoltare. Il comparto ritmico nel senso stretto del termine è forse quello un po' più debole, ma per il semplice motivo che la batteria elettronica programmata da Veland, per quanto ben amalgamata al resto degli altri strumenti e varia nelle soluzioni scelte, non fornisce l'impatto che potrebbe fornire con l'interpretazione di un batterista vero.
La prova al basso è buona rispetto allo standard delle prove di Veland con questo strumento, ma non sono presenti linee indimenticabili o più che “istituzionali”. Al contrario, il lavoro in tandem di pianoforte e tastiere (per la parte elettronica) insieme ai turnisti scelti per suonare gli archi, rappresenta il pezzo forte del disco, con un mix assolutamente convincente di parti di archi che si fanno carico di un ruolo “melodico” fondamentale, momenti elettronici più leggeri che contribuiscono alla varietà e con struggenti parti di pianoforte (Seven Sirens and a Silver Tear).
Per quanto riguarda il capitolo voci, sono il growl acido e mai troppo profondo di Morten (che abbiamo imparato ad apprezzare durante la sua lunga carriera) e gli evocativi cori (in latino) a farla da padroni, mentre Henriette Bordvik ha decisamente un ruolo più marginale (anche se ben presente in pezzi come Save Me from Myself), cosa che tutto sommato non toglie molto al cd visto che si tratta sì di una buona voce (vagamente eterea nel timbro) ma non certo indimenticabile se paragonata al panorama dell'epoca.

Al di là di alcuni difetti abbastanza fisiologici in un gruppo che è essenzialmente una one man band con degli ospiti, An Elixir for Existance ha dalla sua parte i pezzi.
Praticamente privo di filler raggiunge i suoi apici con l'opener Lithium and a Lover, che sembra descrivere il rapporto con il mondo e con gli affetti di un tossicodipendente, A Mental Symphony e la più particolare Euphoria, dimostrando così che Morten Veland, quando si trova nel suo ambiente naturale a cavallo tra symphonic e gothic, è assolutamente in grado di produrre musica di qualità anche da solo.

Sorprendentemente anche una produzione vecchia ormai di dodici anni riesce a suonare meglio di quelle più recenti curate sempre dallo stesso Morten, paragone doveroso in quanto è sempre lui ad occuparsi del mixaggio. Chiaramente -a livello di dinamiche e suoni- la batteria elettronica continua a sembrare abbastanza finta, ma non in maniera troppo marcata, come capita invece spesso usando samples più recenti che aumentano sì l'impatto dei fusti, ma che contemporaneamente trasmettono ancora di più la mancanza di umanità dietro l'esecuzione. Sono invece molto ben gestiti i volumi e gli incastri tra i cori prominenti e le orchestrazioni, che non danno fastidio alle voci principali e che livellati ed equalizzati in questo modo contribuiscono non poco a creare una solida architettura per l'album, forse solo il basso (per quanto udibile) rimane un po' indietro, ma si tratta veramente di dettagli.

An Elixir for Existance è probabilmente -al netto di quelle preferenze personali che sono poi l'unica cosa che permette a tante band diverse di sopravvivere- una delle migliori espressioni del Morten Veland post Tristania, oltre che forse il momento più alto della carriera dei Sirenia; la differenza si lega alla preferenza al momento più gothic di At Sixes and Sevens o a questa, che è la loro forma più sinfonica.
Quello che è sicuro è che negli ultimi anni Morten non è più riuscito a portare i Sirenia a livelli simili a quelli dei primi due album, almeno per quanto riguarda la complessità e la godibilità degli arrangiamenti, che sono invece come già detto uno dei punti di forza di questo platter. Nonostante la storia recente del gruppo, An Elixir for Existance è comunque un disco che gli amanti delle sonorità sinfoniche non dovrebbero perdere.

Save me now
before my world falls
Save me now
from myself
before the dawn



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
63.62 su 8 voti [ VOTA]
Prometheus
Domenica 31 Gennaio 2016, 20.31.04
3
Per quanto mi riguarda, dovendo fare una classifica degli album dei Sirenia, direi... 1) An Elixir for Existance; 2) At Sixes And Sevens; 3) Perils of The Deep Blue; 4) The Seventh Life Path; 5) The 13th Floor; 6) Nine Destinies And A Downfall; 7) The Enigma of Life. I primi due album sono entrambi dei capolavori, gli ultimi due viaggiano tra il buono e il molto buono. Poi abbiamo un album sulla sufficienza e due di rara bruttezza. Ammetto che "Save Me From Myself" è stata la colonna sonora di tanti momenti bui della mia adolescenza, per fortuna ora molto lontani.
Beta
Sabato 30 Gennaio 2016, 13.52.44
2
Concordo con la recensione e rispondo all'implicita domanda dell'ultimo paragrafo: personalmente preferisco questo disco più gothic/symphonic rispetto al precedente album, molto più gothic, più che altro per il sapore troppo "Tristania", come diceva Room. Gli ultimi due dischi dei Sirenia per me sono una bomba, ma questo è decisamente inarrivabile, è il mio preferito della band e penso davvero che sia il loro migliore. Non mi stanco mai di ascoltarlo, le canzoni prendono tantissimo e riescono ad essere violente ed eleganti nel contempo; tutto condito da atmosfere comunque malinconiche e/o disperate. Tutto il resto l'ha già detto Room e sottoscrivo assolutamente tutto quello che ha scritto nella recensione. Mi associo ad ocram per quanto concerne i tre dischi citati e metto un 95
ocram
Sabato 30 Gennaio 2016, 10.07.30
1
Bella recensione. Album colossale, uno dei miei preferiti. Il Veland degli anni d'oro, la tripletta Beyond the Veil, At Sixes and Sevens e An Elixir For The Existance per me sono inarrivabili e col tempo sono diventati pietre miliari. Pensando a questi dischi ed ascoltando cosa sono diventati adesso i Sirenia mi sento male..... Questi tre dischi sono in assoluto i migliori di tutto il panormana symphonic gothic. Voto 99
INFORMAZIONI
2004
Napalm Records
Symphonic Metal
Tracklist
1. Lithium and a Lover
2. Voices Within
3. A Mental Symphony
4. Euphoria
5. In My Darkest Hours
6. Save Me from Myself
7. The Fall Within
8. Star-Crossed
9. Seven Sirens and a Silver Tear
Line Up
Morten Veland (Voce, Chitarra, Basso, Tastiera, Batteria)
Henriette Bordvik (Voce)

Musicisti Ospiti:
Anne Verdot (Violino)
 
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