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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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20/02/2016
( 6996 letture )
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Tornano sulle scene con il dodicesimo full-length della loro quasi trentennale carriera, i Rotting Christ, creatura degli ellenici fratelli Tolis che difficilmente necessita di un lungo, se alcun, preambolo introduttivo. Trascorsi i tre, canonici, anni dal precedente e discusso Κατά τον δαίμονα εαυτού, mitigati dall’uscita, la scorsa estate, del live Lucifer Over Athens, la mente creativa di Sakis Tolis, frontman storico, mastermind e produttore della band, porta alle stampe questo Rituals le cui caratteristiche, fin dai primi ascolti, si rivelano connesse e paragonabili alle due fatiche precedenti, in particolare a quel Aealo rimasto impresso nella memoria di molti, pur elaborandone la trama.
Volendo far partire quest’analisi dal suo lato più tecnico e strumentale, un fattore appare piuttosto chiaro: se, da un lato, la produzione appare curata e studiata nei minimi dettagli, scorrevole, coerente e fluente in tutti i suoi capitoli (l’esperienza e la professionalità del duo Tolis-Jens Bogren non passano di certo inosservate), dall’altro, se considerata nella sua interezza e stile, nonché spietatamente messa a confronto non solo con i full-length temporalmente più prossimi, ma anche con i mostri sacri della discografia degli ateniesi, essa si attesta come un altro capitolo mancante di freschezza e nuove idee, che calca -pur arricchendoli- sentieri già a lungo battuti dalla band soprattutto nel suo passato recente, talvolta al limite dell’autoreferenzialità. Tale aspetto forse per molti non è tuttavia poi una sorpresa, né un’assoluta novità: dopo tutto, il mastermind Tolis si è preso carico di questo progetto per decenni pressoché in solitaria e un calo di questo tipo non è solamente prevedibile, ma per altro già annunciato, proprio da quel rincorrersi di idee che dal 2010 sembrano inseguirsi e ripresentarsi alla porta dei Rotting Christ. Ciò non toglie certo valore alla performance di alto livello, con una batteria furiosa fin dall’opener In Nomine Dei Nostri e un riffing preciso e tagliente (seppur, in parte, semplificato rispetto al passato), così come chirurgici sono gli arrangiamenti, ornati da arabeschi di percussioni e orchestrazioni che fanno capolino lungo i nove, peculiari e ipnotici rituali di questo disco. Ma non siamo di fronte, per fortuna o purtroppo, ad importanti novità, né ritorni al passato, quello ovviamente più glorioso che ha saputo entrare nella storia. Dal punto di vista vocalico, invece, lo sforzo dei Rotting Christ si conferma davvero notevole. Sulle orme dei precedenti Aealo e Κατά τον δαίμονα εαυτού, arricchiti da preziosi intarsi di voci femminili e aulici cori, anche in Rituals Sakis Tolis viene raramente lasciato solo al microfono (e ai vari testi in lingua madre): ecco quindi l’energetico affondo dell’iniziale In Nomine Dei Nostri supportato dall’ex Magus Wampyr Daoloth, nonché frontman dei conterranei Necromantia, ecco Nick Holmes dei Paradise Lost a guidare For A Voice Like Thunder, ecco Vorph dei Samael come novello e maledetto Baudelaire in Les Litanies De Satan (Les Fleurs Du Mal), nonché ecco Kathir dei Rudra (combo death/black direttamente dalla lontana Singapore) offrire il suo contributo in देवदेवं (Devadevam). Non manca infine nemmeno un pizzico di teatralità in equilibrio tra chiara eleganza e oscuro vigore in Ἐλθὲ Κύριε (Elthe Kyrie) dove, a dialogare e intrecciarsi con costante precisione a Sakis, è la voce suadente dell’attrice del teatro nazionale greco Danai Katsameni. Sicuramente un valore aggiunto all’album, quantomai variegato e intrigante, sempre pronto a stupire con nuove, eccellenti prestazioni vocaliche, ma che al contempo suscita immediatamente seri dubbi sulla fattibilità nel rappresentare dal vivo una tale produzione nella sua interezza, considerata anche la già segnalata ridondanza in ambito strumentale. In conclusione, un album che sicuramente attrarrà chi, del combo ellenico, non conosce molto o vi si è approcciato solamente negli ultimi tempi e che può diventare una release interessante anche per i supporter di più lunga data, a patto che essa venga presa in esame per ciò che singolarmente è e sa offrire, senza attendersi un nuovo Thy Mighty Contract o Non Serviam, ai quali Rituals non sembra proprio, nella sua interezza, voler (o forse poter) avvicinarsi.
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Leggermente al di sotto del precedessore ma sempre un bel prodotto |
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...vedo che c'e' gente che si esalta per le "imprecazioni"...boh? |
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Ennesimo centro dei RC, piu’ che brani sono imprecazioni, rituali appunto. Unici |
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L'unico album dei "Rotang" Christ che non mi piace. Salvo la favolosa Elthe Kyrie, mi ha annoiato, annoiato, annoiato.. mi mancano le chitarre epiche degli album precendenti, questo è "solo" molto atmosferico.. |
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Per me un disco ispiratissimo. Non mi annoia mai ed è travolgente...quasi catartico con questa specie di inni tribali e oscuri. Io dico 90. |
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Grazie Lisa, già sto recuperando qualcosa in rete, per farmi un'idea generale.
Korgull..Il 13 sarò a sentirli al colony con i carach (che al contrario trovo davvero scarsi), ti farò sapere |
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Questo è un album superlativo di un gruppo che veramente non ha mai sbagliato, mi è piaciuto anche il periodo "dark" degli anni 90. Sono caldi e freddi al tempo stesso....magici. Una domanda...non li ho mai visti dal vivo..come sono? Riescono a rendere le atmosfere che ci sono sul disco? |
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Volevo dire specialmente ahahah |
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Non è mai troppo tardi per conoscere grandi band..fatti sotto con la discografia, serialmente i primi 2. |
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15
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che dire...pirla io che li conosco solo ora (e solamente perchè ho visto ora che suonano fra 2 settimane a 10 minuti da casa mia)
Questi hanno 2 palle non quadrate, dodecagonali |
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14
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Non condivido granchè la recensione. Non la considero una mancanza di idee, quanto piuttosto una ennesima conferma dello stato di grazia attuale della band che in questi anni e in questo genere ha pochi rivali, detto sinceramente (se non, imbastardendo tempi e strutture, i connazionali e i polacchi). L' atmosfera di quest' album, tanto quanto del precedente, è unica e magica, la sua potenza ipnotica e ossessiva è totale. Ne facessero altri 20 di album così, glieli comprerei tutti |
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13
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Il commento num 4 me lo appendo in cameretta belin, concordo per la recensionista, un 100 a lei e chissenefrega di rituels |
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12
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Scrivo qualcosa su questo album che ho riascoltato di recente e ho poi riletto la recensione. Non condivido l'opinione di Madame Akaah. Certamente non è un album sulla stessa falsariga dei loro primi, ne del periodo dark e gotico. Ma hanno trovato con questi ultimi album, una nuova linfa creativa basata, appunto sulla teatralità dei pezzi, arrangiamenti e cori, sul pescare a piene mani dalle culture balcanico/medio orientali, il tutto costruito con una grande originalità, in un ambiente black. Diciamo che se da una parte ci sono le saghe e le atmosfere nordiche, da questa parte dell'Europa ci sono queste atmosfere molto diverse, mistico/esoteriche estremamente affascinanti. Cupo e fortemente ossessivo, un lavoro di grande spessore. A mio parere, questo filone iniziato con Aealo, è veramente coinvolgente. Ottimi. Au revoir. |
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11
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Recupero arretrati parte 11: partendo dal presupposto che i RC sono uno dei miei gruppi preferiti, devo ammettere che con questa uscita non ci siamo. Giudico l'album dopo una decina (abbondante) di ascolti: si privilegiano i brani medio-lenti e l'atmosfera "dark" da "rituale" pagano è stata creata alla perfezione, centrando lo scopo (forse) dell' opera. Il problema è che a livello contenutistico delle singole canzoni non ci siamo. Al termine di ogni canzone non arriva nulla, salvo ricreare appunto un atmosfera generale buia pesta che poggia però su riff banali e di mestiere, il tratto "ellenico" che li contraddistingue e me li ha fatti amare qui manca, salvo la bellissima "Les litanies de Satan". Altra critica: troppi ospiti e suoni troppo, a mio parere, plasticosi per un album che di base dovrebbe essere black. 60 risicato. |
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10
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Inferiore a Kata Ton Daimona Eaytoy, voto del disco 70...... voto del commento numero 4: 100! |
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9
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Il commento numero 4 ragazzi. Tu risolvi la situazione. |
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8
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Aspettate un attimo io li ascolto da piu di 20 anni sono tra i miei gruppi preferiti al di la'delle tematiche che trattano , ma secondo me hanno esplorato il metal in lungo e largo.Si parte con i primi album un metal che non definirei black che so tipo marduk , darkthrone ma un metal pesto con un occhio alla melodia. Poi passiamo al periodo dark con 3-4album secondo me bellissimi mi riipeto insegnano a essere maligni senza per forza pestare a mille. Poi sono arrivati album tipo genesis e sanctus diavolos che mischiano di nuovo le carte , poi theogonia una mazzata sui denti e infine gli ultimi abbastanza simili con ritmi abbastanza rallentati possono piacere o no ma hanno sempre tenuto uno standard qualitativo molto alto ps scusate x il rompimento di cocotes. |
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7
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Ascolto Black da una vita eppure non mi riescono a prendere!proverò anche con questo a dargli piu di.un ascolto! |
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6
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sì gli ho visti all'agglutination e mi fecero cacare; questo disco invece è bello, sembra ispirato dal demonio in persona |
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5
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???? non hai mai ascoltato i rotang Christ però questo è il loro disco migliore? |
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4
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non ho mai ascoltato i rotang christ però sicuramente questo è il loro il miglior disco. voto giusto, brava la recensionista, una botta cela darei! |
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3
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Bene aspettavo sta recensione. Premetto che il commento di Enry qui sotto lo ritengo il mio punto di vista parola per parola...Pero devo dire di esser parzialmente d'accordo anche con Punto Omega e ha ragione quando dice che dal vivo i pezzi nuovi rendono alla grande. Detto questo ritengo che quest'album sia il naturale successore di tutti quelli del nuovo corso (si fa per dire nuovo dato che parte da Sanctus o al max da Theogonia) anzi il punto d'arrivo. Al momento ritengo forse Kata ton pelino superiore a preferenza personale...ma questo e' più articolato e meno immediato quindi credo crescerà ancora. Davvero qui sembra di stare partecipando ad un rituale. Band di grossissimo spessore che sta vivendo una seconda giovinezza. Ben tornati |
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2
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L'ho trovato tremendamente dark nelle atmosfere, cupo e maligno. Rispetto al recente passato forse il guitar work è leggermente calato ma il lavoro fatto su arrangiamenti e voci è mostruoso. Per me un altro disco di livello e anche i tanti ospiti danno un bel contributo. Inutile fare confronti con dischi di 25 anni fa, ma a differenza di Punto Omega (col quale sono d'accordo su Rituals) Thy Mighty Contract resta a gusto personale il mio preferito, il fatto che oggi suonino / producano infinitamente meglio è una cosa direi logica e scontata. Al di là di classifiche di preferenza che poco importano quello che conta è che siamo di fronte ad un altro ottimo disco, cosa non da tutti dopo oltre 25 anni di carriera. |
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1
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Li seguo da molto, ma permettetemi di dire che non cambierei mai uno dei dischi da Sanctus Diavolos in poi con Non Serviam e The Mighty Contract. Vabbé, bisogna considerare valore storico, ecc., ma con tutto il rispetto di questo mondo, allora erano ragazzini (molto talentuosi) ora sono al top della scena estrema. Andatevi a vedere un live e ditemi se le canzoni dell'ultimo periodo non rendono addirittura meglio di quelle vecchie. Parlando di Rituals invece che dire: ennesimo centro pieno, ennesimo disco stupendo con canzoni antemiche che si fa dannatamente fatica a togliersi dalla testa. Pigliatevelo, gioite e sperate che la loro ispirazione rimanga su questi livelli. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. In Nomine Dei Nostri 2. זה נגמר (Ze Nigmar) 3. Ἐλθὲ Κύριε (Elthe Kyrie) 4. Les Litanies De Satan (Les Fleurs Du Mal) 5. Ἄπαγε Σατανά (Apage Satana) 6. For A Voice Like Thunder 7. Konx Om Pax 8. देवदेवं (Devadevam) 9. The Four Horsemen
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Line Up
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Sakis Tolis (Voce, Chitarra) George Emmanuel (Chitarra) Van Ace (Basso) Themis Tolis (Batteria)
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