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Mogwai - Mogwai Young Team
05/03/2016
( 3022 letture )
Il post-rock è un genere estremamente vasto, dalle infinite sfumature e che ha visto, nel corso dei lunghi anni del suo sviluppo, sotto le proprie egida tantissimi gruppi fra di loro diversissimi. Come forse poche altre correnti musicali, le diverse tonalità dei colori espressi sono molto distanti fra di loro: dalle potenti sfuriate che richiamano il noise, alle lunghe sezioni introspettive della musica ambience ed elettronica, passando per le sperimentazioni più avanguardistiche e gli elementi dell'alternative, fiumi di formazioni hanno coniato dei sound incredibili. A metà degli anni novanta, dallo scenario di Glasgow emerse fra tutti un monicker scelto provvisoriamente, ma che fece talmente tanta fortuna ed espresse un caleidoscopio talmente vasto di emozioni da diventare permanente. Fare una breve introduzione sul genere, quando si parla dei Mogwai e soprattutto del loro album di debutto, considerando il solco lasciato, è d'obbligo. Torniamo tuttavia indietro nel 1997, un anno estremamente impegnativo per il gruppo che attraversa una fase di crescita a dir poco verticale. In dodici mesi esce una raccolta autoprodotta di demo chiamata Ten Rapid, che mette in risalto l'embrione del sound, uno sperimentale EP dal titolo 4 Satin e a fine anno arriva anche il primo full length registrato sotto la Chemikal Underground. La formula che alterna le eteree atmosfere ambient alle esplosioni distorte che rasentano il caos del noise viene già proposta nella prima raccolta e poi raffinata nel tempo, così come le sperimentazioni e quel lirismo dal taglio introspettivo, tragico e al tempo stesso caldo. Ciò che deriva dalle fatiche dei quattro ragazzi, diventati poi cinque con l'aggiunta di Brendan O'Hare alla chitarra e al pianoforte poco prima di entrare in studio per registrare il debut album, non è altro che lo specchio di una corrente e del suo periodo storico. Mogwai Young Team è a tutti gli effetti un manifesto del post-rock e dell'inconfondibile stile degli scozzesi, destinato a lasciare una scia che molti negli anni successivi seguiranno.

'Cause this music can put a human being in a trance like state
And deprive it for the sneaking feeling of existing
'Cause music is bigger than words and wider than pictures
If someone said that Mogwai are the stars, I would not object
If the stars had the sound, it would sound like this
(Yes! I Am a Long Way from Home)


Le parole sono quasi assenti in tutto il disco, ad eccezione di un pezzo cantato e di alcuni frammenti parlati. Uno di essi apre Yes! I Am a Long Way from Home, brano sognante e fortemente emblematico. I versi dipingono in maniera molto netta e chiara alcune immagini, descrivendo perfettamente ciò che stiamo per ascoltare, contestualizzando la dimensione intimista ed onirica della musica. Una batteria pacata e delicata accompagna la dolcezza della chitarra limpida, che si miscela con una linea di basso profonda e protagonista della scena. L'opener del platter crea un'atmosfera sognante che evolve lentamente con armonici e piccoli arricchimenti, fino a sfociare in una sezione distorta e dalle tinte quasi space-rock. I ragazzi scozzesi propongono quindi una formula che nel corso del tempo si consoliderà e sarà un canovaccio per tantissimi artisti, basti pensare alle similutidini con molti pezzi dei God is an Astronaut, per citare un nome più recente e noto. Il basso di Dominic Aitchison torna prepotente con Like Herod, che ci porta su lidi più tesi che hanno di tanto in tanto delle ariose aperture arpeggiate, destinate a ricadere in una delicata nevrosi musicale. Il brano si espande in un climax nel quali gli intrecci chitarristici rimangono l'unica cosa udibile, visto che la batteria tende a sparire lentamente, prima di una vera e propria esplosione che annichilisce ogni cosa. Lo sfoggio di violenza sfiora il metal, risultando graffiante e ruvido grazie alle chitarre sovraccariche di distorsioni e feedback. Quiete e tempesta continuano ad alternarsi in un brano cupo e devastante, che tende a monopolizzare ogni nostra sensazione per undici minuti abbondanti. Strizzando l'occhio alla tradizione progressive, i Mogwai riescono a creare un manifesto del loro stile grazie a Like Herod, una sorta di lunga suite costruita ed articolata, ricca di dettagli ma non per questo dispersiva, poiché nulla è lasciato a se stesso. Nel finale merita una nota l'utilizzo degli effetti e delle chitarre, che sono a dir poco glaciali e spettrali, creando un'atmosfera sospesa ricca d'ansia. La tensione lascia spazio alla tragicità con Katrien, dove a predominare sono i giochi ritmici di Martin Bulloch, che guidano uno dei brani meno trascinanti di Mogwai Young Team. Seppur lo strumentale non sia brutto, vi è un calo rispetto ai due pezzi di apertura che sono autentici capolavori. Katrien rimane infatti più chiusa e punta all'esasperazione di alcuni semplici fraseggi, sviluppati e continuamente arricchiti nel tempo: da una parte vi è un significato forte ed ossessivo, dall'altro vi è una scarsa digeribilità del pezzo. Radar Maker è un breve intervallo che ristabilisce gli equilibri, nel quale il pianoforte è protagonista assoluto. Tutto sembra sciogliersi e chi ascolta viene catapultato in fondo all'oceano, in un senso di pace e solitudine caldo e confortante. Quella sensazione eterea che predominava nella prima traccia torna con Tracy, brano interamente costruito attorno a un fraseggio melodico di glockenspiel, arricchito dalle chitarre e dal basso, che creano degli intrecci musicali meravigliosi che rimandano molto all'impressione di rivivere un ricordo lontano. Dopo una bella sezione strumentale il pezzo lascia spazio ad un dialogo scherzo telefonico fra Martin Bulloch e Colin Hardie (a tempo manager del gruppo), nel quale il batterista racconta che vi è appena stata una lite violenta fra Braithwaite e Aitchison. Summer (Priority Version) è il pezzo più "radiofonico" del lotto e si avvicina ad una forma più semplice, sia nelle scelte melodiche che nella struttura. La canzone risulta trascinante, nonostante ve ne fosse una versione contenuta anche in Ten Rapid, molto più graffiante e ben riuscita. La coppia chitarre distorte e glockenspiel costruisce un ambient molto cinematografico, dal quale tuttavia si sarebbe potuto ottenere di più. Paradossalmente l'originale Summer di Ten Rapid viene ancora suonata nei concerti, mentre questa Priority Version si è andata un po' a perdere nel tempo. With Portfolio distrugge tutto quello che abbiamo sentito fino ad ora, miscelando alcune toccanti e fuggenti note di pianoforte con un rumore sempre crescente nel tempo, al quale vengono applicate distorsioni e filtri. Il disturbo sonoro evolve e viene modulato passando dal canale sinistro al destro e viceversa, con un lavoro di missaggio esemplare che va a giocare sulle frequenze. Che i Mogwai non ricorrano molto alle parole è cosa nota, tuttavia quelle poche del quale fanno uso sono potenti ed estremamente sentite.

Are you still into it? 'cause I'm still into it.
We haven't had sore bits for about a fortnight.
Am I your only one? 'Cause you're still my only one.
But if you need more, I'll just do it in some, right.
[...]
Will you miss me, when I'm gone?
Is there love there, even when I'm wrong?
Will you still kiss me, if you find out?
I will leave you and I will miss you.
(R U Still in 2 It)


Aidan Moffat degli Arab Strap presta la propria voce in una ballad calda e triste al tempo stesso, costruita su delle chitarre pulite e tremolanti, che danno un aspetto etereo a tutta la canzone. Un uomo chiede alla propria amata se prova ancora quello che prova lui. Il logoramento di un rapporto e l'allontanamento portano a una serie di struggenti domande, del quale forse interiormente si sanno anche le risposte. Il testo viene affrontato con un approccio fortemente psicologico, poiché la gelosia porta all'autodistruzione dell'individuo e del rapporto. In tutta la sua lunghezza, il pezzo scivola via in un attimo, grazie all'enorme coinvolgimento emotivo che ci viene proposto. A Cheery Wave from Stranded Youngsters è un altro breve intermezzo guidato dal pianoforte e da un pesante feedback che va e torna continuamente, creando un andamento musicale molto trascinante ed oscuro. Questi due minuti tuttavia non sono altro che l'introduzione alla traccia più complessa e, insieme a Like Herod, più rappresentativa del gruppo. Mogwai Fear Satan è una lunga suite di sedici minuti nel quale vengono montate una serie di strutture e muri sonori a partire da un semplice giro di accordi di chitarra. La sezione ritmica va ad aggiungere progressivamente dettagli e pathos al pezzo, che sfocia in sezioni distorte devastanti, capaci di farci trascendere in uno stato di trance catartico e liberatorio. Gli intermezzi di quiete vengono arricchiti dal flauto di Shona Brown, che conferisce una sfumatura di mistero e sacralità, rotta di tanto in tanto dalle dissonanze e dalle armoniche delle chitarre elettriche. Un altro elemento che avvalora tantissimo il pezzo è l'atmosfera tribale che gli viene dato attraverso le percussioni di Martin Bulloch, che guidano lo strumentale ed il platter ad un finale ancestrale arricchito di un rumore graffiante di tipica tradizione noise.

La produzione del disco, per quanto in certi punti volutamente ruvida, è un caos ordinato: nulla è lasciato a se stesso e ogni rumore, distorsione, feedback o percussione è perfettamente contestualizzata. La sezione ritmica e il basso giocano un ruolo predominante e importantissimo, essendo sempre al centro della scena. Mogwai Young Team è, musicalmente ed emotivamente, l'espressione pura degli anni novanta, il manifesto di una gioventù che comprime i propri sentimenti, fino a farli esplodere nell'autodistruzione e nel dramma. L'inquietudine della psichedelia alterna momenti di ansia, fino alla nostalgia, passando per atmosfere sognanti. Con questo debutto i Mogwai getteranno le basi non solo per loro stessi, che andranno poi a comporre la loro discografia di esperimenti musicali di vario genere, ma anche per tanti artisti e gruppi che verranno dopo. Se stessimo sfogliando un album di fotografie e ricordi e, dovendo fornire delle immagini al nostro coinvolgimento emotivo, ci verrebbe alla fine spontanea una domanda: che cos'è Mogwai Young Team?

Mogwai Young Team è un abbraccio al quale ci si abbandona con un sorriso amaro sulle labbra, nostalgico e simbolo di un'emozione fragile.
Mogwai Young Team è un ricordo felice e lontano, che tuttavia sai che non tornerà e rimarrà impresso in una foto indelebile.
Mogwai Young Team, parafrasando i versi di Leopardi, è l'immensità in cui si annega il pensiero.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
92.33 su 9 voti [ VOTA]
Mickey
Martedì 8 Marzo 2016, 15.12.42
6
Grande disco, uno dei miei primi ascolti per quanto riguarda il post rock insieme ai "diovelocizzati" di F#A#∞.
Ubik
Domenica 6 Marzo 2016, 17.31.09
5
Caposaldo del genere, copiato da miriadi e miriadi di band. Disco potente, Like Herod e Mogwai Fear Satan capolavori assoluti. Ottima la comparsata di Moffat (Arab Strap, gruppo consigliatissimo e molto legato ai Mogwai). Le linee di basso di Aitchison sono fantastiche. Aggiungo tranquillamente qualche punto in più al voto finale. 95 Uno dei dischi degli anni '90 più importanti, impatto sulla scena devastante.
Falkenbach
Domenica 6 Marzo 2016, 15.56.17
4
Tremendamente evocativo ed etereo, con una "malinconia di fondo" sempre presente e capace di catturarti come pochi dischi del genere. Da ascoltare ad occhi chiusi, rigorosamente in cuffia, altrimenti la magia perde il suo effetto.
enry
Sabato 5 Marzo 2016, 16.20.32
3
Non è il mio genere, ma quando un disco è di altissimo livello di solito apprezzo lo stesso, questo lo è sicuramente e anche per me resta il loro migliore. Considerando qualità artistica e impatto sulla scena rock alternativa il voto ci sta tranquillamente.
VomitSelf
Sabato 5 Marzo 2016, 15.11.49
2
Invece di quelli che ho ascoltato questo fu l'unico dei Mogwai che ho veramente apprezzato. Molto bello. 80
Rob Fleming
Sabato 5 Marzo 2016, 14.22.21
1
Lo ricordo con piacere sebbene le mie preferenze vadano a "Happy songs for happy people".
INFORMAZIONI
1997
Chemikal Records
Post Rock
Tracklist
1. Yes! I Am a Long Way from Home
2. Like Herod
3. Katrien
4. Radar Maker
5. Tracy
6. Summer (Priority version)
7. With Portfolio
8. R U Still in 2 It
9. A Cheery Wave from Stranded Youngsters
10. Mogwai Fear Satan
Line Up
Stuart Braithwaite (Chitarra e Glockenspiel)
John Cummings (Chitarra)
Brendan O'Hare (Chitarra e Pianoforte)
Dominic Aitchison (Basso)
Martin Bulloch (Batteria e Percussioni)

Musicisti Ospiti:
Aidan Moffat (Voce nella traccia 8)
Shona Brown (Flauto nella traccia 10)
 
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