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Amon Amarth - Jomsviking
06/04/2016
( 7108 letture )
Jomsviking è il titolo del decimo album della band svedese Amon Amarth. Giunti ormai a un traguardo e a una longevità invidiabile, il gruppo scandinavo non ha intenzione di fuoriuscire da quei legati tecnici, estetici e melodici che gli hanno permesso di arrivare a questo 2016 con un tale seguito e credibilità.

Rispetto all’ultimo Deceiver of the Gods, uscito tre anni fa, infatti, l’unico cambiamento di un certo rilievo è l’assenza di Fredrik Andersson dietro le pelli. Tuttavia, la nota in questione è esclusivamente ascrivibile a una pedanteria nominale e di merito, dal momento che il lavoro di Tobias Gustafsson in nulla si differenzia da quanto Andersson ha espresso in diciassette anni di appartenenza al gruppo.
Jomsviking è un concept album, il primo scritto dal gruppo svedese. Inserito nel contesto delle scorrerie degli Jómsvíkingar, un ordine di mercenari che avevano base a Jómsborg, probabilmente l’attuale città di Wollin, in Polonia, gli Amon Amarth ci raccontano la storia di un soldato che, innamoratosi di una donna, si macchia dell’omicidio di un paggio dello jarl che era giunto a portargliela via. Cacciato dall’ordine, si trova a vagare e a compiere razzie, sempre con l’idea di vendicarsi e riprendersi l’amore della sua vita.
La release si apre con il singolo First Kill. Il pezzo fonde, così com’è tradizione ormai, un death metal potente a degli orditi maggiormente melodici che sfociano in un chorus riconoscibile e di sicuro successo nei live che verranno a supporto del disco. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il pezzo seguente, Wanderer, sebbene in esso si noti una tensione molto più atmosferica, specie nella bellissima e toccante chiusa affidata all’arpeggio del basso di Lundström sul quale Hegg va a tratteggiare, in una specie di soliloquio, un tragico futuro al quale il protagonista corre incontro nonostante la consapevolezza della propria morte e della propria rovina.
On a Sea of Blood è sicuramente il pezzo più “ruffiano” dell’intera release. Ovviamente, il termine non è da intendersi in senso dispregiativo, ma quanto piuttosto volto a designare il pezzo, in mia opinione, trainante e più easy-listening, se mi passate il termine. Il riff di apertura e il chorus, infatti, hanno la capacità di installarsi nella mente dell’ascoltatore e di rimanervi in maniera pressoché indelebile. Anche la sezione strumentale e solistica non vi fa eccezione, con i soli delle chitarre che non si allontanano dalla melodia principale e non scadono in barocchismi o tecnicismi di sorta.
Introdotto da un pattern di batteria, One Against All è un altro pezzo molto solido, sorretto allo stesso modo dalla potenza ritmica di Gustafsson e di Lundström, sulla cui impalcatura si arrampicano, si inseguono e si sciolgono le trame delle chitarre di Mikkonen e di Söderbeg. Tuttavia, il pezzo non è in grado di colpire e di farsi assorbire come i precedenti e risulta un po’ troppo stantio e ripetitivo all’interno del suo schema eternamente simile a se stesso. Il chorus non è trascinante e mancano, infatti, quelle punte melodiche capaci di dargli quelle caratteristiche fondamentali che hanno definito, negli anni, lo stile degli Amon Amarth. Anche con Raise Your Horns la musica non cambia: nonostante un ritornello che, ancora, vorrei definire “ruffiano” e un riff interessante, vi è come contrappunto un che di piattume generale che fa scadere l’intero pezzo in una scura ombra di anonimato.
The Way of Vikings risolleva un po’ gli animi dalla tetraggine precedente. A un’apertura semplice e che evoca alla mente immagini distanti nel tempo di atti di valore ed eroismo, segue la potenza e la solidità delle ritmiche. La voce di Hegg si erge possente e si districa sapientemente tra le melodie e le armonie tessute dalle chitarre di Mikkonen e di Söderbeg. A un chorus imponente e meno piaggiatore, segue un intermezzo solistico interessante.
At Dawn First Light è, in mia opinione, il pezzo meno riuscito dell’intera release. Introdotto da un riffing semplice che sfocia in un arpeggio flebile ed etereo, tende a sfiorire con il sopraggiungere dell’armonia principale che ricalca la linea vocale intessuta pocanzi da Hegg. Si tratteggia, dunque, pian piano, l’inno a un’estetica compositiva ormai stantia e putrefatta, al netto di un bridge abbastanza interessante dal punto di vista compositivo. Anche la voce di Hegg, fino a questo momento vero e proprio baluardo al quale aggrapparsi anche nei momenti calanti di questo Jomsviking, sembra venire meno, risultando quasi incapace di valorizzare il pezzo anche nei suoi momenti più interessanti.
One Thousand Burning Arrows ricalca i mid-tempo che hanno reso famoso il gruppo svedese. Le chitarre tratteggiano armonie e melodie solide ma, al contempo, sognanti e distanti. Soprattutto, sul chorus l’aggiunta di piccoli pizzicato di arco riesce a conferire alla melodia in continuum di sedicesimi delle chitarre una tensione intimistica molto toccante, sulla quale va a legarsi una sezione solistica abilmente orchestrata. Inoltre, l’interludio che ci accompagna alla chiusa risulta d’incredibile efficacia, tratteggiando con maestria un’atmosfera di trepidante attesa nella notte. Sorrette dai pattern ritmici di Lundström e Gustafsson, le due chitarre tratteggiano una melodia eterea e flebile: s’intrecciano tra di loro, disegnando con pennellate lente e precise nella nostra mente scenari distanti e ineffabili, e, proprio mentre la batteria dà inizio a un possente crescendo, la canzone inaspettatamente si chiude.
Il pezzo seguente, Vengeance Is My Name è molto più diretto rispetto all’episodio che lo ha preceduto. È pezzo che non vorrebbe lasciare prigionieri, con un riffing molto più heavy che propriamente death, molto vicino alla dottrina Grave Digger, come possiamo notare anche su strofa e chorus. Questo episodio che, forse, potrebbe stonare un poco all’interno dell’intera release o comunque potrebbe far alzare qualche sopracciglio, soprattutto dopo un pezzo come One Thousand Burning Arrows, risulta eppure tremendamente efficace come ponte verso A Dream That Cannot Be. Il pezzo, che si snoda come un dialogo tra il protagonista e la donna di cui è innamorato, interpretata dall’ospite d’eccezione Doro Pesch, è un altro dei punti di maggior forza di Jomsviking. Il cantato, graffiante e acido in alcuni punti, conferisce all’intera architettura del pezzo un’interessante svolta. Il riffing delle chitarre, infatti, non trova più unicamente la forza e la potenza della voce di Hegg, ma esce rinnovato dal legame con questa particolare voce femminile, che ne impreziosisce la melodia con trame che, per ovvie ragioni, lo svedese non ricama, specialmente nel chorus e nell’interludio.
A chiudere e a tirare le somme della decima fatica del gruppo svedese è Back On Northern Shores. Il pezzo, forse il migliore dell’intero lotto, mischia sapientemente le indicazioni tratte dai pezzi precedenti. La melodia lenta e cadenzata intessuta dalle chitarre si scioglie in una strofa possente. Il chorus è, ancora una volta, uno dei punti più alti, contraddistinto ovviamente da quell’epicità essenziale di cui, da quasi vent’anni, gli Amon Amarth si sono fatti alfieri. Ogni singolo momento del pezzo scivola nella mente dell’ascoltatore in maniera sublime e, per quanto risulti schematico e semplicistico nella sua struttura compositiva, riesce comunque a sorprenderci e ad abbracciare varie sensazioni nel nostro animo.

Tuttavia, all’interno di un album ovviamente ben suonato, è il concept stesso a risultare pressoché inesistente e inconsistente. I testi, infatti, sembrano rincorrersi lungo binari predefiniti e stereotipati. In prima istanza, sono incapaci di descriverci alcunché riguardo l’ordine degli Jómsvíkingar, sulle loro leggi e sulle loro usanze. Essenzialmente, possono essere validi ugualmente per una storia di norvegesi che assaltano Lindisfarne, per l’occupazione dell’Inghilterra da parte dei Danesi o per le spedizioni dei Variaghi. La storia, infatti, si snoda lungo una totale assenza di contesto, il che rende ancora più difficile per l’ascoltatore non solo comprenderne la trama appieno, ma anche immedesimarsi con il personaggio in questione. Eppure non sarebbe stato difficile inserire, in un contesto storico più o meno accurato, una storia d’invenzione, e The Varagian Way dei finlandesi Turisas risulta essere un esempio in tal senso.
Sembra, anzi è praticamente certo, che gli Amon Amarth si accontentino di parlare di sangue, razzie, asce e scudi che si frantumano. Tuttavia, chi si professa araldo di una cultura così vasta e complessa, come quella dell’età vichinga o germanica in generale, la banalizzazione della stessa non dovrebbe essere il fine ultimo, quanto piuttosto uno specifico punto da evitare con tutte le forze. D’altra parte, però, va sottolineato come la cultura stessa venga violentata, nell’ambito metal specialmente, non solo da chi se fa ne interprete, ma spesso specialmente dai riceventi che, preferendo una mistificazione banale e superficiale, si nascondono dietro manfrine inutili e inconsistenti. Quindi, è molto più semplice, una volta compreso questo punto, dare al pubblico un prodotto a tal punto stereotipato e banale da essere così distaccato dalla realtà da crearne una sua specifica, perché tanto “si vende ugualmente”.

In ogni caso, Jomsviking, al netto dei discorsi riservati al concept, rimane, musicalmente parlando, un lavoro discreto. Un lavoro che non aggiunge né toglie nulla alla discografia del gruppo svedese, beninteso. Un lavoro che si può ascoltare senza troppi patemi d’animo in giornate in cui non vogliamo chiedere niente al mondo, in giornate in cui desideriamo ottenere un piacere sicuro. Un prodotto ben confezionato, insomma, al netto tuttavia di alcune ombre. Potremmo interrogarci se un simile ristagnamento da parte di gruppi di un certo rilievo non porti la stessa cultura metal verso un’inesorabile decadimento. Ma d’altra parte, ormai, vi è così poca fiducia da nutrire in coloro che ricevono tale cultura da lasciare che le domande sfioriscano come rosse rose al primo gelo dell’inverno.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
64.20 su 92 voti [ VOTA]
thelaw
Domenica 22 Luglio 2018, 20.19.18
53
Molto meglio Deceiver Of The Gods, senza nessun dubbio
Aceshigh
Venerdì 25 Maggio 2018, 9.50.42
52
Riascoltato a distanza di parecchio tempo l'impressione è sempre la stessa: tutto ben fatto, ma a parte un paio di pezzi il resto non mi prende proprio. Spero che col prossimo album tirino fuori qualcosa di più coinvolgente. Qui non arrivo al 70
Doomale
Giovedì 1 Settembre 2016, 13.33.04
51
A un po' di mesi di distanza dalla sua uscita ancora lo giro spesso nel mio stereo..soprattutto in macchina. Confermo quanto ho scritto in uno dei miei primi commenti. Di sicuro e' più fiacco e piu Heavy oriented, ma mi piace lo stesso. Forse solo il brano con Doro avrei tolto...ma nel contesto sta li. E dico che forse mi piace piu questo di Deceiver of the Gods. Comunque di loro chi piu chi meno mi piacciono tutti con i picchi dei miei gusti sui primi due, Versus the world, with Oden e Twilight. Per me un quasi 70.
Ezio
Lunedì 22 Agosto 2016, 19.23.42
50
Per me siete un pò troppo critici, certo non è all'altezza dei precedenti (da with oden on our side andando indietro) ma comunque è un bel dischetto voto 80
Jorg
Domenica 7 Agosto 2016, 11.59.48
49
Ho provato ad ascoltarlo ma non mi ha convinto affatto
AL
Giovedì 21 Aprile 2016, 9.31.17
48
Nonostante non sia un fan della prima ora della band e della prima parte di carriera, devo dire che se avessero picchiato un po’ di più non mi sarebbe dispiaciuto. anzi. Qui c’è qualche canzone discreta e alcune ruffiane ma purtroppo nel complesso i pezzi non sono troppo efficaci, non mi restano in testa. Manca l’ispirazione, mi sembra il classico disco fatto come scusa per continuare il tour e per doveri contrattuali. Molto mestiere ma nessun guizzo. direi efficace la prima traccia, buone the way of vikings, vengeance is my name e l’ultimo pezzo che come da tradizione è sempre quello un po’ più ricercato e epico ma per il resto è tutto un mix di già sentito senza picchi e ho paura che fra qualche tempo il cd finirà a prendere polvere.
Klunk
Domenica 10 Aprile 2016, 18.34.27
47
Scusate un ultima cosa i moonspell con l'ultimo album hanno rasentato con alcune canzoni il passaggio su rds o rtl pero' a me e piaciuto abbastanza vent'anni fa croci capovolte pentacoli satana qui satana la e poi poi poi coccolino anche loro a aaaaaaa
Klunk
Domenica 10 Aprile 2016, 18.29.32
46
Raga io sono metallazzo di secondo pelo mi ricordo anni fa i Rage e ripeto Rage fecero uscire se non sbaglio un album dal titolo ghost quasi tutte ballad o canzoncine leggerine ebbene anche loro hanno passato il cosidetto periodo "coccolino"ammorbidente. . Poi come normale che sia di nuovo giù di brutto a pestare e ripeto sono pochi i gruppi che non passano questo periodo ci sta ;sono trent'anni che ascolto metal e trent'anni che si parla di questo
Francisarbiter
Domenica 10 Aprile 2016, 12.27.54
45
Inoltre, vorrei sottolineare come in ambito Death metal siano stati composti dei testi di una qualità letteraria allucinante. Vedere alla voce Dark Tranquillity e Insomnium, solo per citarne due.
Francisarbiter
Domenica 10 Aprile 2016, 12.26.19
44
@satanasso Buongiorno e buona domenica. Le carenze di carattere storico non sono presunte ma abbastanza decisive. Il discorso sarebbe troppo lungo da affrontare in questa sede, ma se tu volessi dei chiarimenti in merito, sentiti libero di contattarmi via mail. Tuttavia, mi permetto di dissentire e di sottolineare come sia possibile in ambito metal rimanere fedeli a contesti storici e letterari abbastanza complessi. Puoi rileggere la rubrica "Metal e Letteratura" di cui mi occupo, ad esempio. Oppure, basta pensare ai Grave Digger i quali, pur non essendo autori di testi di un certo rilievo letterario, hanno tratteggiato molto bene la storia della Scozia, anche se ovviamente in modo molto semplicistico. In ogni caso, posso garantirti che non ha influito all'interno del voto, perché altrimenti sarei dovuto scendere di parecchio e non mi sarebbe sembrato giusto. Per ulteriori chiarimenti, sentiti libero, mi ripeto, di contattarmi via mail.
satanasso
Domenica 10 Aprile 2016, 12.18.29
43
Quoto totalmente gli ultimi interventi di @entropy e @Falkenbach sull'inutilita' delle ormai abituali congetture sulla sincerita' o meno dell'ispirazione che porta band non piu' di primo pelo ad apportare modifiche al sound... fra l'altro, considerando che il sound ''storico'' degli AA ha garantito loro un successo costante e crescente negli ultimi anni non e' affatto scontato che la presunta svolta sia una mossa vincente dal punto di vista commerciale, per cui non credo sia una decisione presa a tavolino. Ho scritto ''presunta'' perche', in tutta sincerita', non credo che gli ultimi due dischi abbiano portato stravolgimenti nel loro sound... certe influenze sono sempre state presenti... ora sono forse leggermente piu' evidenti, ma quello che ho sempre apprezzato maggiormente in loro e' sempre li': HM epico e robusto che secondo me trasporta perfettamente l'ascoltatore nell'immaginario che ispira la band. Credo che chi cerca sfuriate estreme e ritmi spezzacollo non abbia mai considerato la proposta degli AA come il riferimento assoluto, ne' che ora facciano pop.... Parlando del disco, lo sto apprezzando parecchio, piu' del precedente, e non concordo col voto della recensione, cui aggiungerei una quindicina di punti... anche perche' mi pare strano che Francesco rilevi, fra i difetti principali dell'opera, presunte carenze letterarie nel concept, dato che in genere questi aspetti vengono lasciati in secondo piano... credo sia pura utopia cercare fedelta' storica o qualita' letteraria nei testi di brani heavy/death metal... non mi pare si sia mai fatto e mi sembra fuori luogo cominciare ora con gli AA, ma forse sbagli io e si tratta di un'osservazione che non ha pesato sulla valutazione del disco...
Undercover
Domenica 10 Aprile 2016, 12.02.19
42
Comprendo le vostre risposte, ma continuo a non essere d'accordo, puoi mantenerti sulle stesse coordinate e produrre roba sempre di piacevole presa, puoi cambiare e rilasciare gran dischi o implodere su te stesso, è lo stesso discorso che faccio per i Dark Tranquillity post "Damage Done". Ho amato Stanne e soci degli inizi, ne ho adorato l'evoluzione, non riesco a godermi pienamente nessun album uscito dopo quello perché sanno di zuppa riscaldata, ma tutt'altro che gradevole, non sono brutti, ma insipidi.. poi, come del resto ho ribadito più volte, nessuno nega che possano piacere o venire acquistati.
Falkenbach
Domenica 10 Aprile 2016, 11.40.19
41
@Klunk: anche quello è vero! Quando un paio di anni fa uscì l'ultimo lavoro dei Summoning ricordo che alcuni si lamentavano perchè il gruppo proponeva sempre la stessa minestra, che per quanto fosse buona, era sempre la stessa minestra! Tornando agli Amon Amarth, io credo come sostiene entropy (post 35) che un gruppo dopo un certo tempo passato a costruirsi un sound "marchio di fabbrica" senta anche la necessità di cambiare la zuppa. In ogni caso, sia che innovi sia che mantenga la vecchia minestra, le critiche temo siano inevitabili!
Falkenbach
Domenica 10 Aprile 2016, 11.33.44
40
Mi vedo tirato in ballo dal commento 34 e desidero re-intervenire per chiarirmi, evitando la discussione che si è sviluppata sul "disco costruito a tavolino" che trovo arida come il deserto dipinto, per le ragioni espresse nei commenti 35 e 36 di entropy di cui quoto tutto. Comincio dicendo che... sì è vero! Lo stampo melodico è sempre stato presente in quanto suonavano Melodic-death e mi sembra un po' la scoperta dell'acqua calda, come si suol dire. Parlando di "svolta melodica" mi riferivo ovviamente al "nuovo corso" se mi passate l'espressione, ovvero la graduale evoluzione del loro sound verso lidi maggiormente melodici. Chiarito questo, io ho la sana abitudine di prendere la musica "così com'è", mi limito ovvero ad ascoltarla per stabilire se incontra oppure no i miei gusti. Le congetture (con relative crociate) sul true o fake metal, musica di plastica o musica... (di ferro? parlando di metal ahahahaha!), musica fatta a tavolino o musica fatta per pura passione in cantina usando la motozappa come chitarra... beh queste discussioni mi fanno un po' sorridere e le lascio (molto) volentieri ad altri. E questo Jomsviking lo trovo, parlando del solo aspetto musicale, un più che discreto album che credo però finirà presto nel dimenticatoio. Per il motivo che, per me, in questo 2016 (e siamo solo ad aprile) vi sono parecchi lavori ben superiori. Tra ieri e questa mattina ascoltavo le nuove uscite di Obscura e Wormed: che mazzate, che goduria. Gli Amon amarth, pur avendo rilasciato degli ultimi dischi che ribadisco trovo piacevoli, mi spiace dirlo, non sono più in prima linea.
Klunk
Sabato 9 Aprile 2016, 20.06.58
39
Ma se avessero fatto album sempre pesti tirati come diciamo ,senza compromessi non saremo qua a dire i soliti Amon, i soliti album le solite sonorità trite e ritrite quindi secondo me gran album e grandi Amon ps lo hanno fatto i tallica , priest ,megadet,cradle,immortal dimmu ps quasi tutti
Undercover
Sabato 9 Aprile 2016, 19.25.19
38
@entropy perdona la mia risposta sconnessa, ma l'ho scritta di fretta
Undercover
Sabato 9 Aprile 2016, 19.23.43
37
Il problema non è la svolta in sé, è come avviene tale svolta, io sono un ascoltatore anche di heavy metal, quindi quel tipo di sonorità difficilmente potrebbero disturbarmi, nel loro caso, sono sempre state presenti, sin dagli inizi, basta ascoltare il riffin e la solistica del primo album per accertarsene, però con l'andare del tempo trovo che quella componente sia diventata troppo preponderamente facendo perdere mordente alla band e a dirla tutta anche "macchiando" il marchio di fabbrica di "vichinghi" che si erano creati con le prime uscite, ma ripeto è una questione personale, non ho dubbi, e i numeri penso gli diano ragione, che il loro seguito sia aumentato, di certo non si preoccuperanno per l'assenza dei pochi denari.
entropy
Sabato 9 Aprile 2016, 18.37.35
36
Inoltre la storia della musica "estrema " (ma di quella metal in generale) ci dice che moltissimi gruppi finiscono per spostarsi verso lidi meno estremi, ovviamente con risultati più o meno aprezzabili artistcamente. tutti venduti? tutti falsi? Tutti miliardari? non mi pare. Inoltre è più sincero un gruppo che a 50/60 0anni gioca ancora a fare l'estremo? detto questo , lo ametto, anche io finsico col definire commerciali certe svolte, e talvolta col sentirmi "tradito". Quindi la mia era una riflessione che potrei apllicare anche a me stesso.
entropy
Sabato 9 Aprile 2016, 18.30.34
35
@ Undercover io contesto il fatto che se una band non fa la musica che apprezziamo , allora la fa per forza senza cuore e a tavolino. La verità e che non possiamo sapere nulla sulla sincerità di una proposta. Inoltre nel caso specifico non è che gli amon amrth ammorbidendo il sound potessero pensare di avere così tanto successo. Io credo che sia stata una naturale e sincera evoluzione del suono . In ogni caso non abbiamo elementi per dire con certezza se una cosa è sincera o meno. Sul fatto che ti possano non piacere sono d'accordo, questione di gusti.
Undercover
Sabato 9 Aprile 2016, 17.56.40
34
Rispondo dato che mi sento tirato in causa. Parlare di svolta melodica con una band che suona da SEMPRE un genere di stampo melodico fa un po' sorridere, ma tralasciando questo, il commento di Entropy è la classica risposta che mi attendo da chiunque non li segua dalle prime battute, o comunque non sia appassionato del lato "estremo" del genere, non che sia un male, ci mancherebbe, però è palese che la musica degli Amarth sia diventata sempre più "molla" e priva di grinta, che questi raccontano di Vichinghi, ma sferrano colpi da "ragazzine" se paragonati con quelli realizzati sino all'ormai lontano 2008. Possono piacere? Indubbiamente sì, chi l'ha mai negato? Sono costruiti a tavolino? Direi di sì, dato che gli ultimi dischi mi sembrano degli stantii ricicli di materiale per accontentare una certa fascia di ascoltatori. Devo ascoltarmi una versione estremizzata degli Iron Maiden/Priest con la voce growl? Non ne sento il bisogno. Detto questo non voglio aizzare nessun tipo di polemica, però per me da anni loro non sono più una band alla quale affidare moneta e sottolineo il PER ME.
entropy
Sabato 9 Aprile 2016, 17.48.07
33
@Francisarbiter no assolutamnete non mi riferivo alla recesnione. Piuttosto ai commenti in generale che avevo letto (qui e altrove, e anche sui dischi precedenti) La recensioen è equilibrata
Francisarbiter
Sabato 9 Aprile 2016, 17.30.40
32
@entropy e @Falkenbach Se vi riferite alla recensione, credo che stiate sbagliando i giudizi, dal momento che niente di tutto ciò vi emerge.
Falkenbach
Sabato 9 Aprile 2016, 16.59.57
31
Sacrosanta verità entropy, ma in ambito metal basta una leggere svolta melodica e subito si aprono tribunali speciali e si sparano sentenze.
entropy
Sabato 9 Aprile 2016, 16.49.37
30
Premetto che il disco non l'ho ascoltato, però non mi sembra così assurdo che gli amon amrth attuali possano piacere. Deceiver io l'ho adorato, onestamente anche più dei primi incensati album. Eppure non mi sento di dire che siano commerciali o che io sia un ascoltatore superficiale. Se uno è un amante di sonorità diciamo (per capirci ) heavy classico, la proposta degli amon attuale diventa più "accessibile" con in più la "novità" data dal tipo di voce growling ( davvero efficace). invece se uno ama il death trash black, è chiaro che preferirà i primi (cmq ottimi ) album, (e sicuramente più originali). Non è possibile che però ogni votla che qualcuno vende quattro dischi in più piovano giù critiche a grappoli, sopratutto perchè qui non c'è nulla di scandaloso o commerciale, e non mi sento neppure di dire che questa sia musica scritta tavolino e senza cuore. In 15/20 anni i gusti di un gruppo possono pure cambiare, ed è abbastanza umano un ammorbidimento del suono..
Undercover
Venerdì 8 Aprile 2016, 13.15.19
29
Diego altrettanto ... ciao Lambru, eh, fortunatamente si è lavorato, il che in Italia è quasi un miracolo ahah... torno in topic, il disco, ho riprovato ad ascoltarlo oggi, mentre smanettavo, niente, è una versione sempre più edulcorata degli Amon Amarth, non la reggo, comprendo possa piacere e al tempo stesso me ne domando il perché.
LAMBRUSCORE
Venerdì 8 Aprile 2016, 13.06.07
28
Undercover, infatti mi sembrava che fossi sparito da un po', eheh, dicci il motivo...magari è un motivo a 2 gambe??? Per il disco in questione sono curioso, non li ascolto da un po', anzi, li ho visti live almeno 15 anni fa ma conosco solo un paio di album, sentiremo...
Er Trucido
Venerdì 8 Aprile 2016, 12.25.57
27
Ciao Undercover, mi fa piacere rileggerti
Falkenbach
Venerdì 8 Aprile 2016, 9.20.18
26
Per me Deceiver of the gods era un disco di buon livello e pure questo non è da meno. Come si suol dire ci son degli alti e dei bassi: tre-quattro pezzi sono davvero molto riusciti, un paio di filler e il resto nella norma, e con "nella norma" intendo nulla che faccia gridare al miracolo ma comunque gradevole da ascoltare. Tirando le somme io assolutamente non scenderei sotto al 75/100 (voto che io darei). Come sostiene Metal shock, qui si parla di Melo-death solo in virtù della storia passata, questo è un disco heavy-power cantato in growl, e di buona qualità aggiungo io. Riguardo all'evoluzione heavy: scelta avente l'obiettivo di raggiungere altri segmenti del mercato metal? Motivazioni legate alla voglia di sperimentare evolvendo il proprio sound? Queste congetture lasciano il tempo che trovano, a me basta sapere che questo gruppo, dai tempi di Once sent, deve ancora sbagliarne uno.
Undercover
Venerdì 8 Aprile 2016, 9.08.26
25
Ciao enry, ben riletto
enry
Venerdì 8 Aprile 2016, 7.50.36
24
Ciao Undercover, quanto tempo...Ecco, commenta prima tu così mi risparmio la fatica. Questa volta passo, già Deceiver mi aveva lasciato indifferente, questo sembra pure peggio. E non parlo di svolte ma di qualità, peccato.
Undercover
Venerdì 8 Aprile 2016, 0.30.27
23
Come detto in altra sede è metal Ikea, composto in maniera prefabbricata, sempre meno intrigante per ciò che riguarda il marchio Amon Amarth e più fedele alla voglia d'arrivare all'orecchio dei meno interessati al filone estremo, come si sarebbe detto in passato "metal for the masses", anche loro ne sono diventati un buon esempio. Roba da sei politico e nulla più, decisamente un lento e triste decadere.
mariamaligno
Venerdì 8 Aprile 2016, 0.22.15
22
Per me fino a Deceiver non hanno mai sbagliato un colpo, ok da dopo Versus si sono progressivamente ammorbiditi ma mantenendo sempre un livello di qualità pauroso. Questo, mi duole dirlo, è il primo vero passo falso della loro discografia. I 4/5 pezzi validi ci sono sempre fortunatamente, su tutti i due singoli(commercialissimi ma innegabilmente efficaci), one thousand burning arrows(piccola gemma all'altezza del passato)e la meravigliosa (come tutte le loro tracce finali del resto) Back on northern shores..purtroppo però complessivamente si avverte una certa stanchezza e certi brani sono proprio deludenti. One against all sembra scritta dagli Hammerfall meno brillanti, un Power banalissimo salvato solo dalla voce di hegg, per non parlare di raise your horns, canzonaccia da pub dal ritornello inacettabile per una band di tale levatura..e the way of vikings mostra tutta la debolezza del disco se paragonata a the pursuit or vikings del sottovalutatissimo fate or norns. Non commento neppure la voce di doro su un disco degli amon amarth. Il voto della recensione è giustissimo, io darei un 70 solo per il pezzo di chiusura e per la stma al gruppo.Dopo 9 dischi pressoché perfetti un intoppo ci può stare è quasi fisiologico, speriamo, ma ne sono quasi certo, tornino alla grande col prossimo disco.
terzo menati
Giovedì 7 Aprile 2016, 18.20.23
21
Non mi sono mai appassionato a loro, ho solo avuto con cd masterizzato One sent from...ma non mi ha mai preso granché. Invece le sonorità classiche alla Maiden che hanno introdotto mi intrigano e mi spingono ad un nuovo interessamento. Coerenti sono coerenti, ma la passione per vichinghi e spadoni mi é già calata da vent'anni
DORIAN GRAY
Giovedì 7 Aprile 2016, 18.01.26
20
il disco mi è piaciuto molto,si sono cimentati in un concept per la prima volta e in genere i concept album sono quelli che amo di piu.voto 85.è un discone,però onestamente possono prendere kiske come cantante,visto che oramai sono un gruppo power.è una critica che cmq non influisce sul mio giudizio
Macca
Giovedì 7 Aprile 2016, 17.52.56
19
Una piccola segnalazione: il link per "The Varangian Way" indirizza nuovamente in questa pagina e non a quella del disco dei Turisas...è una banalità
Francisarbiter
Giovedì 7 Aprile 2016, 17.34.02
18
@Metal Shock Si fossero chiamati Gorguts, Obscura, Death o Sadist, sempre 65 avrebbe preso questo disco. È un disco suonato bene, senza pezzi memorabili, con alcuni vuoti e un concept totalmente sbagliato da un punto di vista storico (nonostante si facciano araldi di questa determinata cultura) e senza una trama concepibile è apprezzabile. Dunque, per me, un disco godibile e niente più, non vedo dietrologie o retropensieri di sorta.
Sicktadone
Giovedì 7 Aprile 2016, 17.25.36
17
*ha anche sfruttato bene
Sicktadone
Giovedì 7 Aprile 2016, 17.24.48
16
Mi riferivo esclusivamente in medio tempore, non agli albori della band. Sebbene sia una band sicuramente preparata, è sfruttata bene, a livello iconico e figurativo, la moda viking/celtica che spopola nel mondo metal (basta semplicemente andare ai concerti e vedere vari esaltati con Kilt e Corno). E non ci sono solo loro, naturalmente!
Metal Shock
Giovedì 7 Aprile 2016, 17.23.47
15
Ma se al posto di Amon Amarth ci fosse stato un`altro nome il giudizio cambiava? Per me questo disco di heavy metal, perche` di death c`e` solo il growl a volte neanche cosi` accentuato, sara` anche derivativo ma e` di gran lungo meglio di altri recenti album di band piu` famose. Magari anche con una produzione piu` grezza, visto che per tanti questi suoni sono troppo plasticosi(???), verrebbe ritenuto migliore.
Danimanzo
Giovedì 7 Aprile 2016, 15.18.29
14
Band sopravvalutata ? Forse sì. Ma il loro trademark è forte, riconoscibile, foriero di meravigliosi riff. In più, sono dotati di un frontman impressionante per presenza scenica e capacità tecniche. "Jomsviking" ? Voto 75. Nè meglio nè peggio dei due dischi precedenti, ma un disco più che buono nel complesso.
isvind
Giovedì 7 Aprile 2016, 14.52.53
13
@Sicktadone come fanno ad essere frutto della moda viking se esistono da 20 anni ed hanno sempre trattato le stesse tematiche? Tra l'altro musicalmente ormai non c'entrano proprio nulla col viking, suonano quasi come gli Iron Maiden!
Kappa
Giovedì 7 Aprile 2016, 13.40.39
12
Per me giustizia è fatta, anzi io trovo tutta la loro carriera da 65/100! Non capisco onestamente il successo che hanno avuto e hanno. Band sufficiente, niente più, niente meno.
Le Marquis de Fremont
Giovedì 7 Aprile 2016, 13.01.25
11
E' uno di quegli album che ti lasciano poco. E poca voglia di riascoltarlo ancora. Non è male, per carità. Gli Amon Amarth sanno comporre buona musica e alcuni pezzi interessanti ci sono: Back on Northern Shore e One Thousand Burning Arrows, come già anche sottolineato nella ottima e precisa recensione. La loro svolta "Maideniana" degli ultimi album, si sente parecchio anche qui. Però la mia sensazione è che abbiamo composto alcuni brani molto bene, ma siccome erano pochi, abbiano poi forzato il resto, con cose scarse, per far uscire il disco. Affossato, anche, dalla simultaneità di altre uscite assolutamente molto più coinvolgenti, come Novembre e Moonsorrow. Au revoir.
Doomale
Giovedì 7 Aprile 2016, 12.49.41
10
Buon album. Un 70 se lo merita...i capolavori appartengono ai primi due..ma anche nel passato x me hanno fatto album davvero buoni...tipo With Oden..Twilight e Deceiver. Non e' giusto dire che loro hanno successo perche hanno cavalcato il trend del Viking folk etc...loro dal 1996 hanno parlato sempre della stessa cosa, perche' sono nati cosi e lo hanno portato avanti con coerenza e successo. Ovvio che adesso che hanno un grosso seguito siano bersagliati di critiche..si sa che la fama porta questo. Ma personalmente io dico ad avercene gruppi di successo (nei limiti ovviamente) che continuano a produrre buoni album come loro, che non saranno disconi ma si ascoltano più che volentieri. 70 spaccato e cash permettendo a Luglio me li sparo con gli Slayer. Era ora!
Macca
Giovedì 7 Aprile 2016, 12.36.23
9
Sopravvalutati? Può darsi negli ultimi 5 - 6 anni, ma fino a Twilight Of The Thunder God non ne avevano sbagliato uno (Fate Of Norns mai piaciuto, ma da qui a dire che era una porcheria...): se confezioni 7 album di tale qualità la valutazione te la guadagni. Su Jomsviking non posso dire nulla perchè non l'ho sentito ancora, ma le anteprime non mi avevano fatto saltare dalla sedia: il modo in cui si sono evoluti ha fatto sì che da Surtur in poi il sound venisse sempre più edulcorato e le atmosfere nordiche andassero a farsi benedire quasi del tutto. E' rimasto solo il growl di Hegg, ad aumentare i rimpianti di chi li ha apprezzati quando erano una band di death melodico con i controcazzi.
melkor
Giovedì 7 Aprile 2016, 11.44.01
8
a me è piaciuto ... e anche tanto. 65 comunque mi sembra bassino ....
sans
Giovedì 7 Aprile 2016, 10.47.40
7
Io lo sto ascoltando dall'uscita, e devo dire che mi è piaciuto. Cioè, consideriamo che l'avanguardia, l'innovazione e la sperimentazione stanno (e vanno ragionevolmente cercate) altrove. Detto questo gli AA hanno suoni e produzione eccellenti, musicisti preparati, arrangiamenti straordinari e probabilmente il miglior growler su piazza. Quando - come in questo caso, a mio parere - imbroccano le linee melodiche, il risultato è ottimo. Mio voto, 80.
Sicktadone
Giovedì 7 Aprile 2016, 9.29.27
6
Sono solo il frutto della moda vichinga/celtica che ha colpito il metal negli ultimi anni. Neanche io sono riuscito mai a comprendere il loro boom discografico, ritengo ottima e ben argomentataa la recensione di Francesco
IO
Giovedì 7 Aprile 2016, 7.09.08
5
band sopravvalutata!
HyperX
Mercoledì 6 Aprile 2016, 23.54.38
4
Nessuna polemica, ma solo un'osservazione curiosa. E' la prima recensione che trovo dove questo album viene pesantemente criticato. Ne avrò lette più o meno una decina e tutte lo esaltavano senza mezzi termini. In alcuni casi l'album veniva considerato pure il possibile apice della loro carriera. De gustibus, io lo sto ascoltando da un paio di giorni e, sebbene non sia un fan degli Amon Amarth, mi sembra molto godibile nel suo genere.
Steelminded
Mercoledì 6 Aprile 2016, 22.34.47
3
Non mi hanno mai preso, questo men che meno... hanno il classico successo che non mi spiego...
ObeYM86
Mercoledì 6 Aprile 2016, 21.40.31
2
Trovo un pò ingeneroso il voto,anche considerando la proporzione con i dischi più recenti.E' sicuramente migliore degli ultimi due,e al netto del cambiamento di stile,ormai metabolizzato dal sottoscritto,molto valido.Niente di eccezionale per carità,ormai gli Amon si sono fatti trascinare dalla loro crescente fama,come altri gruppi storici,e si sono adeguati di conseguenza.Ma i risultati sono ancora apprezabili...Voto 77
Metal Shock
Mercoledì 6 Aprile 2016, 21.36.12
1
Non sono un esperto del gruppo, anche perche` il death metal non e` esattamente nelle mie corde, ma sono giorni che lo ascolto e a me ` piaciuto parecchio. Magari ai cultori del gruppo, leggendo commenti qua` e la`, non piacera`, ma per me e` un buon album heavy metal con richiami ai Maiden, Accept. Grave Digger. Magari ascoltero` qualcosa che hanno fatto in passato.
INFORMAZIONI
2016
Metal Blade Records
Melodic Death
Tracklist
1. First Kill
2. Wanderer
3. On a Sea of Blood
4. One Against All
5. Raise Your Horns
6. The Way of Vikings
7. At Dawn First Light
8. One Thousand Burning Arrows
9. Vengeance Is My Name
10. A Dream That Cannot Be
11. Back on Northern Shore
Line Up
Johan Hegg (Voce)
Olavi Mikkonen (Chitarra)
Johan Söderberg (Chitarra)
Ted Lundström (Basso)

Musicisti ospiti

Tobias Gustafsson (Batteria)
Doro Pesch (Voce sulla traccia 10)
 
RECENSIONI
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