|
19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
|
|
|
09/04/2016
( 2285 letture )
|
Band che nel corso della loro storia non hanno mai deluso ce ne sono poche. Succede. A volte è difficile trovare una propria via all’inizio, a volte si parte col botto e poi diventa difficile ripetersi, a volte si indovina una formula e poi non si è in grado di innovarla o mantenere la stessa ispirazione. A volte si innova fin troppo e si rischia di compromettere per sempre l’identità. A volte le cose all’interno del gruppo si guastano. A volte semplicemente non si ha più niente da dire, ma la casa discografica e i fan attendono comunque un nuovo album a breve. Quasi tutte le band sono cascate in una di queste trappole o in altre ancora. Un gruppo che può dire di essere incappato davvero raramente in una simile situazione sono i Prong. A dispetto di una carriera ormai trentennale e a fronte di una produzione in studio che supera i dieci album pubblicati, trovarne uno che sia brutto è davvero difficile. In particolare, sembra che con Carved into Stone e il contratto con la SPV/Steamhammer, la band americana abbia trovato una formula vincente e finalmente in grado di darle stabilità e futuro. Così Tommy Victor, leader e mente compositiva, può permettersi anche di fare l’ospite di lusso per il buon Danzig e tornare alla sua creatura per il terzo album in studio in quattro anni, senza considerare Songs from the Black Hole, album di cover pubblicato nel 2015. Un ritmo che rimanda agli anni migliori dei Prong, quelli che da Beg to Differ portarono a Rude Awakening. Un ritmo che potrebbe rivelarsi però anche difficile da tenere, mantenendo una qualità che nelle ultime due uscite è stata davvero alta.
Togliendo subito il dubbio, è giusto riconoscere che X – No Absolutes non raggiunge gli ottimi risultati ottenuti dai predecessori. Il disco mantiene infatti in buona parte le coordinate di Ruining Lives, ovverosia quelle di un riuscito ibrido di thrash/hardcore e alternative metal, con una grossa enfasi su riff e ritmiche e una fortissima vena melodica. Un approccio questo che da un lato restituisce dei brani generalmente molto aggressivi e piuttosto arrabbiati, ma al contempo dannatamente fruibili e accattivanti. Una soluzione alla quale Victor sembra piuttosto affezionato, senza però volercisi asservire in maniera soffocante. Da questo punto di vista, il musicista continua a dimostrare intelligenza, sensibilità e integrità artistica, continuando a non accontentarsi di quanto raggiunto e spingendo sempre avanti il confine della propria ispirazione. Nel caso specifico, la componente alternative viene appena sacrificata a favore di una maggiore preponderanza ritmica, che porta la velocità media a ritmi piuttosto elevati, incrementando quindi la componente hardcore, per poi magari lasciare spazio lungo la scaletta ad alcuni brani più compiutamente alternative, come ad esempio la titletrack, Do Nothing, apertamente melodica, quasi una power ballad e With Dignity, che gode anche di qualche effetto di campionamento. Se proprio dovessimo individuare un elemento della ricetta Prong che stavolta risulta assente, diremmo che si tratta proprio della componente industrial, lasciata integralmente da parte. Sembrerebbe in ogni caso che anche stavolta il gruppo avesse trovato il modo di dare un nuovo calcio nelle gengive, cambiando qualcosa nella composizione della formula, senza stravolgere però le carte in tavola. Ebbene, le cose non sono andate proprio nel modo auspicato e pur trovandoci di fronte un disco ben sopra la media e riuscito, è difficile non riconoscere che il livello è inferiore anche rispetto a Ruining Lives. Tanto che nel corso della scaletta capita a volte di trovarsi di fronte delle canzoni che definire "filler" non sarebbe del tutto sbagliato, come Without Words, che si gioca troppo su una linea forzata e fin troppo simile nel refrain ultracatchy a quelle già utilizzate sul disco precedente, la non imprescindibile titletrack e, ancora, Soul Sickness e la bonus track Universal Law. Peccati veniali, che comunque nel complesso non infettano un disco che offre peraltro anche delle vere e proprie sassaiole thrash come Sense of Ease e In Spite of Hindrances, la cadenzata ma rabbiosa opener Ultimate Authority, l’ottima Cut and Dry, Belief System, dotata di un riff schiacciasassi e della consueta efficace melodia. Il vero difetto semmai, tolti gli alti e i bassi, sta nel fatto che il disco tende un po’ troppo a somigliare ai precedenti, con soluzioni già sentite e sperimentate, una produzione molto simile e poche vere canzoni capaci di fare la differenza. Stavolta non è bastato dare maggior sfogo alla pur impeccabile e potentissima sezione ritmica per produrre qualcosa di altrettanto valido rispetto alle uscite recenti.
Impossibile davanti ad un disco del genere dichiararsi delusi. X – No Absolutes è completo, maturo, potente, rabbioso ma melodico, efferato quando serve e altrettanto capace di essere ruffiano. Un disco così se provenisse da una nuova leva sarebbe salutato con titoloni e voti sparati e invece proviene da una band con quasi trent’anni di carriera e che a dispetto di tante altre contemporanee che grattano il fondo del barile da una vita, beandosi di una gloria che forse non hanno neanche mai davvero raggiunto o meritato, ha sempre raccolto molto meno di quello che vale e, anche in questo caso, conferma di essere una delle migliori in assoluto. La capacità di giocare su elementi come thrash, hardcore, industrial e alternative producendo canzoni come queste, è merce rara e, paradossalmente, proprio un album appena meno ispirato come questo non fa che confermarlo. Eppure, viene il dubbio che "forzare" i ritmi delle uscite per acchiappare quel po' di attenzione che giustamente si è alzata con l’uscita di Carved In Stone e Ruining Lives, non abbia giovato a X – No Absolutes, che avrebbe potuto godere di uno spessore ben superiore con appena due/tre canzoni meno "coerenti" con quanto pubblicato negli ultimi anni. Particolari, alla fine. Se questo disco ottenesse un grande successo e portasse finalmente il nome dei Prong ai livelli che meritano, non potremmo che esserne felici. Grande grande band.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
4
|
Come dice S. Metal Scock non hanno più raggiunto i livelli di Cleasing e Rude Awake. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Discreto album in linea col precedente, senza la parte industrial. Pero` i tempi di Cleansing e Rude Awake sono lontani. |
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Di solito non deludono...vedrò di ascoltarlo. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Ultimate Authority 2. Sense of Ease 3. Without Words 4. Cut and Dry 5. No Absolutes 6. Do Nothing 7. Belief System 8. Soul Sickness 9. In Spite of Hidrances 10. Ice Runs thorugh My Veins 11. Worth Pursuing 12. With Dignity 13. Universal Law (Bonus Track)
|
|
Line Up
|
Tommy Victor (Voce, Chitarra) Jason Christopher (Basso) Art Cruz (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|