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HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO

S.A.D.O. - Shout!
15/04/2016
( 1533 letture )
Dai, coraggio, alzate la mano: chi rammenta l'esistenza dei S.A.D.O.? No, non i sadomasochisti, quelli esistono a tutt'oggi, né della dottoressa Xado di PK (momento nerd); stiamo parlando di un quintetto tedesco, formatosi a Berlino nei primi anni 80, dedito ad un hard rock interessante, seppur non memorabile. Il gruppo, mai particolarmente fortunato fra cambi di line-up, qualche scelta artistica non felicissima e vicissitudini varie, ebbe il suo massimo picco di popolarità nella seconda metà degli eighties, quando, fra le altre cose, supportò Joan Jett nel suo tour europeo. Poi, ahinoi, la band di sciolse ed oggi sono davvero pochi quelli che ne rammentano le pur buone qualità e possibilità. Che ne dite, riabilitiamo un po' il nome di questi ragazzoni? Ma sì, facciamolo.

Non possiamo naturalmente non partire dall'esordio del gruppo, targato 1984 ed intitolato Shout!, come la celebre canzone che i Tears for Fears rilasceranno nell'album Songs from the Big Chair, l'anno successivo. Che Roland Orzabal e Ian Stanley abbiano preso spunto proprio dal lavoro dei S.A.D.O.? La vediamo difficile, ma culliamoci in questa pindarica illusione. L'album, rilasciato dalla Noise Records, si apre proprio con la title-track, basata su un bel riff graffiante di stampo hard rock (gli AC/DC ringraziano) e sulla voce al vetriolo di Andre Cook, anche lui palesemente debitore della band australiana. Il fulcro del brano è naturalmente il ritornello, pensato per rendere al massimo dal vivo e che, sempre in tema di ricorsi storici e collegamenti improbabili, ricorda parecchio quello di Shout at the Devil dei Motley Crue, uscito invece nel 1983. Tastiere un po' pacchiane, ma squisitamente retro aprono invece American Hero, forse il brano più tipicamente anni 80 del lavoro, fra inserti pop e ritornello catchy, comunque ben interpretati dalla band, che sembra totalmente diversa rispetto a quella del brano precedente; segno di discontinuità, magari, ma anche di ampie vedute, per quanto ci sentiamo di preferire in tutta sincerità la title-track ad American Hero. Rubber Bondage pigia sull'acceleratore inserendosi pienamente nel contesto di un classic heavy, seppur con qualche inserto egualmente più ruffiano; apprezzabile il lavoro alle chitarre dei due axemen Matthias Moser e Wolfgang Eichholz. Tornano prepotentemente gli AC/DC, seppur in una veste smorzata, nella quarta traccia, intitolata Women and Whiskey (discreto binomio). E' interessante, come detto, notare la varietà stilistica che i S.A.D.O. mettono in mostra in questo loro esordio, anche se non sempre riescono a convincerci al 100%; Run Baby Run, ad esempio, ha un bel tiro e coinvolge, al pari della sinistra Death, mentre la strumentale Alone, che chiude l'album, è quantomeno discutibile.

Shout! è insomma un lavoro onesto e ricco di passione, degno di essere ascoltato. La band credeva davvero in ciò che faceva e cercava di immettere nel proprio lavoro ogni tipo di influenza possibile ed immaginabile: hard rock, heavy metal classico, spruzzate di glam, melodia e molto altro. Come detto, non sempre la miscela appare convincente e, soprattutto, a tratti le influenze divengono davvero soffocanti, al punto da rendere certi brani davvero troppo impersonali. Nonostante ciò, il disco scorre via che è un piacere. Fatelo vostro e potreste scoprire che, in fondo, esser sadici non è così male.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
jaw
Lunedì 29 Gennaio 2018, 22.31.54
1
Ah porn metal, non male, il nome ricorda un certo marchese, comunque il migluore rimane il debutto dei V2
INFORMAZIONI
1984
Noise Records
Heavy
Tracklist
1. Shout
2. American Hero
3. Rubber Bondage
4. Women And Whiskey
5. The Rage
6. Run Baby Run
7. Death
8. Rock'n Roll Thunder
9. Alone
Line Up
Andre Cook (Voce)
Matthias Moser (Chitarra)
Wolfgang Eichholz (Chitarra)
Stefan Neumann (Basso)
Matti Kaebs (Batteria)
 
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