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21/03/24
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Treat - Ghost of Graceland
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16/04/2016
( 1892 letture )
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Capitani di lungo corso gli svedesi Treat. Nascono a Stoccolma addirittura nel 1982, sulla scia stilistica degli Europe, per poi passare attraverso parecchie decadi nonostante rivoluzioni di line-up, concerti live, cambi di matrici musicali, scioglimenti e svariati dischi. La band si separa per volontà diverse e si riunisce nel 2006 con la formazione pressoché originale, dando alle stampe una raccolta, Weapons Of Choice 1984-2006 e pubblicando nel 2010 un nuovo capitolo della saga, titolato Coup De Grace, per la Frontiers, che ottiene buoni riscontri di critica e pubblico, rinfocolando la curiosità per questo storico monicker. Oggi i nordici contano su questo recentissimo episodio discografico, sempre marchiato Frontiers, che risulta essere uno spaccato chiaro su chi sono e cosa suonano nel 2016 questi ragazzi, abili e capaci di ritrovare unione e passione per tornare a fare musica. I Treat hanno dalla loro l’esperienza, ma va detto, con il massimo del rispetto, che alla luce della loro carriera sono più riconducibili a buoni portatori d’acqua del centrocampo, piuttosto che ad un brillante e tecnico trequartista, abile nel dribblin, e letale sotto porta o nell'affondo che ribalta il match con una rete all’incrocio. Ma ci sanno fare, questo è indubbio ed è un piacere ritrovare figure storiche come il cantante originale Robert Ernlund, il songwriter e chitarrista solista Anders Wikström, oltre ai due membri originali Patrick Appelgren (tastiere) e il pestapelli Jamie Borger.
Il disco, prodotto da Peter Mansson e co-prodotto dal factotum Anders Wikström, si presenta come il rispolvero di un percorso che la band ha intrapreso oltre trent’anni fa, facendo riferimento a leggende stellari che li hanno influenzati, una sorta di prontuario indirizzato alle soglie di casa di Kiss, Van Halen, Sweet, Deep Purple e UFO. I testi sorgono dalla mente, dai pensieri e dai viaggi dello stesso principale compositore, il quale ha voluto cimentarsi in liriche dirette ma che possano far riflettere l’ascoltatore. Copertina suggestiva illustrata con “mangiafocose mani” tipiche di questa società malata e drogata dalla manipolazione dei potenti, poi si parte a razzo con l’opener e title track: chitarre adrenaliniche, key, cori, la buona voce del singer e un rullante un po’ troppo sintetico per i nostri gusti, bello l’intermezzo maturo delle tastiere, seguito da un raggiante solo di chitarra di Wikström. Buona la prima insomma. Se I Don’t Miss The Misery viene incarnata da un bel riff iniziale che poi si ammoscia e visi salva il ritornello brillante e cantabile ma nulla di più, la terza traccia sciorina una chitarra scatenata in avvio, ottimi hooklines e una costruzione matura del pezzo che sfocia in un chorus piacevole e un solismo di hammond che sorge improvviso quanto imperioso, seguito da una sei corde vulcanica per svisate da applausi. La produzione appare sin da subito compressa, pompata e decisamente ottimale per levigare un suono hard deluxe che scudiscia le vostre casse, perfettamente in linea con i canoni che l’audience si attende nel 2016. Atmosfere lunari sulla ballad Do Your Own Stunts che poi si trasforma in un mid tempo corposo e seducente, mentre con Endangered si inaugura una china che ci convince poco, ovvero la troppa somiglianza con linee guida riconducibili ai campioni Def Leppard. Tre pezzi, la già citata Endangered, Alien Earthlings e la finale Everything To Everyone sfoggiano soluzioni melodiche, cori e costruzioni armoniche troppo simili alla band di Joe Elliot e pards, atmosfere catchy certamente ma che potevano essere evitate vista la traiettoria compositiva che i nostri hanno adottato in tanti anni di onesta attività. E' ovvio che la tentazione sia stata forte, ma riteniamo che un lavoro più corto, magari senza pezzi che possano sembrare troppo derivativi, avrebbe ulteriormente giovato a Robert Ernlund e ai suoi, nonostante la pregevolezza melodica delle tracce “incriminate”. Inferno muta le coordinate del radar e dopo un piano in ouverture, si schiudono chitarre sincopate alla AC/DC e l’Inferno è servito con tanto di armonie e musicalità di ottimo livello; la follia di Nonstop Madness si estrinseca su una track pulsante, con un inciso carino ma che nulla aggiunge al tasso di questi musicisti, mentre Too Late To Die Young si presenta come lo scampolo più cattivo del lotto, una stilettata tetragona, compatta, dove la voce del cantante spinge a dovere raggiungendo apici succulenti e un solo-guitar basato sul gusto e sugli acuti. Lodi scroscianti per i Treat. Siamo al termine, lo striscione finish appare vicino, non prima di mostrare una eccellente House On Fire, tipicamente AOR con chitarre poderose e key onnipresenti e ovviamente un inciso di richiamo anthemico, uno dei momenti più intensi dell’intero disco, una song molto ben costruita, potente, avvincente. iNFINE Together Alone chiude le comunicazioni, esibendo una ballad pianistica ad alto coefficiente melodico, con arrangiamenti di classe, e seconde voci evocative.
Ghost of Graceland è molto più che un buon album di hard rock moderno, i Treat conoscono il fatto loro e si sente su queste tracce, peccato per i passi falsi troppo Lep-oriented, probabilmente senza la loro presenza il voto sarebbe stato più alto, in ogni caso un capitolo che merita considerazione e ascolti.
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4
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....band eccezzionale ora come allora....anzi, con la ripartenza del 2006 hanno saputo addattarsi e modernizzarsi meglio dei conpatrioti EUROPE!!!!....ernlund batte tempest 3 a zero!!!!....i dischi poi sono veramente efficaci e bilanciati...coup de grace e ghost spazzano via molte bands!!! |
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3
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Non sapevo chi fossero prima del 2010. Poi li vidi suonare allo Sweden Rock e comprai Coup de Grace (che album! Se ve lo siete persi avete mancato un piccolo classico). Band che spacca, il nuovo non l'ho ancora ascoltato ma gli darò una possibilità, perché la band merita. |
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2
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Avevo dimenticato: Certo che il precedente Coup de Grace era un'altra storia, un album capolavoro, questo ha un suono troppo moderno per i miei gusti. |
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1
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Probabilmente, insieme agli Europe, la migliore band hard di sempre della Svezia. E pensare che, a differenza degli altri, hanno avuto davvero poco nonostante album mostruosi sulle spalle. I gioielli degli anni 80 sono difficili da replicare, però sono contento che siano tornati in pista già da qualche anni. Questo album è buono, la classe è tante e si sente, anche se ci sono un po' di fillers che ne abbassano la qualità. Confermo il voto della rece. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ghost of Graceland 2. I Don’t Miss The Misery 3. Better The Devil You Know 4. Do Your Own Stunts 5. Endangered 6. Inferno 7. Alien Earthlings 8. Nonstop Madness 9. Too Late To Die Young 10. House On Fire 11. Together Alone 12. Everything To Everyone
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Line Up
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Robert Ernlund (Voce) Anders Wikström (Chitarra, Cori) Patrick Appelgren (Chitarra, Tastiere, Cori) Pontus Egberg (Basso) Jamie Borger (Batteria)
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