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Wolfear - Sail into the Black
19/04/2016
( 1119 letture )
I Wolfear sono una giovanissima band salernitana con tanta voglia di spaccare il mondo e di far sentire la propria voce, con relative idee, paure, dubbi e speranze, e dopo un classico periodo di assestamento e di cambi di line up giungono finalmente, dopo quattro anni dalla loro fondazione, alla tanto agognata prima release, un EP di sei tracce intitolato Sail Into The Black. Inquadrare in una parola sola il sound di questi ragazzi è un’impresa alquanto ardua perchè le influenze sono le più disparate lungo tutto il lavoro, anche e soprattutto all’interno di uno stesso brano: si passa dal melodico al thrash ‘n’ roll, con richiami al death svedese e al black sinfonico (qui privo però di tastiere), senza disdegnare lo stoner e l’alternative: insomma un bel “minestrone” di intenti che produce brani personalissimi, molto sentiti e vissuti grazie a una carica di pathos davvero invidiabile, ma anche decisamente slegati tra loro e talvolta strutturati al loro interno con passaggi fin troppo forzati, che ne tratteggiano marcatamente le linee per poi confonderle e facendo perdere loro armonia e coesione.

La titletrack d’apertura è il classico esempio di quello che si è appena detto, grazie a poco più di sei minuti di tutto quello che si può mettere in una canzone mutevole e dalle sfumature in continua evoluzione senza però mai definire una linea concreta: un inizio melodico e ambientale con voce sussurrata e sofferta, in un crescendo di sensazioni forti che sfocia in un pattern di doppia cassa di media velocità, sul quale la chitarra di Nicola Fiorillo e la voce di Simone Ulino si stagliano perentorie marchiando a fuoco il brano con sfumature black melodiche che però sembrano sempre sul punto di esplodere senza mai farlo, tanto che il brano risulta ripetitivo e si conclude in una modo fin troppo frettoloso, lasciando un po’ di amaro in bocca. Ci pensa però immediatamente My Truth a rialzare l’attenzione grazie a un thrash ‘n’ roll bello carico e incazzato che anche se strutturato sul classico schema “strofa - ritornello - strofa - ritornello - assolo - strofa - ritornello” è almeno una song dall’inizio alla fine, e permette di sentire al meglio ogni singolo strumento, voce compresa, in un mix tutto sommato ben bilanciato. La successiva Conspiracy Of Silence è un mid tempo di groove metal spruzzato a metà brano da una cavalcata death svedese che però sembra essere messa in quel punto per dare una scossa a un brano fin troppo piatto, che anche in questo caso conclude la propria vita chiudendosi in un fade out velocissimo, quasi come si abbassasse volontariamente il volume di un impianto stereo e non dando nessuna soluzione di continuità con la successiva e migliore Oath Of Destruction, che negli intenti biografici della band dovrebbe essere una diretta conseguenza dei temi trattati nella canzone precedente: non a caso si parla ancora di un mid tempo carico di groove ma molto più strutturato e massiccio, “straight in your face” insomma, ma ancora una volta penalizzato da una chiusura mozzata in modo quasi istantaneo, lasciando una pesante sensazione di incompletezza. La sorpresa dell’EP arriva però con Beyond The Line, un brano finalmente completo dall’inizio alla fine, con un’idea di fondo dall’inizio alla fine e che finalmente permette ai singoli musicisti di mostrare i muscoli, perchè la preparazione tecnica dei quattro membri qui non è assolutamente in discussione: la sezione ritmica appoggia sulle pesanti bordate del basso di Michele Gigantino e sui colpi precisi e tonanti di Rolando Manzione alla batteria, ma a farla da padrone sono sicuramente le chitarre di Nicola Fiorillo e Simone Ulino, la cui voce peraltro fa molto Randy Blithe rendendo il tutto molto coeso. Unica pecca, ancora una volta, è la chiusura del brano, fatto che evidentemente ai ragazzi di Eboli non importa più di tanto vista la velocità e la spiazzante immediatezza con cui “segano” letteralmente i finali. A chiudere il lavoro una demo version datata 2014 di un brano intitolato Dear Enemy, la cui impronta è totalmente differente dalla musica finora ascoltata, visto che è un lentone melodico e sofferto con spruzzi di rock alternativo e una chiusura abbastanza confusa di metal raffazzonato, con una voce pulita della strofa alternata a quella scream del ritornello che sembra quasi non essere nemmeno quella dell’attuale vocalist.

EP d’esordio con più ombre che luci quindi quello dei Wolfear, la cui inesperienza a livello di songwriting è a tratti evidente, ma solo perchè non hanno semplicemente ancora deciso cosa fare da grandi visto che le idee ci sono: una maggiore cura dei dettagli strutturali dei brani, soprattutto nelle chiusure finali, e una decisa sterzata verso un genere ben definito sono sicuramente un nuovo punto di partenza che può solo che farli migliorare, in attesa di una futura release meno confusa e più articolata.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
79 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2016
Autoprodotto
Thrash
Tracklist
1. Sail into the Black
2. My Truth
3. Conspiracy of Silence
4. Oath of Destruction
5. Beyond the Line
6. Dear Enemy (demo version 2014)
Line Up
Simone Ulino (Voce, Chitarra)
Nicola Fiorillo (Chitarra)
Michele Gigantino (Basso)
Rolando Manzione (Batteria)
 
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