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Fatal Destiny - Palindromia
27/04/2016
( 1686 letture )
Nonostante l'autoproduzione, si tratta di un lavoro che si presenta in forma professionale. L'artwork dell'artista Felipe Machado Franco, noto per le sue collaborazioni con Blind Guardian, Rhapsody of Fire, Rage, Iron Savior e molti altri, fa la sua solita bella figura, ma è nel booklet che si scoprono gli elementi più interessanti di Palindromia, disco di esordio dei veronesi Fatal Destiny. Ma cosa c'è di così interessante? Beh, non è da tutti poter vantare una collaborazione con Derek Sherinian, l'ormai ex-tastierista dei Dream Theater, nel cui studio di registrazione sono nate le parti di tastiera affidate alle sapienti mani dello special guest Alessandro Bertoni. In realtà, le sorprese non sono finite perché scopriamo con una certa emozione che tra i ringraziamenti del vocalist Andrea Zamboni, figura l'internazionale e nostrano Michele Luppi, prima cantante dei Vision Divine con i quali ha registrato il maestoso Stream of Consciousness ed oggi membro aggiunto dei leggendari Whitesnake.

Ponendo al centro dell'attenzione i veri protagonisti di questa recensione, vediamo di analizzare i primi passi nel mercato che conta dei Fatal Destiny. Palindromia, titolo interessante che desta una certa curiosità.
Dopo un breve intro che prende il nome dell'album, si scatena la solida ed incalzante ritmica di Riccardo Castelletti in Beyond Dreams. Il brano in questione è senza dubbio il più incisivo e valido dell'intero platter ed esalta le doti tecniche dei singoli, soprattutto di Andrea Zamboni, davvero a suo agio con le tonalità impossibili. Il prog metal made in Italy ha ancora tanti assi nella manica ed i Fatal Destiny ne hanno appena giocato uno di un certo peso.
Dopo un primo assaggio di alta scuola progressiva, i veneti si mettono ulteriormente in luce con un altro momento affascinante. Leave Me Here è più cadenzato, melodico e sperimentale. Gli ultimi due minuti sono pura esaltazione, assolutamente da non perdere.
Purtroppo, l'ispirazione che ha contraddistinto i primi due passaggi (se si esclude l'introduzione) non trova continuità nei minuti successivi, non in tutti almeno, lasciando spazio a dei vuoti strutturali piuttosto evidenti. The Gate of Time risulta ingrippata e pesante nonostante un ritornello sin troppo semplice e poco convincente, quasi fastidioso, dove parti vocali e strumentali stentano ad amalgamarsi. Se non fosse per il gran finale che mostra le effettive potenzialità della band, parleremmo di un fatale incidente di percorso.
Feel Alone è l'immancabile ballad del disco che ha dalla sua una struttura che tenta di affrancarsi dagli standard odierni per forza sdolcinati, piatti e scontati. Dopo l'arpeggio di chitarra malinconico, il brano si lancia in un labirinto strumentale, apparentemente senza uscita, tipico dei grandi del passato che hanno scritto la storia del meraviglioso viaggio del genere di riferimento per poi esplodere nell'intenso chorus. Il tentativo riesce solo in parte, ma che fatica.
Nella incompiuta Dear Amy, Andrea Zamboni inizia a farci sudare nell'ascolto. Non sarebbe stato malaccio testarlo anche in "pianura", visto che a furia di scalare montagne prima o poi ci si stanca.
La "politica" Human Factory segna una importante ripresa compositiva. Le dinamiche crescenti ed i controtempi di Dalla Valentina sono educati ed eleganti, così come le prove di Bertoni e Zamboni, forse un po' in ombra nei capitoli precedenti. Peccato per il finale non all'altezza delle aspettative che lascia un po' di amaro in bocca.
Ah, leggete al contrario NO DeviL LiveD ON ed avrete una risposta in relazione al titolo del disco, che ad esser sinceri, sarebbe classificabile più come EP che come LP, visto che dura giusto la tratta Bari-Palese (aeroporto) in macchina. Qualche serpentina in tangenziale e si è a destinazione con l'ascolto già in archivio.

Il giudizio finale di Palindromia è sufficiente, ma allo stesso tempo fortemente indebolito da una produzione che non rende giustizia a intuizioni sicuramente interessanti e non lo dico perché abbiamo a che fare con un gruppo di bandiera. Le idee ci sono e tre brani sono davvero speciali, meritevoli di una maggiore attenzione e cura da parte di pubblico e creatori. Una lode va comunque assegnata al lavoro svolto dalle due menti del gruppo, ossia Andrea Zamboni e Nicolò Dalla Valentina, invidiabili sognatori ed autori rispettivamente di testi e musiche. Che la fortuna sia dalla vostra, ragazzi.



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
79 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2015
Autoprodotto
Prog Metal
Tracklist
1. Palindromia
2. Beyond Dreams
3. Leave Me Here
4. The Gate of Time
5. Feel Alone
6. Dear Amy
7. Human Factory
8. NO DeviL LiveD ON
Line Up
Andrea Zamboni (Voce)
Riccarco Castelletti (Chitarra)
Filippo Zamboni (Basso)
Nicolò Dalla Valentina (Batteria)
Musicisti Ospiti:
Alessandro Bertoni (Tastiere)
 
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