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Mekong Delta - Dances of Death (and Other Walking Shadows)
30/04/2016
( 2654 letture )
Il discorso non è certamente nuovo, anzi, ma raramente è stato così calzante come nel caso dei Mekong Delta. Come è possibile che una band così dotata ed originale, non sia considerata dai più come di prima fascia, rimanendo costantemente in un limbo tra l'underground e lo status di "cult band"? Difficile rispondere, ma un dato è certo: il gruppo avviato da Ralf Hubert -già noto per il suo lavoro come ingegnere del suono di band quali Living Death e Warlock e proprietario della Aaarrg Records- e subito avvolto da un alone di mistero che avrebbe dovuto far crescere notevolmente l'interesse verso la band, avrebbe meritato maggiore considerazione.

Reduci da tre album di notevole livello, i Mekong Delta diedero una nuova, potente scossa alla loro discografia con Dances of Death (and Other Walking Shadows). L'ulteriore step evolutivo che, su una solidissima e preponderante base technical thrash inseriva elementi sempre più orchestrali e progressivi, non fu indolore. Il cantante Wolfgang Borgmann, infatti, lasciò il posto in corso d'opera a Doug Lee (ex Siren), in una formazione già orfana di Frank Fricke, peraltro non sostituito. I sommovimenti all'interno della line-up, però, non erano una novità in casa Mekong Delta e Dances of Death (and Other Walking Shadows) risultò essere un altro lavoro che definire soltanto riuscito, è certamente riduttivo. Composto da quattro brani, dei quali il primo è una lunga suite metallica divisa in otto movimenti -quindi concettualmente progressive, almeno in senso lato- il disco in questione è un autentico invito a nozze per chi approccia la musica in senso più cerebrale. Ben prodotto da Ralph Hubert (considerando l'anno di uscita e il "taglio" dato al gruppo), Dances of Death (and Other Walking Shadows) è aperto da un delicato arpeggio che poi lascia spazio al solito, intricatissimo tessuto prog/thrash caratterizzato sia da una carica notevolissima, che da una raffinatezza che pochi potevano permettersi. La voce velenosa di Doug Lee, più prettamente thrash di quella del suo predecessore, irrompe al terzo minuto innestandosi su innumerevoli ed intricatissimi cambi di tempo e, volendo dare punti di riferimento a chi non dovesse aver mai avuto contatti con la musica di questa band, sono probabilmente i Watchtower a fornire il termine di paragone più prossimo, pur al netto delle differenze esistenti. I cambiamenti repentini si susseguono l'uno all'altro, quasi per blocchi indipendenti, ma interconnessi, matematici, implacabili. Qualche secondo di respiro serve solo ad rituffarsi in un vortice nel quale basso e batteria lavorano quasi sempre al limite del regime massimo, la chitarra esegue riff claustrofobici e nevrotici a ripetizione, mentre la voce asseconda in pieno l'isteria della suite. Difficile isolare un movimento realmente superiore all'altro, ma l'equilibrio formale tra le anime più tradizionaliste e quelle d'avanguardia dei due denominati Restless e Sanctuary merita almeno una citazione. Esaurita questa lunghissima premessa (si fa per dire) Dances of Death (and Other Walking Shadows) rientra nei canoni della forma-canzone con Transgressor, almeno per durata. Basso bene in evidenza e solita atmosfera da trip interiore, con atmosfera a metà tra l'incubo di dover sfuggire da qualcosa o qualcuno, ed il sogno che ti porta ad essere sospeso in una indeterminatezza nella quale si resta comunque al sicuro, anche se ad un centimetro da te si schiantano scariche elettriche potentissime. True Believers parte da lontano, poi si abbatte con la solita furia martellante sull'ascoltatore, lasciandogli il tempo di riflettere solo nelle consuete "aperture" trasognate ed un po' acide. Si chiude con Night on a Bare Mountain, trasposizione metallica della composizione di Modest Mussorgsky ispirata in buona parte ad un racconto di Gogol' riguardante un sabba di streghe -La sera della vigilia di San Giovanni- e già riproposta in tempi relativamente recenti anche da New Trolls (con Bacalov), Emerson Lake & Palmer, Gentle Giant e The Mars Volta, ma che moltissimi di noi conoscono fin dalla più tenera età in quanto facente parte della colonna sonora di Fantasia. Il tutto a testimoniare quanto la relazione tra classica, progressive e thrash sia stretta e quanto i Mekong Delta si siano addentrati nei meandri della questione.

Disco ostico, cervellotico, per alcuni versi respingente, da assimilare a piccole dosi nonostante duri meno di quaranta minuti, Dances of Death (and Other Walking Shadows) rappresenta al meglio il gruppo che lo ha composto. Tutti i lavori targati Mekong Delta, del resto, richiedono dedizione, volontà, pazienza, curiosità e mente aperta e, di conseguenza, sono assolutamente inadatti ad ascolti frettolosi, di pura evasione e/o da sottofondo mentre si è intenti a fare altro. I Mekong Delta, infatti, non richiedono la massima attenzione, la esigono e, proprio per questo, non sono mai stati una band con reali possibilità di ottenere riscontri importanti a livello di numeri. Tuttavia, questo è probabilmente uno dei motivi principali per cui vale la pena di ascoltarli. Sia per quanto riguarda Dances of Death (and Other Walking Shadows), che per ciò che attiene almeno ai tre album che lo hanno preceduto.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
99 su 8 voti [ VOTA]
Luka2112
Giovedì 31 Dicembre 2020, 0.01.49
10
Album spettacolare, uno fra i più riusciti, anche se nella loro discografia sono frequenti le uscite clamorose. I Mekong Delta sono autori di un techno thrash ricercato dalle forti tinte progressive, completamente fuori dai trend commerciali non solo dell’epoca. Forti di un bagaglio tecnico superiore alla media ,hanno aperto nuove strade nell’ ambito dell’allora nascente scena prog metal. Trame intricatissime punteggiate da furiosi cambi di tempo ,si alternano ad imprevedibili interventi acustici che donano un “sapore” progressivo alla complessa proposta dei geniali tedeschi. Manca la recensione di Vision fugitive, altro pregevole tassello in una discografia di classe.
Aceshigh
Mercoledì 24 Ottobre 2018, 10.18.27
9
Disco e band enormi !!! Anch'io li ho conosciuti con questo album, probabilmente il loro apice, ed è stata subito folgorazione! Concordo col commento #7: gli EL&P del thrash è una definizione che calza a pennello, i due album citati nello stesso commento sono tra i miei preferiti, insieme anche a The Principle of Doubt. Voto 96
Doomale
Martedì 10 Maggio 2016, 22.22.34
8
Grande album..purtroppo l'unico che ho di loro...mi consolo col fatto che sia un gran lavoro, anche se all'inizio e' stata dura. Loro sono ostici piu' di altri gruppi prog thrash, ma alla fine ripagano. Tra l'altro (e non c'entra nulla lo so) Notte sul monte calvo e' stata ripresa pure dai Marduk su Glorification (of the Black god).
Voivod
Lunedì 2 Maggio 2016, 15.56.45
7
Grande, grandissima band! Gli Emerson, Lake & Palmer del thrash! Ho tutta la loro discografia e apprezzo molto "Vision Fugitves" del 1994 e "Wanderer On The Edge Of Time" del 2010, ma ogni loro album regala qualcosa di inaudito!
Raven
Lunedì 2 Maggio 2016, 14.24.12
6
Già, 86 è voto notariamente bassissimo. Senza contare l'inserimento organico della valutazione nel resto della discografia.
Marco B.
Lunedì 2 Maggio 2016, 14.22.39
5
Dare 86 a questo disco è dar ragione a ciò che tu dici nell'incipit.
rik bay area thrash
Sabato 30 Aprile 2016, 22.23.23
4
Ho i primi due album. Però devo dire che il primo approccio, il primo album per capirsi, non fu affatto facile. Il riferimento ai watchtower ci può stare, ma per me i mekong delta sono ancora più 'difficili' da ascoltare. Ci vuole una mente mooooolto aperta, e solo dopo ripetuti ascolti si entrai n ssintonia con questo album. Anche se non tra i miei preferiti, rispetto la capacità di questo gruppo di portare il thrash metal a uno step evolutivo non indifferente. Bravi.
Undercover
Sabato 30 Aprile 2016, 18.48.41
3
Gruppo che ho apprezzato nel corso degli anni e che come Diego ritengo ingiustamente sottovalutato, questo è un gran disco, sono d'accordo con quanto scritto da Raven e ne confermo il voto.
Diego
Sabato 30 Aprile 2016, 14.39.12
2
Anch'io li conobbi con questo disco, preso all'epoca dell'uscita solo perchè attratto dalla copertina. Inutile dire che ne rimasi subito folgorato e andai a ritroso con la discografia
Er Trucido
Sabato 30 Aprile 2016, 11.06.21
1
Il loro primo disco che ascoltai e fu subito amore. Gruppo sottovalutatissimo, tra i più audaci e creativi del thrash metal, a volte pure troppo e questo un po' ne ha limitato la diffusione.
INFORMAZIONI
1990
AAARRG Music
Prog/Thrash
Tracklist
1. Dances of Death
I. Introduction
II. Eruption
III. Beyond the Gates
IV. Outburst
V. Days of Betrayal
VI. Restless
VII. Sanctuary
VIII. Finale
2. Transgressor
3. True Believers
4. Night on a Bare Mountain
Line Up
Doug Lee (Voce)
Uwe Baltrusch (Chitarre)
Ralph Hubert (Basso)
Jörg Michael (Batteria)
 
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