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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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The Gathering - Almost a Dance
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30/04/2016
( 2496 letture )
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Parlare in modo obiettivo delle prime opere dei The Gathering è sempre un'impresa particolarmente ardua. Non tanto per i variegati approcci alla composizione di questa fase della carriera dei fratelli Rutten e compagni, quanto per il confronto con quello che è -a tutti gli effetti- il punto cardinale che ha totalmente ridefinito l'apporto dei The Gathering al mondo della musica, quel capolavoro senza tempo che è Mandylion. Always e a seguire il qui analizzato Almost a Dance patiscono dunque non solo il peso di quella continua ricerca stilistica che caratterizza moltissime band nelle prime fasi della carriera, ma anche la comparazione (ormai storica) con il loro successore, che comprende tra l'altro la voce di una (allora) diciottenne rossocrinita che avrà un “certo peso” nella carriera della band Orange. Laddove Always mostrava un'anima più intrinsecamente death/doom (ben esplicata dal growling di Bart Smits), Almost a Dance invece prende una direzione se vogliamo più riflessiva e pacata, proponendo delle soluzioni compositive che avranno un certo seguito nell'evoluzione dei The Gathering. In generale assistiamo quindi ad un alleggerimento del sound, che passa da un riffing tendenzialmente meno intenso, che -ovviamente- non disdegna momenti più serrati (The Blue Vessel, Her Last Flight, On a Wave), ad inserimenti degli arpeggi delle chitarre acustiche che, in combinazione con un uso massiccio delle tastiere e dei synth da parte di Frank Boeijen, conferiscono ad Almost a Dance una più marcata componente atmosferica. Fondamentale è anche l'apporto della parte ritmica propriamente detta, gestita dalla coppia Rutten/Geerligs rispettivamente a batteria e basso, che con il loro operato, scevro da particolari tecnicismi, permettono ai pezzi di svilupparsi con una grande naturalezza, adattando la loro sinergia nell'assemblare quella che è molto probabilmente una delle componenti più riuscite dell'album. Stessa cosa non si può dire invece dei due cantanti che hanno sostituito Bart Smits e Marike Groot e preceduto Anneke. Se Martine van Loon riesce perlomeno ad inserirsi nel sound dei The Gathering, seppur in modo molto anonimo visto il timbro poco riconoscibile ed un'interpretazione quasi “svogliata”, con la scelta di Niels Duffhues la band di Nijmegen ha compiuto un vero e proprio passo falso. Il cantante olandese infatti se riesce ancora a “difendersi” nelle rare occasioni in cui è chiamato ad esprimersi su registri più bassi, suona invece incredibilmente forzato mentre prova a cantare in quelli più alti, con il risultato di proporre linee che, quando non sono al limite della stonatura, suonano comunque molto “nasali” e decisamente sgraziate. Il problema in questo caso non è stata dunque probabilmente tanto l'esecuzione, quanto la scelta di una voce che non era palesemente adatta alla proposta della band.
La produzione invece appare ben curata e sicuramente valida per l'epoca (primi anni Novanta) in cui è stata realizzata, caratterizzata da un suono che potrà apparire “grezzo” alle orecchie degli ascoltatori più giovani, ma dimostra innegabilmente un certo -apprezzabile- carattere e permette di godere appieno del lavoro di ogni singolo musicista vista la chiarezza del mix ottenuto.
Nel complesso dunque Almost a Dance è un disco che recava già in sé -ben identificabili- quelle caratteristiche vincenti che i The Gathering avrebbero concretizzato da lì a pochi anni, ma che di suo patisce ancora una leggera mancanza di amalgama nel tessuto musicale e soprattutto una prova quantomeno discutibile dei due cantanti (soprattutto Duffhues) che hanno in qualche modo limitato il valore di questa opera seconda di quello che è a tutti gli effetti uno dei gruppi più importanti che l'Olanda abbia mai espresso.
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8
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Per me almeno 85 lo merita |
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7
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Disco a parer mio terribile,la voce del cantante in particolare è veramente inascoltabile,il resto invece è parecchio noioso.
Voto 40 |
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6
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oggi mi è capitato di riascolatrlo. Ma se lo riregistrassero con Bart e Marike? Sarebbe favoloso. |
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5
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I Gathering che preferisco restano quelli dell'immenso "How to Measure a Planet?" |
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4
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Gruppo che non mi è mai piaciuto e che trovo enormemente sopravvalutato |
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3
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I gathering senza la giersbergen sono i gathering? Non fa per me. Voto inclassificabile |
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2
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il cantante è davvero terribile, ha castrrato totalmente un disco con idee molto valide; alcuni pezzi del disco sono reperibili in versione demo con Bart Smith alla voce, e, nonostante i suoi limiti vocali nel pulito, è tutta un altra storia |
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1
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l'unico neo in una discografia sostanzialmente perfetta. Curioso che questo album scialbo abbia preceduto il caposaldo del metal con voce femminile, l'album da dove "tutto" è iniziato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. On a Wave 2. The Blue Vessel 3. Her Last Flight 4. The Sky People 5. Nobody Dares 6. Like Fountains 7. Proof 8. Heartbeat Amplifier 9. A Passage to Desire
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Line Up
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Martine van Loon (Voce) Niels Duffhues (Voce, Chitarra acustica) René Rutten (Chitarra) Jelmer Wiersma (Chitarra) Frank Boeijen (Tastiere) Hugo Prinsen Geerligs (Basso) Hans Rutten (Batteria)
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RECENSIONI |
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