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Manegarm - Månegarm
04/05/2016
( 2935 letture )
Ottava fatica per la band svedese ormai famosa nel mondo folk/viking grazie a quel gelido, immediato e maestoso Nordstjärnans Tidsålder, uscito nel 1998, che pose le basi di ciò che prenderà il nome di pagan black metal. Ma diciassette anni, musicalmente parlando, sono tanti e i nostri nel corso dei loro lavori hanno progressivamente portato innovazioni al loro stile fino a cambiarlo completamente e Månegarm ne è forse l’esempio più emblematico per dimostrarlo. Durante l’ascolto dell’album non si riscontreranno infatti più né riff puramente black né blast beat violentissimi, né qualche flauto o cornamusa ogni tanto per dare una atmosfera folk. La componente estrema, senza però sparire del tutto, lascia invece spazio a voci pulite, cori e riff heavy/thrash accompagnati dagli (immancabili) strumenti tipici del folk quali violino e cornamusa. L’album quindi prende pure le distanze dal precedente Legions of the North, in cui era ancora riscontrabile una buona parte black-oriented.

Entrando nel dettaglio di quanto viene offerto in lotto, ci si imbatte innanzitutto in Blodlorn, un ottimo brano che dai tratti iniziali lenti, prende successivamente il via in maniera molto corposa, grazie ai cori e al distinto lavoro delle sei corde accompagnate dal violino, che creano un connubio musicale non da poco. Gli strumenti però si fondono ancora meglio e lasciano l’ascoltatore sempre più soddisfatto e sorpreso nella successiva Tagen Av Daga, alla quale segue il singolo Odin Owns Ye All, traccia veramente sorprendente, veloce, catchy grazie alle sue sonorità molto heavy e al grande lavoro dietro le pelli di Jacob Allegren, che in questo full-length di dimostra molto versatile. Segue la bellissima Blot che calma temporaneamente gli animi e si collega con fluidità alla successiva Vigverk – Del II, dall’anima folkloristica e rallentata, in cui figura la voce femminile della guest Ellinor Videfors, della quale già si era sentita un breve coro nel brano precedente. L’album rientra in canoni più estremi con la successiva Call Of The Runes, in cui è presente l’unica vera e propria sfuriata di batteria nonostante il brano rallenti verso la sua metà e che rappresenta, insieme a Odin Owns Ye All, certamente un ottimo spunto live per il quartetto di Nortaljie. Segue a ruota l’epica ma rallentata Kraft, che tuttavia non riesce a spiccare in maniera particolare e potrebbe risultare noiosa a più di un ascoltatore. Ma niente in confronto alle ultime tre tracce: da questo punto in poi si ha infatti purtroppo l’impressione di ascoltare un altro album di un altro gruppo, tanta appare la differenza anche dopo diversi ascolti. Bersarkarna Fran Svitjiod, Nattramn e Allfader sono infatti tre brani piuttosto noiosi e che non lasciano quasi nulla a chi ascolta: il primo è un pezzo folk, ma piuttosto statico e ripetitivo, il secondo appare fin troppo semplice rispetto alle composizioni fino a quel punto ascoltate, mentre le voci femminili nel terzo chiudono l’album in modo calmo e pacato, ma che sfortunatamente dimostrando un calibro decisamente inferiore a quelli ascoltati in precedenza, non facendo spiccare questo “lento” tra gli altri contenuti nel platter. Chiudono, nell’edizione limitata di questa release, due bonus track: Manljus, brano che ricorda lievemente i passati tempi black, e la nota Mother Earth Father Thunder, cover degli indimenticati svedesi Bathory.

Come già menzionato, i tempi del pagan black delle origini sono ormai lontani e questa release è un po’ per tutti, sia per chi è legato ai tempi passati e conosce bene la band e sia per chi ancora deve ascoltare molto di loro e si imbatte in questo omonimo album, che può rappresentare un ottimo spunto da cui partire in quanto sicuramente risulta più easy-listening rispetto ad altri album della band in questione. Ma perché i Månegarm hanno fatto ciò? Hanno seguito la tesi di Darwin per cui “solo chi si adatta ai cambiamenti sopravvive”, oppure per un semplice vincolo contrattuale e discografico? A voi la scelta.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
90.1 su 10 voti [ VOTA]
sminkiato
Martedì 10 Maggio 2016, 22.40.35
3
Bel cd non male, un paio di pezzi davvero ottimi.
Theo
Giovedì 5 Maggio 2016, 13.15.34
2
Attenzione però che non solo il debutto dei Manegarm non ha "posto le basi" proprio per un bel niente, ma il cosiddetto "pagan black metal" da te citato nel 1998 esisteva già, e ampiamente, da diversi anni... Per quanto i Manegarm siano sempre stati una band valida, e con ottimi lavori alle spalle (alcuni anche tra i migliori del loro genere), proprio risulta errato asserire che "Nordstjärnans Tidsålder" (uscito appunto nel 1998) avrebbe posto le basi di ciò che prenderà il nome di pagan black metal. Ottimo disco e sicuramente personale all'epoca, nel suo contesto (forse anche parecchio snobbato rapportato al suo valore), ma di certo non ha posto le basi proprio per nulla. Detto questo, due parole sul nuovo, omonimo, album: il disco in sé è piacevole con un lavoro assolutamente iper-manieristico della band che però ha fatto di meglio (anche su queste stesse sonorità) praticamente in ogni altro disco. Questo suona come una versione ancor più ruffiana di "Nattvasen" (che ad oggi era il loro album peggiore a parere di chi scrive)... E di certo non perché sia catchy o immediato (sono dieci anni, almeno, che i Manegarm suonano molto immediati, e all'inizio è stato senz'altro un'evoluzione ben strutturata), ma proprio perché cerca di accontentare un po' tutti senza accontentare veramente nessuno. Peraltro, riciclandosi enormemente da lavori passati della band: "Odin Owns Ye All" è composta in pratica da due vecchi pezzi raffazzonati insieme (chi conosce bene la discografia del combo se ne renderà conto al primo ascolto, non serve nemmeno dire quali), altro che "veramente sorprendente". Inoltre, penso che la scelta di abbandonare la strada più dura del precedente disco (con sempre meno "folk"), solo per venire incontro alle critiche medie dei fan, non sia assolutamente da premiare. Rimane un disco discreto semplicemente perché ci sanno fare e dopo venti e passa anni di carriera sanno ovviamente scrivere musica. Ma rimane anche il loro disco peggiore, meno ispirato e schifosamente autocitazionistico a mani basse, e non si può e non si deve far finta di nulla di fronte a questo. Lontano dall'essere insufficiente, quindi, ma benintesi anche lontanissimo da un voto rasente l'80... 65 lo vedo molto più realistico.
Alex
Mercoledì 4 Maggio 2016, 22.30.35
1
A me è piaciuto molto, anche se il mio disco preferito rimane Vredens Tid. Anche solo Blot e Allfader valgono l'acquisto a mio parere.
INFORMAZIONI
2015
Napalm Records
Viking
Tracklist
1. Blodorn
2. Tagen Av Daga
3. Odin Owns Ye All
4. Blot
5. Vigverk – Del II
6. Call Of The Runes
7. Kraft
8. Barsarkarna Fran Svitjod
9. Nattramn
10. Allfader
Line Up
Erik Grawsio (Voce, Basso)
Jonas "Rune" Almquist (Chitarra)
Markus Andé (Chitarra)
Jacob Allegren (Batteria)

Musicisti Ospiti
Ellinor Videfors (Voce)
Martin Bjiorklund (Violino)
John Gullmarstam (Doppio basso)
Kaspar Barbals (Cornamusa, Kokle)
 
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