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Monster Magnet - Powertrip
14/05/2016
( 3536 letture )
Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.
(Oscar Wilde)


E’ il 1998 e per i Monster Magnet il tempo scorre a velocità doppia. Dopo aver rilasciato quattro album a dir poco fondamentali per lo sviluppo dello stoner rock, il gruppo si trova ancorato ad un underground che gli va stretto. Il successo tende a non arrivare, nonostante l’appoggio della A&M che spara i video in rotazione su MTV garantendo comunque un riscontro crescente. Si tratta di una situazione insoddisfacente, che va combinarsi con l’ormai conclamata dipendenza del leader factotum Dave Wyndorf, il quale dopo aver passato tutta la prima parte della sua carriera a glorificare e santificare l’abuso di droga, si sta progressivamente trovando invischiato in una tela che non lascia scampo a nessuno. Lo stato mentale del cantante/chitarrista/compositore/produttore influenzerà in maniera decisiva i testi del quinto album (considerando l’EP Tab come prima uscita per la band del New Jersey, seppur pubblicato dopo Spine of God), quello che avrebbe finalmente sancito il raggiungimento del grande successo. Dopo la fine del tour di Dopes to Infinity, Wyndorf in cerca di ispirazione si ritira in un motel a qualche miglio da Las Vegas e decide di imporsi un vero e proprio tour de force: ventuno canzoni in altrettanti giorni e un nuovo disco. Ovviamente l’atmosfera della città del gioco d’azzardo influenzerà in maniera decisiva l’album e le tematiche in esso sviluppate, ma quello che si rivelerà decisivo sarà un apparentemente leggero, ma in realtà esiziale, cambiamento nell’indirizzo musicale. Un cambiamento che sarà la vera ragione del successo dell’album e che determinerà lo sviluppo della carriera della band, da ora in avanti, assieme agli umori e alla crisi personale di Dave Wyndorf.

Attratto da Las Vegas come una falena dalla fatale luce delle lampade, Windorf si tufferà letteralmente nell’atmosfera notturna, decadente e trasgressiva della città del deserto, fino ad assorbirne il vizio e la perdizione e a renderla nella forma allucinata e personale contenuta in Powertrip; un disco, a dirla tutta, durissimo e disperatamente esplicito nelle liriche, apertamente dedicate ai demoni personali del compositore, sempre più consapevole che la festa stava trasformandosi in un incubo. A dispetto delle implicazioni personali e della maratona compositiva alla quale si va sottoponendo, Wyndorf si trova ancora nel suo periodo d’oro e l’aver appena rilasciato l’ennesimo capolavoro di psichedelia stoner doom non sembra intaccare più di tanto la sua vena, anzi. Powertrip presenta una scaletta piuttosto lunga ma nessuna delle canzoni in esso contenuta può definirsi meno che ottima. Piuttosto, come preannunciato, qualcosa va mutando nella direzione musicale impostata da Wyndorf, che alla ricerca di qualcosa di nuovo e di definitivo, decide di semplificare le proprie composizioni, riducendo al contempo gli influssi psichedelici, doom e stoner, per aumentare invece quelli più propriamente legati al rock’n’roll e al blues, cercando una musica più epidermica e sensuale, quasi umorale, nella quale convogliare ancora la voglia di spazio e le fughe allucinogene, ma con una minor enfasi alla concezione hippie e una decisa sterzata verso sesso, droga e perdizione. Una metamorfosi che si concretizza nella scaletta con un ridotto apporto di effetti e sovraincisioni, comunque presenti, per lasciar spazio a riff immediati ed epidermici, a chorus anthemici sparati alle stelle tutti da cantare a squarciagola e a canzoni più facilmente assimilabili, pur senza diventare mai banali e senza rinunciare mai all’identità profonda dei Monster Magnet. Già l’iniziale Crop Circle ci rivela le caratteristiche del disco: legame al passato, ma brano più immediato, dal refrain contagioso e dal riff apocalittico, da assuefazione immediata. Ancora più diretta risulta la titletrack, un inno alla fuga dalla responsabilità imposta e dalla continua ricerca di scalate sociali votate al dominio sugli altri: altro ritornello vincente e la sensazione che pur perdendo la magia del passato, questa nuova versione della band sia comunque vincente e dannatamente coinvolgente. Tocca poi al singolo che apre la strada del successo, quella Space Lord il cui testo né più né meno parla di un rapporto sessuale e che musicalmente si rivela la più facile in assoluto tra quelle composte da Wyndorf, pur senza perdere la sua mano. Il ritornello è contagioso e non si riesce a farne a meno. Si torna alle vecchie, brutte abitudini con Temple of Your Dreams, anch’essa comunque facile facile e irresistibile e, soprattutto, con la viziosissima Bummer: riff implacabile, sesso e perdizione a gogo e a metà brano un rallentamento doom che fa volare sulle stelle in un attimo:

Some people go to bed with Lucifer
Then they cry when they don't greet the day with God


O ancora più esplicitamente:

I needed a small vacation
So they put me on a train
They called it "rehabilitation"
Oh, but here I am again
It's against my second nature
Not to to chase you down that hole
I need a fistful of medication
Just to keep it in my pants
Ain't nothing like it


Dopo tanta foga, niente di meglio che riprendere fiato e cedere spazio a una delle canzoni più intimiste e al tempo stesso più inquietanti della carriera dei Monster Magnet: Baby Gotterdamerung si regge infatti su pochissime note e principalmente sull’interpretazione di Wyndorf che ci rende in maniera splendida la desolazione e la solitudine dei rapporti umani, sostituiti dal rapporto passivo con la televisione. Il viaggio riparte dalla passione mai sopita per il surf rock e 19 Witches sembra la perfetta colonna sonora per Pulp Fiction o per qualche altro film di Tarantino, con una esplosione psichedelica al centro che manderebbe in orbita anche un asceta. 3rd Eye Landslide è l’ennesima variazione sul tema già conosciuto con Crop Circle, Powertrip e Temple of Your Dreams, ma il riff è talmente azzeccato che ancora una volta non si può sottrarsi ad esso e alla melodia del cantato che, tanto per cambiare, parla ancora di sesso. Amate i Doors e il rock psichedelico settantiano? Allora non potete farvi mancare See You in Hell, la quale però porta con la sua apparente leggerezza il testo forse più terrificante in assoluto: nato da una esperienza reale, nella quale Wyndorf si ritrovò seduto in autobus accanto ad un uomo che gli raccontò di come lui e la moglie avessero ucciso la piccola figlia, seppellendola poi nelle Meadowlands del New Jersey. Come nella prima parte del disco, a tre canzoni più “leggere” seguono quelle più dure e pesanti, così ecco Tractor e, soprattutto, Atomic Clock. La prima ci riporta diritti verso l’abisso della droga, con tanto di sirene della polizia a metà brano e proviene dal primo EP della band, datato 1989:

I got a nail in my head and I know that I'm gone
When I'm driving the tractor on the drug farm
Got a knife in my back got a hole in my arm
When I'm driving the tractor on the drug farm


La seconda invece recupera un nuovo riff cadenzato e marcissimo, dannato e perverso, accoppiandolo ancora ad un testo nel quale non c’è uno spiraglio di luce:

So won't you put my dick in plastic
And put my brain in a jar
If there's something left of my spirit
It'll find you where you are

Still so goddamn hungry
I'm feeding off my own bones
So lay me out in my crater
And nuke me 'til I glow


Finalmente, in conclusione arriva anche uno dei classici assoli torrenziali di Ed Mundell, finora relegato davvero in un cantuccio, al contrario di quanto fatto nei due dischi precedenti e libero di sfogare un poco la propria fame di musica. Tempo per Goliath and the Vampires, incubo cinematografico ad occhi e orecchie aperti con tanto di urla e inquietudine a profusione, che fa da apripista per la traccia conclusiva Your Lies Become You (titolo da Nobel) che recupera le atmosfere tarantiniane e ci congeda con una dolcezza ancora una volta solo apparente.

Come spesso succede, il successo tacita ogni dubbio. Powertrip, trainato dal video di Space Lord, riuscì finalmente a far cadere il velo sui Monster Magnet, volando in alto in ogni classifica e portando la band al disco d’oro. La svolta di Dave Wyndorf raccolse gli allori ricercati e proiettò il gruppo in una lunga tournee, che toccò anche l’Italia con la partecipazione al Gods of Metal del 1999. Ma non è tutto oro quello che luccica e se è vero che in questa versione i Monster Magnet rimasero comunque se stessi, pur rinunciando a parte di quello che era stata la loro identità fino a quel momento, istituzionalizzando e canonizzando la propria immagine e il proprio pubblico di riferimento, è pur vero che nel complesso Powertrip non riesce a raggiungere la profondità dei dischi precedenti. La propensione verso un rock più semplice e dinamico portò molta fortuna alla band, ma rese altrettanto difficile proseguire poi una carriera che, da qui in avanti, non potrà che ricercare il successo di Powertrip senza più l’ispirazione che qua ancora scorre potente. A fare le spese della svolta, come detto, è soprattutto la vena stoner/doom che aveva caratterizzato Superjudge e Dopes to Infinity e se comunque queste tredici canzoni restano un punto molto alto nella carriera dei Monster Magnet, è inevitabile riconoscere che da qui inizierà la decadenza per uno dei gruppi più importanti degli anni Novanta. A dirla tutta, questa nuova direzione avrà un impatto formidabile sulla scena e sul nascente movimento retro rock, almeno quanto i primi due album degli Hellacopters e l’onestà intellettuale non dovrebbe condurci a dimenticare il valore di un disco comunque quasi perfetto nella sua identità e dotato di una personalità che fin troppe band non saprebbero dove cominciare a cercare. Wyndorf si conferma compositore di prim’ordine e splendido cantore di una decadenza umana testarda e fiera, con gli occhi alle stelle e le mani nel fango, preda delle proprie pulsioni, ma ancora capace di osservarle con una lucidità tagliente e feroce.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
86.22 su 9 voti [ VOTA]
Masterburner
Lunedì 16 Maggio 2016, 15.20.47
6
Ottima recensione... Your lies become you è proprio un titolo da nobel! (E anche il pezzo). D'accordo su tutto!
Galilee
Sabato 14 Maggio 2016, 15.51.01
5
Per me uno dei loro dischi migliori. È forse assieme a Monolitic baby l'ultimo "super disco" targato Monster magnet. Certo il paragone con dopes to infinity non è facile. Ma qualunque disco al mondo ne uscirebbe con le ossa rotte. sicuramente il cambio di stile fu coraggioso e secondo me doveroso. Voto 85
Undercover
Sabato 14 Maggio 2016, 15.33.36
4
Divertente e cazzaro, molto energico e adrenalinico, nel complesso un buon album. I Monster Magnet persero gran parte dell'acidità che contraddistingueva le uscite precedenti e questo mi dispiacque, non riesco ad andare oltre il 75 a farla larga 80...
InvictuSteele
Sabato 14 Maggio 2016, 14.46.40
3
No, non è un grande album, è solo discreto con qualche buona canzone e altre meno riuscite. Da qui inizia la discesa di questa band, lo stoner psichedelico dei primi album diventa un hard rock tamarro che non ho mai apprezzato. Voto 75, ancora buono ma la magia non c'è più.
Metal Shock
Sabato 14 Maggio 2016, 12.59.53
2
Grande album, fra i migliori della band.
Rob Fleming
Sabato 14 Maggio 2016, 12.50.54
1
Bellissimo album che dimostra la poliedricità di Windorf come autore. C'è di tutto e di più, tra atmosfere Hawkwind, stoner, ballate acustiche; assoli torrenziali (Atomic Clock). Grande gruppo per un grandissimo album.
INFORMAZIONI
1998
A&M Records
Stoner
Tracklist
1. Crop Circle
2. Powertrip
3. Space Lord
4. Temple of Your Dreams
5. Bummer
6. Baby Gotterdamerung
7. 19 Witches
8. 3rd Eye Landslide
9. See You in Hell
10. Tractor
11. Atomic Clock
12. Goliath and the Vampires
13. Your Lies Become You
Line Up
Dave Wyndorf (Voce, Chitarra)
Ed Mundell (Chitarra)
Philip Caivano (Chitarra)
Joe Calandra (Basso)
Jon Kleiman (Batteria)

Musicisti Ospiti
Matt Hyde (Chitarra, Mixaggio, Produzione)
John Flannery (Chitarra)
Scott Garrett (Batteria)
Tim Cronin (Autovisuals, Misinformation, Herald of Galactus)
 
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