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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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15/05/2016
( 1525 letture )
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La Finlandia nel 1997 vide la nascita degli Hellkult per mano di Narqath. Il progetto, caratterizzato da una buona dose di simbologia oscillante fra l’estrema destra e il satanismo, durò però soltanto due anni e, a causa dell’abbandono da parte di Kalma, il fondatore decise di cambiare nome alla band, optando per “wyrd”, vocabolo che nella antica tradizione inglese e norrena significa innanzitutto destino, ma anche fato e karma. Il concetto alla base del “wyrd” è che le nostre azioni passate influenzino il futuro, ma anche che il futuro influenzi il passato, arrivando a concludere che tutte le azioni nel tempo si influenzino vicendevolmente.
I nostri pubblicano la prima demo nel 2000 e un primo full-length nel 2001, continuando poi a sfornare album anno per anno fino al 2007. In seguito alla pubblicazione del loro ottavo lavoro nel 2009, i Wyrd affrontano un cambiamento radicale di line-up, una volta che Narqath (che nel frattempo si dedica pressoché in toto ad un suo altro progetto forse maggiormente noto ai più, gli Azaghal) trasforma la one-man band in un gruppo vero e proprio, nelle cui fila militano attualmente altri membri degli stessi Azaghal, che porta alle stampe dopo ben sette anni di silenzio quest'ultima fatica, composta da canzoni composte tra il 2007 e l'anno scorso, sotto la statunitense Moribund Records. I finlandesi consegnano al pubblico un album che, per pura formalità, viene catalogato come folk/black, anche se in questo album la componente folkloristica o pagan è ridotta rispetto al passato, a favore di una maggiore presenza di sonorità doom-oriented, soprattutto quando si tratta dei brani più lenti del lotto. A questa si contrappongono, forse in modo troppo evidente, le caratteristiche tipiche bel black metal fra cui distorsioni, blast beat e scream. Il risultato di questo accostamento risulta essere un insieme di suoni disorganizzati e poco omogenei, che fa venire a mancare all’ascolto la mera violenza tipica del black e la cupa e introspettiva atmosfera del doom, lasciando l’ascoltatore più che insoddisfatto. Ma vediamo perché.
L’album si apre con la title track, che presenta fin da subito caratteristiche prettamente black metal non particolarmente convincenti, ma con la seguente Man Of Silent Waters, forse più adatta al compito di brano di apertura, iniziano le interessanti sonorità doom. La chitarra è pacata e dolce, mentre la batteria detta tempi rallentati. Il brano risulta essere un buon riscatto per il precedente, concedendo all’ascoltatore la possibilità di apprezzare il talento delle formazione nordica. Segue The Sleepless And The Dead, nelle lungo la quale si intrecciano elementi black e riff minimalisti, mentre nei ritornelli, cantati in voce pulita, è riscontrabile una forte componente puramente heavy (anche se non particolarmente originale) che ricorda a tratti ritornelli alla Iron Maiden. Tuttavia, da questo momento in poi tutto all’interno del platter tende a ripetersi, a volte in maniera leggermente più incisiva e catchy, a volte invece con meno mordente, secondo uno schema brano veloce-brano lento, che rende l’analisi track-by track di quanto contenuto in questo Death Of The Sun una prolissa ripetizione. Fa eccezione, in chiusura, Where Spirits Walk The Earth, pezzo i cui vocals si spingono fino ad un peculiare scream e che, per il suo tocco doom, sa spiccare e catturare l’attenzione di un ascoltatore altrimenti annoiato. Appare dunque chiaro che i pezzi più vicini a questo genere e conseguentemente più pacati, risultano più riusciti e più accattivanti di quelli estremi e black, salvando l’album dal fallimento a favore di una scarsa sufficienza.
Tale aspetto potrebbe dunque risultare come un valido spunto per il futuro più o meno lontano dei Wyrd, che auspicabilmente opteranno per la pubblicazione di una raccolta di brani più lenti e rallentati, verso i quali formazione finlandese potrebbe orientarsi senza grandi difficoltà, concentrandosi solo su quel genere di composizioni. Per dirla facile e breve: un album con qualche interessante presupposto, ma che ancora non è né carne, né pesce.
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2
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In effetti non è del tutto convincente e la disamina del recensore mi sembra corretta. Forse il fatto che sia, in fondo, una "raccolta" di brani di un arco di tempo molto lungo, rende il tutto disomogeneo. Qualcosa di buono, ma nel complesso niente di che. C'è dell'altro, molto più interessante, in giro. Au revoir. |
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1
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Lo sto ascoltando da un po' di tempo, ma francamente non riesce a piacermi... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Death Of The Sun 2. Man Of Silent Waters 3. The Sleepless And The Dead 4. Pale Departure 5. The Pale Hours 6. Inside 7. Cursed Be The Man 8. Where Spirits Walk The Earth 9. Rust Feathers
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Line Up
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Grim (Voce) Ruho (Chitarra) Wircki (Chitarra, Sintetizzatore) Narqath (Chitarra, Sintetizzatore) Niflungr (Basso) Lima (Batteria)
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