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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Night Gaunt - Night Gaunt
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18/05/2016
( 1378 letture )
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Out of what crypt they crawl, I cannot tell, But every night I see the rubbery things, Black, horned, and slender, with membraneous wings, And tails that bear the bifid barb of hell. They come in legions on the north wind’s swell, With obscene clutch that titillates and stings, Snatching me off on monstrous voyagings To grey worlds hidden deep in nightmare’s well.
Era il lontano 1929 e, in un’America travolta dall’onda del grande crollo di Wall Street che anticipava la Grande Depressione, un autore destinato a entrare nel gotha della letteratura horror/fantasy dava corpo e forma a una nuova “razza” che si materializzava di notte emergendo da misteriosi e inquietanti mondi sotterranei, quasi a rendere visivamente tangibile l’angoscia del tempo. L’opera in questione, Fungi from Yuggoth (titolo pessimamente reso nella versione italiana modificando in “orrore” il sostantivo “fungo”, decisamente più adatto a cogliere la dimensione anche lisergica degli incubi), è una sorta di catalogo che raggruppa figure e atmosfere della sterminata ispirazione a cui ha attinto H.P Lovecraft per creare il suo mondo, ricorrendo stavolta alla forma del sonetto o, per meglio dire, a un ibrido che rende labili i confini tradizionali tra prosa e poesia. Ed eccole, queste figure scarne che si aggirano di notte: nere, cornute e con ali dotate di membrane che rimandano immediatamente all’iconografia classica in tema di creature infernali, non potevano che presentarsi sulla scena associate a una colonna sonora di pari, maestosa oscurità, ad accompagnare trame intessute di terrore e smarrimento.
Ed è ad antenati letterari di cotale lignaggio che rimandano, nella scelta del moniker, i romani Night Gaunt, che, con questo omonimo debut, si cimentano sulle rotte di un doom ad alto tasso di tradizione e richiami ai numi tutelari del genere. Figli di una linea genetica tricolore in cui si ergono titaniche le orme dei concittadini Doomraiser, i Night Gaunt muovono i loro passi a debita distanza rispetto ai modelli, evitando di scatenare (diciamolo in premessa) scomodi e inopportuni paragoni con una band che può vantare un paio di lustri di carriera e decine di palchi a spasso per le italiche latitudini. A unire le affinità delle due esperienze provvede la BloodRock Records, storica label che ha accolto Nicola “Cynar” Rossi e compagni fin dai tempi di Erasing The Remembrance e che tiene da sempre un occhio vigile sulla scena al di qua delle Alpi, dalla Calabria dei Bretus alla Liguria dei Soul of Enoch. Si accennava alla fedeltà alla tradizione del doom “storico” (quello, per intenderci, di diretta filiazione sabbathiana e più impermeabile alle suggestioni della più recente scuola scandinava) e nei quaranta minuti di questo Night Gaunt i Nostri ripercorrono in effetti sentieri in cui si sente forte l’impronta dei Saint Vitus o dei Candlemass nei passaggi meno epicamente caratterizzati. Ma attenzione a non circoscrivere il platter in un recinto magari più o meno dorato, ma comunque fatto di puro appiattimento sulla dimensione avvolgente/pachidermica di cui è somma interprete la coppia Adams/Chandler, perché i romani sono dotati di una seconda anima che soffia altrettanto forte sul fuoco dell’ispirazione, rimandando piuttosto alle contaminazioni multicolori (con l’ovvia avvertenza che si parla pur sempre di sfumature… di nero) che hanno fatto la fortuna dei Celtic Frost in un album come Pandemonium. Dunque vapori malsani che si sprigionano da un universo in dissolvenza fisica, lenta evoluzione di spire sinuose che accompagnano quella solitudine titanicamente disperata che è la cifra dell’umana presenza nella storia, paesaggi in perenne equilibrio tra desolazione e sofferenza, ma anche improvvise virate verso il registro del lugubre (con annessi echi di marca Abysmal Grief) e parentesi sorprendentemente muscolari dove le sei corde si lanciano in cavalcate fumanti. Perfettamente funzionale all’atmosfera, la voce di Gc aggiunge un’opportuna dose di spettralità all’impasto, sacrificando per larghi tratti la potenza (altra differenza importante, rispetto al percorso dei Doomraiser) a vantaggio di un effetto da “cantilena horror” che risulterà più che familiare ai devoti di Ozzy. C’è, peraltro, una sorta di evoluzione nel dipanarsi delle tracce, laddove la monoliticità di episodi come Persecution, Breathless (dove, comunque, un inserto dalle spiccate venature core sopraggiunge improvviso a minare l’uniformità dell’impianto) e The Church viene progressivamente intaccata da elementi via via sempre più eretici. Tocca alla title track segnare il relativo cambio di prospettiva, regalando un riuscito innesto di suggestioni hard rock esaltate da un assolo che attinge a piene mani dalla scuola psych-stoner. Così, se pure l’avvio di The Patient sembra riportare il viaggio su binari canonici, il corpo del brano finisce per insistere su una prospettiva psichedelica, in attesa di un finale letteralmente incendiato da una sei corde in declinazione speed. Bastano pochi secondi d’ascolto, invece, per cogliere le radici seventies di Black Velvet, che rimanda immediatamente a tempi lontani, quando il doom muoveva i suoi primi passi nel fiume ancora in gran parte indistinto dell’heavy metal. Gran chiusura con Acquiescent Grave, ideale manifesto artistico della band nella sua duplice natura, tra il blues ipnotico della prima metà e i riflessi tellurici della seconda, che sfociano in un altro assolo dagli esiti ragguardevoli.
Più che coraggioso nella scelta di avventurarsi su tragitti battuti e tracciati da una storia pluridecennale, dotato di una solidità complessiva che certifica un ottimo lavoro di apprendistato da parte di un combo al debutto, onesto nelle soluzioni escogitate per non attraversare il letale confine della derivatività, Night Gaunt è un album che merita più di un ascolto distratto, a patto di non pretendere improbabili riscritture di un genere o miracolose reincarnazioni di totem del passato. Con queste premesse, è lecito auspicare e contemporaneamente attendersi dai Night Gaunt una crescita importante in termini di personalità, nei prossimi lavori.
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Recensione che dipinge bene lo stile della band...Li ho visti fine anno passato di spalla ai grandi Abysmal grief e ho avuto le stesse impressioni descritte, con un doom oscuro alla Saint Vitus sporcato qui e li con qualche reminiscenza "stranamente" Celtic Frostiana...pure col classico "uuuh!" di Tom gw. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Persecution 2. Breathless 3. The Church 4. Night Gaunt 5. The Patient 6. Black Velvet 7. Acquiescent Grave
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Line Up
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Gc (Voce, Chitarra) Zenn (Chitarra) Araas (Basso) Kelevra (Batteria)
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