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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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24/05/2016
( 2114 letture )
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Chi ama i Rage degli ultimi anni non potrà lasciarsi scappare questo album. Una affermazione perentoria, lo sappiamo bene, ma le motivazioni a suo sostegno sono solide: innanzitutto, la più semplice risiede nella presenza alla chitarra di Victor Smolski, musicista che in questi quindici anni è stato elemento essenziale del successo dell'ennesima incarnazione della leggendaria band teutonica; in secondo luogo, come peraltro era facile immaginare, le sonorità sono simili a quelle dei lavori più particolari ed epici prodotti negli anni 2000 dal gruppo: per intenderci, Speak of the Dead costituisce un valido termine di paragone, al pari naturalmente dell'esperienza della Lingua Mortis Orchestra, la “controparte” sinfonica ed orchestrale dei Rage. Insomma, se l'improvviso split fra i Rage e l'artista bielorusso vi ha infranto il cuore, questa sua nuova avventura potrebbe rimetterne a posto i brandelli.
In questo suo nuovo progetto, battezzato Almanac, Smolski ha reclutato un nutrito gruppo di musicisti, fra cui ben tre cantanti, vale a dire Andy B. Franck (Brainstorm), David Readman (Pink Cream 69, Voodoo Circle) e Jeannette Marchewka; come era lecito attendersi, inoltre, il nostro si è avvalso della collaborazione della prestigiosa Orchestra Filarmonica di Barcellona, creando un lavoro nel più perfetto stile symphonic metal, senza però rinunciare a momenti di inebriante aggressività sonora. L'album, intitolato Tsar, si apre infatti subito con la title-track che, dopo un inizio ingannevole, ci spara in faccia una batteria marziale, seguita ben presto da riff pesanti e ritmi sostenuti. Appare chiaro sin da subito come l'album, naturalmente, giochi molto sul filo del rasoio per quanto riguarda il contrasto fra base heavy metal e pompose orchestrazioni, che danno il meglio di loro nei ritornelli, pensati e costruiti per esser cantati a squarciagola dal vivo. La prima traccia del lavoro, non a caso, sfoggia tutte le caratteristiche che abbiamo appena citato, risultando peraltro uno dei pezzi migliori dell'intero lavoro, a dispetto di un minutaggio non indifferente che non si nota affatto. Inizio eccellente! La musica non cambia con Self-Blinded Eyes, dove le linee vocali, melodiche ed efficaci, sono supportate a dovere da una sezione ritmica di alabastro e da riff ispirati, per quanto non indimenticabili; la formula non è originalissima, dato che appare chiaramente mutuata dalle esperienze passate di Smolski ma funziona bene e diverte. C'è anche il tempo per uno sfogo solista, a dire il vero un po' autoreferenziale, dello stesso chitarrista bielorusso, che si ritaglia il proprio spazio su Darkness, accompagnato solo verso la conclusione da batteria e tastiere. Ma non temete, si tratta di una “trappola”: Hands are Tied, difatti, riparte subito pestando in modo durissimo, regalando una ritmica mozzafiato, al punto che ci si sente quasi dispiaciuti quando entrano in scena le melodie vocali, che inevitabilmente rallentano un po' il tutto. Ciò nondimeno, la canzone resta molto valida, anche se, con tre cantanti a disposizione, sarebbe stato intrigante ascoltare più di qualche coro dove le tre voci non possono far altro che confondersi. Nuovo giro di valzer, nuove intro operistiche: sui primi istanti di Children of the Future si fa sentire in modo prepotente il pianoforte, ma la canzone vira presto verso uno dei brani più classic heavy del disco, che non mancherà di far scuotere la testa agli appassionati dei Rage di un tempo. Un'epica a tratti vagamente sabbathiana, pur con tutte le divagazioni sinfoniche del caso, anima l'interessante <>Ino More Shadows, dove le tastiere di Enric Garcia tornano alla ribalta più prepotenti che mai. Gradite tracce più tipicamente power? Niente paura, la casa offre anche quelle: Nevermore offre velocità e spunti power in ogni suo istante, con tanto di inevitabile ritornello melodico e lento da perfetta metal opera. E' un peccato che, proprio verso la conclusione dell'album, quest'ultimo vada incontro ad una lieve flessione: Reign of Madness e Flames of Hate, infatti, benché comunque interessanti, non ci sorprendono come le tracce che li precedono, in particolare la prima, mentre la seconda, con le sue belle linee melodiche, supera comunque il nostro rigoroso controllo qualità.
Tsar è quel che si dice un buon album: fresco, sufficientemente variegato e potente a sufficienza, ci mostra come il talento di Victor Smolski estrinsecarsi in modo efficace anche senza i Rage. Al tempo stesso, tuttavia, benché Tsar resti un lavoro di buona qualità, era forse lecito aspettarsi ancora qualcosa di meglio: è logico, le aspettative per questo lavoro erano molto alte come si conviene ad artisti di questo calibro e, se in parte sono state soddisfatte, ci sembra un po' uno spreco l'aver assoldato tre cantanti, quando in molti passaggi un solo occupante del microfono sarebbe stato più che sufficiente. Inoltre, come abbiamo evidenziato, la fine dell'album vede una lieve flessione, che non consente a Tsar di fare quel vero e proprio balzo nell'Olimpo delle uscite del 2016. Si tratta dunque, per ora, “solo” di un buon album, che però confidiamo possa essere migliorato nel prosieguo di questa nuova avventura del compositore bielorusso.
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5
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l'ho ascoltato per 2 giorni interi .... e poi mi ha stufato. non pensavo, l'era smollsky nei rage mi e' piaciuta ( e anche parecchio ) e il progetto l.m.o. lo adoro ma ... questo lavoro è gia' andato nel dimenticatoio. non so che dire .... ora aspetto il nuovo rage |
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4
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condivido, buono e poco altro. |
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3
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Menomale, quindi non ho scritto una recensione di m... |
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2
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*rece non fece |
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1
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Condivido la fece. Buono e nulla di più. Inoltre esce con le ossa rotte se confrontato con l ultimo lingua mortis. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Tsar 2. Self Blinded Eyes 3. Darkness 4. Hands Are Tied 5. Children Of The Future 6. No More Shadows 7. Nevermore 8. Reing Of Madness 9. Flames Of Fate
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Line Up
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Andy B. Franck (Voce) David Readman (Voce) Jeannette Marchewka (Voce) Victor Smolski (Chitarra) Enric Garcia (Tastiere, Piano) Armin Alic (Basso) Michael Kolar (Batteria)
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RECENSIONI |
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