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Elephant Tree - Elephant Tree
31/05/2016
( 1515 letture )
Che i Black Sabbath siano stati una delle band di maggiore importanza per la storia del metal e della musica in generale non è certo un mistero: è però bello constatare che, a distanza di quasi mezzo secolo dal primo, leggendario album, la lezione del quartetto di Aston continua ad esser recepita, in forme più o meno variegate, da una miriade di band. Quest'oggi ci occupiamo degli Elephant Tree: nati nel 2013 in quel di Londra, devono indubbiamente tantissimi ai Sabbath, dal momento che li omaggiano tramite un sound squisitamente retrò, fondato su riff lenti e massicci e linee vocali sognanti, quasi psichedeliche. Una mistura indubbiamente interessante, seppur non originalissima, che ha consentito alla band di rilasciare già un EP di sette brani, intitolato Theia e, ora, il qui presente, eponimo full-length.

Inaugurato da Spore, molto semplice, esso vede il suo vero e proprio inizio in Wither: come detto, i nostri giocano sull'intreccio fra riff di stampo doom e linee vocali eteree ed a tratti strascicate, quasi grunge nel loro incedere malinconico, affidati al cantante/chitarrista Jack Townley, protagonista assoluto del lavoro. Immaginate gli Alice in Chains coverizzare Solitude di Ozzy e soci e potreste avere una buona idea del sound che offrono i quattro inglesi! La ricetta non cambia con Dawn, nella quale però le linee vocali sono più coinvolgenti e meno monocordi, sorrette come avrete capito da un bel muro di riff e da una sezione ritmica ridotta all'osso nella sua semplicità. Ma non temete, se non gradite quaranta minuti di riffoni elefantiaci (battuta) ci sono anche pezzi più semplici e meno “metallici”: molto bella infatti risulta Circle, dove la chitarra è acustica, ancorché egualmente malinconica nei suoi arpeggi lenti, sui quali la bella voce effettata del frontman declama i suoi versi; curiosa, al tempo stesso, è Echoes, che all'inizio sembra più scanzonata e rilassata, ma, a dire il vero, forse un po' meno ispirata, prima di decollare grazie ad un'improvvisa accelerazione, assai gradita. Siamo felici, dunque, che in mezzo si torni a giocar pesante con Aphotic Blues, forse il brano musicalmente più pesante e claustrofobico dell'intero album. La chitarra di Townley, infatti, risulta ancora più impastata e cupa che mai e, stavolta, la sezione ritmica non si limita a far da spalla, prendendosi qualche momento di gloria ancora una volta di chiara ispirazione sabbathiana. Davvero niente male. Il finale di disco non regala particolari sorprese, con un brano che ancora una volta farebbe felice Tony Iommi come Fracture, doom puro e, infine, con Surma, il pezzo più lungo di Elephant Tree e, forse per questo, anche uno dei meno coinvolgenti. Poco male, comunque, non si tratta di una caduta di stile rovinosa.

Il full-length tirato fuori da questi quattro inglesi è tutto sommato ben costruito ed interessante: non è semplice tirar fuori un lavoro così monolitico e derivativo, eppure al contempo così piacevole, fatto, specie considerando il fatto che le influenze dei Sabbath a tratti sono soffocanti. Ma gli Elephant Tree ce l'hanno fatta ed il loro eponimo lavoro sarà sicuramente in grado di regalarvi momenti piacevoli; al tempo stesso, naturalmente, non possiamo non rilevare la considerevole derivatività della loro proposta, che farà storcere il naso a più di qualcuno. Date comunque loro un'occasione e vedete se è il caso di tuffarvi nella proposta di questi giovani emuli della band più importante della storia dell'heavy metal.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
92 su 2 voti [ VOTA]
VomitSelf
Mercoledì 8 Giugno 2016, 22.27.33
1
Interessante...
INFORMAZIONI
2016
Magnetic Eye Records
Heavy
Tracklist
1. Spore
2. Wither
3. Dawn
4. Circles
5. Aphotic Blues
6. Echoes
7. Fracture
8. Surma
Line Up
Jack Townley (Voce, Chitarra)
Riley MacIntyre (Sitar, Cori)
Peter Holland (Basso, Cori)
Sam Hart (Percussioni)
 
RECENSIONI
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